CAPITOLO 17

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EDMUND RISGEF

Adamo era semplicemente un essere umano.  Non voleva la mela per amore della mela. La voleva soltanto perché era proibita. Lo sbaglio fu di non proibirgli il serpente; perché allora avrebbe mangiato il serpente.
MARK TWAIN

Sono seduto alla mia scrivania, nella stessa posizione da circa quaranta minuti. Osservo la mia paziente sulla poltrona, la chioma nera le cade morbida sulle spalle e gli occhi verdi risultano spenti. Vuoti. Non traspare alcuna emozione. È come guardare un manichino.

È passato piu di un mese dall'inizio della terapia con Era Cooper, le sedute si sono svolte tutte nello stesso modo. I suoi tentativi di sedurmi,  la sua rabbia e frustrazione, il mio rifiuto a cedere, la sua sfacciataggine. Ed io che tornavo a casa da Marie con un peso sullo stomaco dovuto a non so cosa.

Con Era sto toccando la superficie, non riesco ad entrare nel profondo del suo essere. Arrivati a questo punto, avrei dovuto quantomeno iniziare a buttare giù una diagnosi e a capire questa ragazza.

Provo a schiarirmi la voce spostando la sedia in avanti. Il rumore che produce strisciando sul pavimento non tocca in alcun modo Era che rimane impassibile.

Attendo altri dieci minuti prima di alzarmi e sistemarmi di fronte a lei.

<<Era, l'ora è quasi trascorsa e non hai proferito parola>> le dico sovrastandola con la mia figura. In quel momento, in piedi davanti alla mia paziente, noto un movimento quasi impercettibile delle sue labbra.

<<Posso spost...>> non finisco la frase. La mano esile e bianca di Era si appoggia sul mio addome coperto dalla camicia bianca. Alza la testa e mi guarda negli occhi.

<<Dottore lei è così prevedibile>> dice, alzandosi e mantenendo gli occhi incollati ai miei mentre abbassa la mano di qualche centimetro.

Mi sposto velocemente, quel tocco brucia come il fuoco.

<<Il tuo silenzio era finzione? Volevi che mi avvicinassi a te?>>

<<Vedi Ed, tutto ciò che voglio da te è dentro ai tuoi pantaloni beige>> sposta i capelli da un lato prima di alzarsi e  procedere verso il lettino. Indossa un abito in pelle aderente, con una cerniera sulla parte frontale e quando si sdraia, posso notare l'assenza di biancheria intima.

Deglutisco a vuoto.
Per quanto la mia testa mi stia dicendo in ogni modo possibile che è sbagliato e vietato dal codice deontologico, per quanto mi sforzi di pensare alla mia ragazza e alla mia carriera,  il mio corpo mi tradisce. Avanzo verso di lei, gli arti inferiori si muovono da soli come se, in questo istante, mente e corpo non fossero alleati. La affianco e appoggio il cazzo sul lettino, all'altezza del suo viso. Non posso nascondere l'erezione, non di certo ad Era Cooper che adesso sorride maliziosa.

<<Era, alzati e vai via>> provo ad essere convincente mentre la prego di mettere fine a questo sbaglio ma la voce roca non mi aiuta.

<<Tu lo vuoi tanto quanto me, mi desideri e, per quanto la tua legge morale ti imponga un determinato atteggiamento nei miei confronti, sai che non puoi più autocontrollarti.>>

Mentre pronuncia quelle parole, con voce bassa ed erotica, la sua mano si sposta sul mio cazzo ancora coperto dalla stoffa. Quel tocco mi fa chiudere gli occhi e trattenere il fiato. 

INFERNO PARADISODove le storie prendono vita. Scoprilo ora