Ho preparato i questionari da dare ai partecipanti dei miei giochi.
Dodici domande alle quali dovranno rispondere.
Vogliono un Halloween spaventoso? Oh, lo avranno e ancora non immaginano quanto.
Rimarranno sconvolti, rivivranno quella notte nei loro incubi ed io non desidero altro.Quello stronzo di mio fratello è in cucina, vorrei tornare a dormire per un altro pò ma non posso.
Non voglio.
Non adesso.
<<Buongiorno, principessa>> esclama tra uno sbadiglio e l'altro mentre gira il cucchiaino nella tazza di superman seduto sulla sedia.<<Si ciao anche a te>> rispondo scocciata aprendo il succo di frutta alla pesca che bevo direttamente dalla bottiglia.
«Non potevi usare un bicchiere?» mi dice con tono scandalizzato.
Lo fisso per un istante, indecisa se ignorarlo o rispondere.
«Te la ricordi?» domanda, sollevando la tazza dal tavolo e sorseggiando il caffè in modo irritantemente rumoroso.
«Cosa dovrei ricordare?» sbuffo, facendo scricchiolare il collo. Ho dormito malissimo stanotte.
«Me l'hai regalata tu.» Nei suoi occhi vedo un'ombra di delusione, come se davvero si aspettasse che ricordassi. Ma quella tazza non gliel’ho mai regalata.
«Certo, come no. Io vado.» annuncio, uscendo dalla cucina. Bryan si alza di scatto e mi afferra per il polso. Mi blocco e, lentamente, volto il viso verso di lui.
«Non toccarmi mai più!» urlo, con una rabbia che mi esplode improvvisa.
Indietreggia, visibilmente scosso dalla mia reazione.
«Che succede? Non volevo farti male. È per ieri? Mi dispiace, sono solo preoccupato in questi giorni. Ma eri tu che ieri sera mi hai chiesto di giocare e stamattina ho preparato la dama sul tavolino in salotto.» incrocia le braccia al petto, cercando di spiegarsi.
«Non voglio giocare.» rispondo gelidamente, distanziandomi da lui. Rimane immobile, bloccato davanti alla porta della cucina.
«Torna qui subito!» il suo tono imperativo dovrebbe forse intimorirmi? Rido secca, afferro la borsa ed esco sbattendo la porta di casa.
Salgo in auto. Oggi non ho alcuna intenzione di andare a scuola; ho altri piani, come andare a prendere Kelly. La chiamo.
«Ciao bambola!» risponde con la solita allegria.
«Sto venendo da te. Qualsiasi cosa tu stia facendo, smetti di farla.» chiudo la chiamata e accelero per arrivare il prima possibile. Poco dopo, una notifica interrompe la mia corsa.
Dove sei? Ti voglio bene, ciliegia.
Non rispondo. Lancio il telefono sul sedile del passeggero e torno a concentrarmi sulla strada. Arrivo da Kelly dopo venti minuti e la richiamo.
«Dimmi.» risponde, masticando qualcosa. Allontano il telefono dall’orecchio per non sentirla.
«Sono qui. Esci.» riaggancio subito.
Tamburello le dita sul volante mentre aspetto. Arriva con una ciambella in mano e una borsa di Gucci nell’altra. Apre la portiera e si siede.
«Scendi.» ordino freddamente.
«Mmh?» risponde già con la bocca piena.
«In macchina, nella mia macchina, non si mangia. Scendi, finisci e poi risali.» Mi allungo verso di lei per aprirle la portiera, non esiste che tocchi la maniglia cromata con quelle dita unte. Obbedisce, per fortuna.
«Certo che sei strana, non so come faccio a sopportarti.» sbatte la portiera con forza, infastidita.
Inspiro dal naso ed espiro lentamente dalla bocca.
«Piano, cazzo!» alzo la voce, spaventandola.
«Oh, ma calmati. Altrimenti torno a casa, è solo una cazzo di portiera!» ribatte, visibilmente irritata.
«È una Maserati, idiota!» la correggo.
Metto in moto e ci immergiamo nel traffico di New York. Accendo la radio al massimo volume. "Sweet but Psycho" di Ava Max risuona dentro l’abitacolo.
«Posso sapere dove andiamo, o è un segreto?» chiede offesa, alzando la voce per sovrastare la musica e sistemandosi sul sedile.
«In un sexy shop.» rispondo.
«Sul serio?» batte le mani con entusiasmo e ride.
«Non farti venire strane idee. Mi servono delle cose per i giochi.» Le sue domande iniziano a darmi sui nervi.
«Ok, ma è una figata!» risponde con un gridolino isterico e poi si volta verso il finestrino.
Dopo una decina di minuti arriviamo al "The Pleasure Chest" sulla Lexington Avenue. Parcheggio la mia bambina sotto gli occhi sbalorditi di un gruppo di persone.
«Non avete mai visto una Maserati?» chiedo divertita dalle loro espressioni sorprese. Hanno già i telefoni in mano, pronti a scattare foto.
«Ma è quella Maserati! Un’edizione limitata!» una voce maschile arriva da dietro di me.
«Sì, ora sparite o vi infilo quei telefoni su per il culo.» rispondo, voltandomi verso di lui e subito dopo verso gli altri. Sarà per la mia faccia sempre incazzata o per il tono aggressivo, ma si dileguano subito.
«Tu manipoli le persone, lo sai vero?» dice Kelly, affiancandomi mentre si sistema la borsa sulla spalla. Sorrido.
Entriamo nel sexy shop, dove le pareti rosa e i LED intermittenti potrebbero accecare chiunque.
«Ciao bellissime, che cercate?» Una ragazza ci accoglie. È alta, formosa, con capelli biondi e occhi azzurri. Indossa una tutina di latex rossa e stivali neri al ginocchio. Il trucco è pesante, con rossetto nero e eye liner rosso.
«Ma è un sexy shop o un circo?» le chiedo, squadrandola dalla testa ai piedi con tono acido.
«Oh!» Kelly è scioccata dalla mia osservazione. La ragazza schiude la bocca e scoppia in lacrime. Trascino Kelly tra le corsie, cercando ciò di cui ho bisogno.
«Questa roba è tosta.» dice, mordicchiando una focaccia.
«Da dove salta fuori quella?» chiedo, già irritata dal rumore della sua masticazione.
«Dalla borsa.» risponde sorridendo. Che palle. Dovevo passare a prendere Diana, almeno lei non mangia quasi mai. Trovo tutto quello che mi serve per la modica cifra di ottocento dollari.
«Sei folle a spendere tutti questi soldi per degli oggetti sessuali.» esclama Kelly, uscendo dal negozio.
«Sono soldi ben spesi.» rispondo con un sorriso malefico, passandomi la lingua sul labbro inferiore. In risposta, la stronza scuote la testa e si infila in macchina.
Bukowski diceva che l'amore è una strada discretamente significativa; il sesso è abbastanza significativo. Io avrei tolto "abbastanza" e aggiunto "molto".
Riporto Kelly a casa, dandoci appuntamento per domenica, per il solito pomeriggio tutte e tre insieme. Odio queste cose, ma devo farle. Non posso permettere che si allontanino, le mie amiche sono essenziali per i miei giochi. Quando rientro a casa, è già ora di pranzo, ma sono sola. Chiudo la porta e, mentre appoggio la borsa sul divano, noto la dama al centro del tavolino di vetro. Sopra c'è un biglietto.
Sono partito, torno lunedì. Ti voglio bene, chiamami. La tua ciliegia.
Alzo gli occhi al cielo, ma nonostante tutto, un sorriso involontario mi si dipinge sul volto.
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INFERNO PARADISO
Literatura FemininaEra ha 19 anni ed ha avuto un infanzia traumatica. Cresciuta con suo fratello Bryan e sua zia Lucy possiede un carattere forte e...particolare. Odia le regole ma ama i giochi di società. Giochi che conduce nella biblioteca scolastica della Columbia...