CAPITOLO 11

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EDMUND RISGEF

Un uomo come me non può vivere
senza una mania,una passione divorante o, per dirla con Schiller,
senza un tiranno e, per servirlo, non conosco limiti. È la psicologia.
SIGMUND FREUD


La fase di passaggio dalla notte al giorno, non mi ha mai entusiasmato.
La luce del sole, il cinguettio degli uccelli, l'andirivieni delle automobili, il baccano delle persone che corrono per la strada.

Il mio mondo è formato dell'oscurità,  in essa mi sento al sicuro e quando le luci si spengono, mi libero dell'armatura che normalmente tengo quando ho a che fare con i miei pazienti e, più in generale, con le persone.

E così, privo di ogni corazza, abbraccio la notte, i pensieri, il silenzio e le emozioni che questa porta.

Il primo appuntamento di questo lunedì post Halloween è fissato con Alan, mio paziente da un anno. Soffre di ansia generalizzata da quando ha assistito alla morte di suo padre.

È un ragazzo minuto e timido. 
Al nostro primo incontro rimase in silenzio per quasi tutta la seduta con lo sguardo perso nel vuoto e una cravatta legata al polso. Da quel giorno sono cambiate tante cose e, ad oggi, Alan è collaborativo e la terapia sta dando i suoi frutti.

<<Dottore vorrei diminuire le visite nel suo studio, mi sento pronto per tornare a lavorare e non avrò più tempo per venire due volte a settimana>> Alan è sempre incerto quando parla.

Lo sento dal timbro della voce, dalla continua deglutizione e dal movimento delle sue gambe. Sono sicuro che sia pronto per tornare a lavorare ma sono anche fermamente convinto che ci sia un gran lavoro da affrontare per quanto riguarda la sua autostima.

<<Lo credo anche io Alan. Ci vedremo una volta a settimana. Parla con Susan e stabilisci il giorno a te più comodo.>> ribatto alzandomi dalla mia poltrona in cuoio per accompagnare il mio paziente all'uscita.

Sto per rientrare nel mio studio quando la mia segretaria mi ferma.

<<Mi scusi dottore>> dice con l'agenda tra le mani e il telefono appoggiato tra la spalla e l'orecchio.

<<Un uomo chiede un consulto urgente entro oggi.>>

<<Quanto urgente?>> chiedo sbirciando tra gli appuntamenti.

<<Sembra disperato>> replica sottovoce. 

<<D'accordo, segnalo per le 18, avviserò la mia ragazza che ritarderò per cena>>
Concludo entrando nel mio ufficio.

Mando un messaggio a Marie scusandomi per il contrattempo.

La giornata continua e dopo la pausa pranzo accolgo uno dei miei piccoli pazienti accompagnato da sua madre.

<<Ciao Nathan>> lo saluto accarezzandogli la testolina bionda.
Ha sette anni e da sei mesi viene da me perchè non riesce a gestire le emozioni.

<<Ciao Edmund>> mi abbraccia felice.

È un bambino molto dolce, educato e allegro ma tende ad esagerare quando la rabbia o la tristezza prendono il controllo.

INFERNO PARADISODove le storie prendono vita. Scoprilo ora