CAPITOLO 2

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Finisco di vestirmi e mi dirigo nel salone, devo ancora studiare e organizzare la giornata per domani.
Sarà pesante, mi aspettano otto ore di lezione.

"Ehi"

Sussulto.

"Sono io"

Deglutisco a vuoto, sento una risata. Corro in cucina e prendo la scopa come oggetto per difendermi.
Lentamente avanzo controllando in ogni direzione con il cuore in gola.

<<Chi c'è?>> chiedo, la voce che trema.
Sono consapevole che chiunque ci sia di certo non risponderà e ancora più sicura che non riuscirei nemmeno a muoverla questa scopa.
Nei film è sempre tutto così semplice.

Salgo le scale in marmo nero che portano al piano superiore, il manico di legno ben stretto nella mia mano e il cuore sempre in gola, non credo che da qui tornerà al suo posto.

Le porte delle camere sono aperte, entro a passo felpato ma non vedo nessuno.
Non capisco, eppure l'ho sentita.
Quella voce...mi stava chiamando.
Respira Era, forse sono solo stanca e l'ho immaginata.

Porto una mano sul cuore, scendo le scale e ritorno in cucina per mettere al suo posto l'arma che avevo in mano.

<<Buonasera principessa>> urlo dallo spavento, Bryan è seduto sul nostro divano ad angolo in pelle rossa e mi guarda divertito.
<<Allora eri tu>> gli dico cercando di far tornare i battiti del mio cuore regolari.

<<A fare cosa?>> risponde sghignazzando.

<<Non è divertente, mi sono spaventata B non farlo più>> sono seria mentre gli parlo ma lui continua a ridere e si alza per venire nella mia direzione.

Mio fratello ha i capelli neri come me, gli occhi verdi come i miei e un fisico niente male. È alto quasi due metri, io invece solo un metro e sessanta.

<<Non so di che parli, sono entrato in casa mentre tu eri su perché non c'era nessuno qui>> allarga le braccia e sorride sardonico.

Non mi convince.

<<Qualcuno mi ha chiamata ma ero sola in casa>> una certa angoscia mi prende alla sprovvista, un brivido percorre la spina dorsale e sento la bocca asciutta.

Che siano state Diana e Kelly? Potrebbe essere ma era passato tanto tempo tra la doccia e tutto il resto, non credo siano rimaste qui apposta per farmi spaventare.

<<Non dovevi tornare domani?>> devio il discorso quando noto il viso di mio fratello confuso dalle mie parole, penserà che mi drogo.

<< Ho anticipato il mio rientro, mi ha chiamato il rettore>> esclama puntando i suoi occhioni nei miei.

Reggo lo sguardo, non so cosa possa volere il rettore da mio fratello, o forse si e cazzo, speriamo non sia come penso.

<<Vorrebbe che tu lo affiancassi ad un Gala di beneficenza il mese prossimo>>

La mia faccia sorpresa fa ridere Bryan. Che c'entro io con una cena di beneficenza? E perché proprio io?

<< Ammetto che la cosa ha spiazzato anche me ma sono molto fiero, brava>> mi scocca un bacio sulla fronte e si allontana in camera sua.

<<Non ci andrò, ci sono studenti che meritano quell'invito più di me.>> mi volto per osservarlo ma lui è già in cima alle scale, non mi vede ma risponde << Smettila di pensare sempre agli altri, è un occasione unica e ci andrai. >>

<< Non voglio andare Bryan, basta. Non mi sentirei a mio agio. >> urlo forte per farmi sentire bene.
Salgo anche io, diretta in camera mia per studiare ma prima busso alla sua porta.

<< Ho detto che ci andrai, è importante per la tua carriera scolastica, non voglio discuterne>> afferma convinto, uscendo dalla sua camera.

Mio fratello è l'altra ciliegia.
Quando mamma era incinta decise insieme a papà di piantare un albero di ciliegio nel nostro giardino, me lo raccontava sempre B.
Diceva che lo avevano fatto perché le ciliegie crescono in coppia e che avremmo dovuto essere sempre così anche io e lui.

<<Non ci sei mai, mi manchi fratellone>> lo abbraccio forte, lui ricambia e mi accarezza il naso con l'indice come faceva quando ero piccola.

<< Non ci sono mai perché devo occuparmi di tutto da solo visto che tu stai ancora andando a scuola e non puoi aiutarmi>>

<<Quando giochiamo ancora insieme?>> gli chiedo incurvando le labbra in una smorfia triste, non può resistermi.

<<Domani prima che parto facciamo una partita a dama va bene? >> alza la voce, è infastidito e non capisco perché, non ho detto o fatto niente di male.

<<Perché urli B? Non urli mai con me.
Io sono la tua ciliegia>> ho il magone, odio litigare con lui, siamo rimasti soli, non possiamo permetterci di allontanarci.

<< Scusa, è che sono preoccupato per delle transazioni. Ora cerco di rilassarmi, stai tranquilla va tutto bene>> mi bacia la fronte e si allontana lasciandomi più confusa di prima.

Non capisco perché Bryan non mi parli mai delle officine. Sono l'unica cosa che ci resta dei nostri genitori. Non ho nemmeno una loro foto, e l'unico modo per sentirmi vicina a loro è passare del tempo con i dipendenti, ascoltando i loro racconti e i ricordi legati a mamma e papà. Forse, la prossima settimana, partirò con Bryan per cercare di capire meglio cosa sta succedendo.

INFERNO PARADISODove le storie prendono vita. Scoprilo ora