𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 𝑆𝑒𝑖.

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Nel primo pomeriggio, dopo non aver fatto chissà che pranzo per via dell'ansia, mi trovo nei corridoi diretta verso lo studio del rettore studenti con largo anticipo

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Nel primo pomeriggio, dopo non aver fatto chissà che pranzo per via dell'ansia, mi trovo nei corridoi diretta verso lo studio del rettore studenti con largo anticipo.

Non sopporto il ritardo, per questo sono sempre puntuale.

<<Ma come siamo nervosi>> sento la voce di Atlas alle mie spalle.

Ha deciso per caso di seguirmi oggi?

<<Non hai niente da fare a posto di rompermi le palle?>>

<<No, trovo divertente romperti le palle>> dice mettendosi al mio passo.

<<Sai come mi divertirei io,invece? Rompendoti le palle in senso meccanico, però>> lo avverto.

<<Con quella specie di corda dorata che ha Wonder Woman?>> mi domanda.

<<Eccitante, davvero>> aggiunge.

Non potete capire la mia espressione facciale al momento.

Vorrei tornare indietro e rimangiarmi la frase detta poco fa. È un pervertito, uno stupido pervertito.

Provo ad aumentare la velocità del passo sperando di seminarlo in poche falcate.

Devo seriamente ringraziare mia madre per essere alta 1.80, dopo tutto mio padre era alto quasi due metri.

Atlas essendo poco più di 10 centimetri più alto di me, si rimette subito al mio passo, però.

<<Non scapperai da me così velocemente>> mi avverte.

<<Ma non ti stavo sul cazzo io a te? Come mai non ti scolli un secondo oggi>> sbotto nervosa.

<<Si mi stai sul cazzo, molto sul cazzo>> dice.

<<Ma a differenza delle altre persone che mi stanno sul cazzo, con te mi diverto>> precisa.

Lo guardo con una faccia interrogativa.

<<Mi diverto perché tu a differenza degli altri non stai un attimo zitta. La tua linguaccia ha sempre una parola pronta per darmi corda>> si spiega meglio.

<<A me stai sul cazzo e basta. Mi fai innervosire come pochi, quindi vai a trovare qualcun'altra per passatempo>>

<<Peccato che siamo entrambi diretti nella stessa direzione>> mi rivela divertito.

Sbuffo e per non sentirlo ancora una volta aprire bocca, decido di non chiederli il perché e di continuare a camminare in silenzio.

Più parla e più mi manda sul nervoso.

Arriviamo poco dopo nell'ufficio del rettore, dove la sua segretaria ci fa accomodare su delle poltrone di pelle rosse, davvero scomode. Io e Atlas non abbiamo aperto bocca, siamo entrambi assolti nei nostri pensieri.

𝐉𝐮𝐬𝐭 𝐌𝐢𝐧𝐞✰Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora