30 novembre 2025

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Ore 00:13


I fumi dell'alcol gli rendono la vista annebbiata.

Non potrebbe neanche bere. O meglio, non dovrebbe: è uno sportivo, c'è la questione della salute e tutte quelle cazzate. Per quella sera si è lasciato trascinare, con la scusa della festa di compleanno e... ha perso la mano e il conto dei bicchieri che ha buttato giù.

Per sua fortuna, non sta così male. È confuso, disinibito, ma almeno non ha i conati di vomito o qualcosa di peggio.

Esce dalla cabina del bagno emettendo uno sbuffo, qualcosa di simile a un lamento dettato dalla frustrazione. L'intero ambiente è ricoperto da mattonelle nere traslucide e fughe bianche. Non ha controllato bene, però è piuttosto sicuro che non ci fosse nessuno là dentro prima, quando è entrato, cosa che non può dire adesso.

Di spalle, davanti ai lavandini e in mezzo allo scroscio dell'acqua, scorge delle ampie spalle costrette in una camicia bianca leggermente sudata e dei capelli ricci e scuri, bagnati all'altezza della nuca.

C'è uno specchio davanti a quella figura.

Manuel ne fissa il riflesso e, nonostante il suo essere brillo — su di giri —, riconosce bene l'immagine che ne appare.

Ma che ce fai qua, me tormenti?

Pensa, ma non dice.

E si maledice anche per aver riconosciuto Simone Balestra, per averlo pensato, per aver provato persino gioia nel vederlo.

Non lo sopporta.

In tutti sensi.

Finge indifferenza, anche se è stato visto e sentito. Muove due passi verso l'altro lavabo e aziona il getto d'acqua.

Simone sbuffa. Agita le mani bagnate che dovrebbe premurarsi di asciugare. Non lo fa.

«Per caso mi stalkeri?»

Manuel ha appena prelevato del sapone posandolo su un palmo. Aggrotta la fronte, perplesso. «Te potrei fa' 'a stessa domanda» risponde, «sono qui a festeggia' er compleanno mio, ma chi ce pensa a te.»

Tu e fin troppo, gli suggerisce una voce nella sua testa e deve darle ragione.

Non ne ha neppure compreso il motivo. Forse quel giorno avrebbe dovuto farsi gli affari suoi e non andare a sbirciare il profilo del numero 4 della Roma Volley Club.

La prossima volta si taglia i pollici.

«Il compleanno tuo è stato una settimana fa» Simone controbatte. Si appoggia con la parte inferiore della schiena al lavandino e su di esso preme anche entrambe le mani.

Manuel fa una smorfia con le labbra. «Però, te sei informato.»

«C'era Twitter pieno di elogi e auguri, sarebbe stato impossibile non notarlo.»

«Potresti silenzia' er nome mio e non te esce più nulla. Oppure te lo vai a cerca'?»

Al cospetto di una simile insinuazione, Simone scoppia a ridere, nervoso, isterico. «Ti garantisco che non vado a cercarmi un bel niente.»

«Allora non te lamenta'» Manuel strabuzza gli occhi. Ha finito di lavarsi le mani e utilizza dei fazzoletti di carta ruvida per asciugarsi — o provare a farlo. La testa gli gira un po' di più.

«Difficile. Hai presente che sei ovunque io mi giri?» cantilena ancora Simone.

«Almeno so' un bel vedere.»

«Sei solo un egocentrico sbruffone.»

«Sbruffone, pavone... stai a cerca' tutte 'e cose in rima?»

«Sì, indovina che viene dopo.»

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