24 aprile 2026

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Ore 19:03


Simone è appena tornato da una sessione serale di palestra ed è piuttosto stanco. Per fortuna ha già fatto la doccia, quindi, una volta entrato in casa, appoggia le chiavi sulla piccola mensola all'ingresso, va in camera per depositare il borsone a terra e poi, scalzo, si dirige in cucina alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti. È relativamente presto per cenare, così opta per fare uno spuntino con una banana, che sbuccia a metà e addenta ancora in piedi mentre si regge al tavolo con la parte bassa della schiena.

Nella mano libera dal frutto mantiene il cellulare con il quale sta guardando un video stupido che gli ha inviato Matteo su Instagram — per la maggior parte sono video di gente che cade nei modi più disparati o di animali che fanno versi strani.

È mentre ridacchia per il video di un pappagallo che impreca in veneto che il trillo di una notifica gli fa alzare gli occhi sulla parte alta dello schermo.

Una mail.

Più precisamente, una pec.

Un'altra.

Trema un po' nel leggere che è da parte della Federazione — dopotutto, l'ultima volta non si è trattato di buone notizie.

Pigia sul banner prima che questo possa scomparire dalla schermata e la apre, scorrendo velocemente con gli occhi fra le righe.

Gli stessi occhi che paiono voler uscire fuori dalle orbite appena legge tre parole in particolare.

Revoca della squalifica.

Rimane a fissare quelle lettere scritte nero su bianco forse per più tempo del necessario, continua a leggerle e rileggerle e quasi perdono di significato. Valuta anche l'idea di cercare sul dizionario la definizione di "revoca" perché in quel momento non si fida di sé stesso.

Ci sperava, ovviamente — ci sperava da matti. Tuttavia, una parte di lui si era già rassegnata al fatto di dover restare fuori dal campo per il resto del campionato, e chissà per quanto altro tempo. Invece, quella e-mail è il suo lasciapassare per tornare a giocare, ad allenarsi già dal giorno successivo.

Una risata fuoriesce dalle sue labbra mentre si passa una mano fra i capelli, ancora incredulo, la banana mangiata a metà dimenticata sulla superficie del tavolo. Fa uno screen alla mail e lo inoltra immediatamente a Laura e Matteo, dopo ci pensa e fa lo stesso anche col padre.

Gli fanno male le guance per il sorriso enorme che ha stampato sul viso e la stanchezza sembra essere del tutto evaporata, sostituita da una sensazione di euforia e adrenalina.

Finalmente si sta sistemando tutto.

Beh, quasi.

C'è un'altra persona alla quale vorrebbe comunicare la bella notizia.

Ma non tramite un semplice messaggio, o una nota vocale, no.

Vuole dirglielo mentre lo guarda negli occhi, mentre gli spiega per filo e per segno — questa volta per davvero — ciò che è avvenuto in quelle settimane.

Magari ripartire da lì, da loro.

Se Manuel lo vuole ancora.

Con questo pensiero in testa, torna in camera sua con ampie falcate, apre l'armadio e vi fruga dentro. Afferra un paio di jeans chiari e una camicia leggera color blu notte che crede di non aver mai indossato. Si veste in fretta, si infila le Nike bianche e completa il tutto con uno spruzzo di profumo.

Si sistema i capelli ancora leggermente umidi davanti allo specchio a muro posto vicino alla cassettiera in noce, e gli occhi gli ricadono sul piccolo pacchetto poggiatovi sopra: al suo interno vi è la spilletta che ha acquistato qualche giorno prima pensando proprio allo schiacciatore.

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