6 marzo 2026

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Ore 16:31


Manuel si presenta al luogo dello shooting mezz'ora dopo l'orario comunicato da Chicca, giusto per dimostrarle che multisottone — qualsiasi cosa voglia dire — non lo è davvero.

Si tratta di un luogo poco fuori Roma, immerso nel verde e con una strada sterrata dove lasciare la macchina. Il suo ginocchio si è praticamente ripreso, non gli fa più male e la sua andatura risulta normale quando raggiunge l'amica, indaffarata a sistemare l'attrezzatura su un prato costellato da margherite.

Si guarda intorno: Simone è lontano qualche metro, al telefono, e non si accorge della propria presenza, e ringrazia sia così.

Come ovvio, se ne rende conto Chicca, la quale ride e alza gli occhi al cielo. «Meno male che non venivi» lo sbeffeggia, sistemando la camera sul cavalletto.

«Mollami» replica Manuel, divertito. Scuote il capo. «Come sta andando?»

Chicca sospira e si porta una ciocca di capelli dietro ad un orecchio. «Se dovrebbe prende 'na camomilla» commenta, «se je pia 'n coccolone qua, l'ambulanza non arriva.»

«Quanto sei scema.»

«Ao, è teso come 'na corda di violino, 'nfatti stamo a fa' 'na pausa» sbuffa e pone entrambe le mani sui fianchi. «Dovemo fini' qua poi anna' all'ufficio dell'amico mio pe' l'intervista, però se continua così famo notte.»

«La finisci?» Manuel è quasi indispettito dal fatto che la sua migliore amica stia trattando così il suo r— Simone.

Sta prendendo in giro Simone.

E Chicca si rende perfettamente conto di aver toccato un punto debole. Sorride e dopo schiocca la lingua sul palato. «Beh, allora fa' qualcosa» suggerisce.

«Che dovrei fa'?»

«Fallo calmare.»

«E come dovrei fare?»

«Che ne so, sei tu er ragazzo suo

Ecco, se ha fermato l'elaborazione di tale pensiero, Chicca è riuscita a precederlo e rendere reale quell'affermazione, la stessa che a Manuel fa sussultare il cuore.

Tra i mille appellativi con cui potrebbe definire Simone, il ragazzo suo calza a pennello.

Non aggiunge altro alla conversazione con l'amica, non prova nemmeno a raggirare il discorso.

Sarebbe inutile.

Piuttosto si allontana, con un sorriso ebete stampato in volto e un'andatura resa traballante non a causa del ginocchio, piuttosto dall'ebrezza della realizzazione appena avvenuta.

Non che ci volesse tanto, ma insomma.

Simone chiude la chiamata con Laura in quel preciso istante. Solleva lo sguardo che Manuel si sta avvicinando a passo lento.

Strizza gli occhi a causa del sole e «Ma che ci fai qui?» domanda.

«Stavo nei paraggi.»

Scusa der cazzo.

Manuel si ferma quando gli è di fronte, a meno di un metro di distanza. «Come te trovi co' Chicca?»

«Lei è fantastica, io— credo di farla innervosire e basta. Te l'ho detto che so' un tronco.»

«Sei solo agitato per nessun motivo.»

«Sì, storia della mia vita, ho...» sta per dire Simone, ma si blocca quando si accorge che Manuel ha portato una mano sul proprio fianco con una disinvoltura e scioltezza disarmante. Avvampa sulle guance e si affretta a scostarlo. «C'è Chicca» soffoca.

Manuel lancia uno sguardo all'amica, ancora intenta a sistemare l'attrezzatura. «Chicca sa tutto» attesta.

«Gli hai parlato di me?»

«È la mia migliore amica, sì che le ho parlato di te. Perché, te n'hai detto a nessuno di me?»

Simone boccheggia; scrolla le spalle. «A— Matteo e Laura.»

«Matteo quel Matteo?»

«Purtroppo ho lui come migliore amico.»

A Manuel viene da ridere. Ad entrambi, a dire il vero. «Visto che qua non ce sta nessuno a parte Chicca, che sa tutto da mesi e non fiata co' altra gente» attesta, comprendendo la sua preoccupazione e procedendo, come sempre, a quietarla, «te posso bacia'? Magari aiuta a calmarte.»

Per istinto, Simone rivolge l'attenzione alla fotografa per un breve istante. Fino a qualche settimana prima, con molta probabilità di fronte ad una simile evento si sarebbe tirato indietro — ché Chicca è comunque un'estranea, per quanto carina, e avrebbe evitato, trovato una scusa.

Tuttavia, Manuel gli ha detto di fidarsi in maniera implicita e lui ha capito che del numero 1 può fidarsi.

«Mi servirebbe, in effetti» mormora.

Quando l'altro ragazzo allunga entrambe le mani, Simone non lo allontana più: si lascia cingere i fianchi e abbassa di poco il capo per far collidere le loro labbra.

È un bacio lieve, delicato che, per davvero, lo calma.

Del resto, quando sostiene che Manuel sia la sua pace, la sua tranquillità, non mente.

«Meglio?» sussurra quest'ultimo sulla sua bocca.

Simone ha socchiuso le palpebre e appoggia i palmi sulle spalle di chi gli è di fronte. Il tepore del sole gli scalda il viso. «Meglio» soffia.

«Se te serve di nuovo, io sto qua.»

«Mi servirà, assolutamente

«Assolutamente

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