16 maggio 2026

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Ore 20:01


L'arbitro fischia la fine del match non appena la schiacciata del numero 1, Manuel Ferro, si abbatte sulla linea del fondo campo.

3-2.

La Virtus Roma è campione d'Italia per il secondo anno di fila. Un boato si innalza nel palazzetto, la voce dello speaker annuncia la vittoria dei padroni di casa.

Applausi, grida, risate e schiamazzi rimbombano nelle orecchie del capitano della squadra che viene travolto dai compagni, i quali lo abbracciano, gli danno pacche sulle spalle e «Semo campioni, capita'!» urlano.

Non ha idea di chi lo abbia detto — tutti, a quanto pare, allenatore compreso.

Le prime file del pubblico, composte da amici e parenti dei giocatori, raggiungono il campo mentre dei coriandoli dai colori blu e giallo vengono sparati in aria e cadono con lentezza sul pavimento tirato a lucido.

Tra la confusione di centinaia di persone, Manuel cerca il volto di una sola.

Allunga il collo per tentare di scorgerlo, intanto che ricambia distrattamente l'abbraccio di Viola, la quale gli fa i complimenti prima di gettarsi addosso a Rayan e baciarlo sulle labbra.

Un sorriso si dipinge sul suo volto ad osservare un simile gesto ed è allora che, finalmente, trova lo sguardo di Simone a pochi metri di distanza.

È assurdo come, quando ciò succede, seppur circondati da risate esterne, voci dal volume troppo alto e dalla musica che ha cominciato a risuonare insieme agli applausi del pubblico, per loro due che si guardano c'è silenzio.

Si chiudono in una bolla priva di suono dove esistono soltanto numero 1 e 4 — anche se la divisa da gioco in quel momento la indossa uno solo di loro.

Manuel avanza nella direzione di Simone a passo lento e il suo sorriso diventa più raggiante ad ogni centimetro che ricopre.

Il palleggiatore tiene le mani nelle tasche dei jeans e il capo piegato su di un lato.

«Congratulazioni, campione d'Italia» esclama. «E d'Europa.»

Parla piano, ma viene udito lo stesso.

Si ritrovano uno di fronte all'altro.

Senza averlo programmato, sono quasi al centro del campo con la rete tesa che fa da sfondo.

Ulteriori coriandoli vengono liberati in aria e scendono su di loro come farebbe una pioggia primaverile.

«Vuoi vincere qualcos'altro?» domanda Simone.

Manuel ridacchia. «'Na mezza idea ce l'ho» replica.

Hanno un sacco di telecamere puntate addosso, i tifosi presenti che continuano a battere le mani e a festeggiare.

Quell'anno, Simone non ha vinto il campionato come si è prefissato all'inizio della stagione, ma, se ci ragiona, ha raggiunto un traguardo ben più importante.

«Pure io» soffia.

Non attende che sia l'altro ad agire, cosa che sarebbe accaduta a breve. Azzera la minuscola distanza che è rimasta a separarli con un singolo passo, gli cinge i fianchi e preme la bocca sulla sua.

Tiene gli occhi chiusi e il rumore che sente è davvero bello: musica, applausi, cori dei compagni.

I numeri 1 e 4 si baciano in mezzo al campo di pallavolo, circondati dai loro amici, ricoperti da coriandoli gialli e blu.

Simone sorride in quel gesto e la sua felicità è così dirompente che stringe di più Manuel, lo solleva da terra e gira su sé stesso.

L'altro è colto un po' alla sprovvista e deve reggersi alle sue spalle per non cadere.

«Sei tutto scemo» dice dopo, sulle sue labbra.

Simone annuisce, mentre il flash di un fotografo rischia di accecarlo. Tuttavia, il suo sguardo rimane fisso sul viso di Manuel, tanto da appoggiare la fronte sulla sua.

«Infatti ti amo.»

«Ma pensa» lo schiacciatore lo prende bonariamente in giro e ci rimedia un pizzico sul fianco, che lo fa ridere. Scuote il capo e lo bacia sull'angolo della bocca.

Altro flash.

«C'avranno 'n servizio fotografico niente male» soffia.

«E chi se ne frega.»

Ridono ancora e si baciano sulle labbra sorridenti finché i ragazzi della Virtus non li circondano buttandosi loro addosso, scompigliando i capelli di entrambi a suon di «Era ora!» che Manuel è quasi sicuro provengano da Rayan e Alessandro.

Tutta la squadra poi si allontana brevemente per la cerimonia di premiazione: Simone, vicino a Viola, li osserva mentre ricevono le medaglie e avverte il cuore battergli fortissimo nel petto — per l'orgoglio che prova, la gioia per quel traguardo che sente anche un po' suo, la pace e la libertà che crede di aver raggiunto.

Battito che si intensifica ancora di più quando tutti in coro incitano il loro capitano a prendere la coppa in mano: Manuel la afferra da entrambi i lati e dapprima la tiene bassa, provocando un "oooooooh" generale che risuona per tutto il palazzetto; in seguito la solleva al cielo e il rumore che si avverte è il più bello che si sia mai sentito.









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