82-Nate

362 33 18
                                    

Fisso il muro della stanza di Liam da non so quanto tempo, non ricordo neanche come ci sono finito qui alla confraternita.
Guardo il suo letto, sul quale lui non è sdraiato come al solito ad ascoltare  la musica con le sue cuffiette infilate nelle orecchie.
Guardo i libri sparsi sulla scrivania, sembra che aspettino che lui ritorni da un momento all'altro per sfogliarli. Avevamo il test di metà semestre la settimana prossima, ma adesso non conta più, non conta più niente.
Spalanco il suo armadio, perfettamente in ordine, suddiviso per tonalità, a differenza mia che sono un disastro con l'ordine.
La sua camicia celeste, che avrebbe dovuto mandare in tintoria, è ancora impregnata del suo profumo, quello che gli rubavo ogni volta prima di uscire con Rebecca.
È strano come gli oggetti a cui siamo legati in vita, continuino ad essere lì, anche quando lasciamo questa terra.
Se guardo questa stanza, tutto sembra immutato, tutto sembra perfetto e al suo posto.
Ma non è così, altrimenti mio fratello sarebbe su questo maledetto letto a ridere insieme a me.
Ma lui non può farlo, perché lui non c'è più.

Se avessi saputo che non avrei più potuto parlargli, lo avrei stretto forte a me, ma probabilmente se lo avessi saputo, non l'avrei mai lasciato andare via da me.
Gli avrei detto che gli volevo bene, ora che ci penso, io non gliel' ho mai detto, tutta colpa del carattere di merda che mi ritrovo.
Ma lui, nonostante tutto, mi voleva bene, lui ha fatto qualsiasi cosa per me, mi ha salvato la vita.
Mentre io non sono riuscito a salvare la sua, ho fottutamente fallito.
Il mio cellulare non fa che squillare da qualche minuto,  si staranno chiedendo dove cazzo è finito il fratello del ragazzo morto in piscina dopo una partita di pallanuoto.
È questo il titolo apparso su quel cazzo di giornale della scuola.
Non mi reggo in piedi, ma non posso non essere presente al suo funerale.
Mi faccio forza e spalanco la porta per uscire.
Tutti i miei compagni di squadra sono in corridoio suddivisi in due file, appena mi vedono, sollevano il capo per guardami.
<<Capitano, ti stavamo aspettando>> il primo a parlare è James.

<<Nate, vieni con noi>> Max allunga una mano sulla mia spalla e mi stringe forte a lui.
Mike ha la nuca reclinata contro il muro, il viso rigato dalle lacrime ed è scosso dai singhiozzi.
<<Io non ci voglio credere, Nat>> si morde il labbro su cui scorre un fiume di lacrime.

Alex è appena arrivato, mi aspetta in fondo al corridoio.
Ci guardiamo da lontano, senza riuscire a dire una sola parola per qualche minuto.
Ha le occhiaie, il viso bagnato dalle lacrime e gli occhi arrossati.
<<Ehi...>> Riesco a dirgli solo questo, non sono mai stato un tipo loquace, i miei fratelli lo sanno, ma sanno anche quanto tengo a loro.
Lui lo sapeva, sarei morto per lui.

Alex allunga un braccio per stringermi forte e inizia a singhiozzare.
<<Mi manca, Nate. Sto soffrendo troppo, non ce la faccio a sopportare tutto questo.>>
Neanche io, Alex.

Sento alle nostre spalle tutti i miei compagni di squadra tirare su con il naso, nonostante ciò, mantengono una postura come quella dei soldati davanti al loro generale.

Dio, non riesco a reggere tutto ciò,  è troppo per me.
Come cazzo si fa a smettere di soffrire così tanto?

Vorrei che Liam venisse da me per dirmi: ti ho fatto uno scherzo, sono qui, Nat.

Ma tu non sei qui con me.

Broken Glass - III -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora