CAPITOLO 14

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L'unico problema
è il non fare una cosa
per paura
di non riuscire a fermarsi
una volta iniziata.
/Moon Stories/

DEVIL

Avevo quasi finito l' orario di tirocinio all' ospedale, e stavo sistemando le ultime cose nel reparto pediatrico, dato che in quel momento i bambini erano in giardino a giocare. Erano circa le cinque di pomeriggio, e tra poco sarei potuta andare a casa, se fossi stata un studentessa normale. Ma nel mio caso, dopo aver ottenuto il permesso di andarmene dall' ospedale sarei andata a lavorare in piscina. Ogni volta che muovevo un passo pensavo a Loki, per via del male alle gambe che mi aveva causato la sera prima... Proprio mentre ci pensavo , dalla grande porta celeste del reparto pediatrico entrò il dottor Allen Graham, con i suoi soliti capelli brizzolati.

«Void?» Mi richiamò. Ricordai che la prima volta che mi chiamò per cognome rimasi stranita perché era il primo a chiamarmi così, mentre ora c' era anche quell' intruso in casa mia che mi chiamava per cognome. Graham mi osservò, da capo a piedi senza emettere una parola e senza che il suo volto tradisse alcuna espressione. Anzi no, mi analizzò. Anche io l' osservai, ma non notai nulla di diverso, solo la ricrescita della barba e qualche punto nero che mi sarei divertita un mondo a spremere se solo fossimo stati in confidenza.

«Ti sei dimagrita?» Mi chiese, senza nessun preambolo. Eccoci di nuovo. La barba di Graham non era più brizzolata come i capelli, entrambi erano gialli canarino. La porta azzurra? Anch' essa gialla canarino. I piedi cominciarono a non reggermi più in piedi, anzi no, forse era la mia testa a girare, no aspetta, era il mare sotto i miei piedi a farmi traballare. Un mare giallo.

«Meglio magra che grassa Devil, lo sai che ne penso.» Mi disse un uomo giallo. Sembrava un misto tra un Minions ed Homer Simpson.

«Non mangiare per cena oggi, ciò che sei non ti permette di farlo, altrimenti non piacerai a nessuno.»

«Papà, ma la signora Rodriguez dice che sono troppo magra!» Gli gridò una bambina, altrettanto gialla, e stanca di non poter mangiare. Si vedeva da come faceva fatica a reggersi in piedi, o dagli occhi spenti, o dalle piccole ossa visibili sotto un sottile strato di pelle. Ma lui le diede uno schiaffo, e quando fu caduta a terra le diede un calcio sul ventre.

«Ti avevo di non parlarci con quella vecchiaccia, Devil!» E tirò un altro calcio alla bambina. «Farà una brutta fine anche lei se solo ci riparli!» E un altro calcio, ma stavolta sul petto ancora incolto. La bambina sapeva che non avrebbe mai fatto nulla alla signora, nemmeno lui aveva più la forza di picchiare qualcuno. Alla bimba faceva male solo perché era più piccola e fragile di lui, ma se fosse stata più forte, lui non avrebbe osato toccarla. In quel momento si promise che si sarebbe allenata per tutta la vita per sconfiggere quell' enorme omone giallo.

E d' un tratto riaprii gli occhi. Ero tra le braccia del dottor Graham, ed il mio visto era bagnato tra un misto di sudore e lacrime. Mi staccai immediatamente, ma ebbi un capogiro, e mi appoggiai al muro. Già detestavo ricevere aiuto, figurati da un dottore, che di sicuro se ne sarebbe uscito con la solita frase "vieni fatti visitare".

No! Non mi sarei fatta visitare, altrimenti mi avrebbero tenuta mesi in ospedale senza poter vedere mio fratello, senza poter andare all' Universal. E sapevo benissimo cosa sarebbe successo se non avessi rispettato gli appuntamenti con l' Universal. Iniziai a correre come una forsennata, con il dottor Graham alle mie spalle che mi chiamava, per la prima volta, con il mio nome.

Continuai a correre, con non so quale forza, anche quando fui fuori, in strada. Forse non era la forza a farmi correre, ma solo il panico. Le macchine suonavano i clacson, facevano i fari, e frenavano bruscamente, ma io continuai a correre in mezzo al traffico di Miami mentre cercavo di fermare le lacrime.

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