CAPITOLO 11

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DEVIL

Durante la settimana continuarono ad arrivarmi vestiti eleganti da indossare la sera. La signora che I Bloodiest avevano puntato scoprii chiamarsi Sarah, e scoprii anche essere una presenza piacevole con cui parlare. Non sapevo cosa avevano in mente di farle, ed è ciò che pensai per la maggior parte del tempo che attendevo che l' ascensore  aprirsi per lasciarmi l' accesso alla sauna al ventiduesimo piano.

La sauna era tranquilla e silenziosa, ed il vapore coccolava la mia pelle stanca. Sapevo che ogni vittima era torturata nella sua rispettiva cella. Quelle dannate celle. Quelle dannate figure dai capelli corvini e le vesti bianche. Mi venne da vomitare al solo pensiero.

La sauna era totalmente deserta, così decisi di sedermi, e nonostante la mia postura rimanesse sempre molto rigida, provai a rilassarmi. Lasciai cadere l' asciugamano, rimanendo in intimo, perché anche se era mattina presto temevo che qualcuno potesse entrare.

Avevo una strana sensazione addosso: avrei voluto rilassarmi, eppure la mia mente non ne voleva sapere di staccare.

Il vapore carezzava la mia pelle distendendo le mie membra tese, eppure sussultai quando sentii un rumore. Cercai di captare ogni singolo rumore, eppure nessun suono giunse alle mie orecchie. Mi alzai, cercando la fonte del rumore, magari qualcosa che fosse caduto, o qualcuno che fosse entrato nella sauna, eppure non trovai nulla, così mi rimisi seduta sulla panca dove giaceva il mio asciugamano.

Cercai di rilassarmi di nuovo, eppure ricordai di quel vago accenno di Sarah al fatto che non le piacesse essere toccata, per via di ricordi passati. Quella povera donna sembrava averne passate di tutti i colori, eppure io, dal mio piccolo angolo da persona pregiudicata, non riuscivo a perdonarle quell' accenno al fatto che avesse abbandonato sua figlia.

LOKI

Il suo cipiglio pensieroso era il mio più grande punto interrogativo. Riuscivo a vederla a stento dal ripostiglio dove mi ero rintanato, ma se si fosse spostata non sarei riuscito a vederla così bene.

Dentro quel ripostiglio stavo per morire asfissiato, ed il mio respiro, contro la mia volontà cominciò a diventare affannato, e lei alzò lo sguardo puntandolo nei miei occhi, ed io smisi di respirare.

Lei mi fissò come se riuscisse a scorgermi da oltre le pareti, si alzò, ma poi scosse la testa, raccattò l' asciugamano e uscì dalla sauna. Io ripresi a respirare.

****

La cantina privata dell' albergo era allestita perfettamente come un cantina per degustare i vini. L' avevamo prenotata solo per noi. Un tavolino rotondo al centro della cantina, mentre addossati alle pareti erano sistemati i mobili dove erano riposte ordinatamente le bottiglie di vino, ordinate per l' anno di produzione.

La sala era illuminata da lanterne elettriche a luce calda, che oscurava parzialmente i tratti dei miei due amici di fronte a me.

La cameriera con le tette strette in un completo che sarebbe potuto appartenere ad una spogliarellista si avvicinò di nuovo al mio orecchio, schiacciando la sua quarta contro la mia spalla, chiedendomi se volessi altro vino, nonostante avesse ben notato che il mio bicchiere era lì da tutto il pomeriggio. Invece Tyler ed Ares se lo fecero riempire un' altra volta.

«Quindi? Questa volta a chi tocca?» Chiese Tyler, riferendosi a ciò che avremo fatto poi con Sarah.

«A me è toccato il turno l' altra volta, se volete però sono disponibile.» Disse Ares con un sorrisetto, portando alle labbra il bicchiere di vino rosso.

«A me è toccato la volta precedente ancora, in realtà, dai turni scritti toccherebbe a te Loki.» Precisò Tyler, dopo di che ci fu un attimo di silenzio.

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