Capitolo 6

13.5K 517 13
                                    

Siamo a dicembre inoltrato ormai, la brina che ricopre l'erba tagliata scintilla a contatto con la luce del sole e io, sono appena tornata dalla mia corsa mattutina. Dopo una doccia veloce, sistemo i capelli rossi raccogliendoli solo davanti, lasciando che poi ricadano tutti dietro le spalle. Guardo le mie iridi solitamente azzurro ghiaccio cambiare leggermente colore, andando sulla tonalità di verde acqua. I miei occhi sono una delle poche cose che amo di me. Indosso la divisa, la giacca di jeans e lo zaino. Attacco il cavo delle cuffie al telefono e mi dirigo verso la fermata. Amo l'inverno e a New York lo sto vivendo proprio bene. C'è quel freddo che piace a me, quello che pizzica gli occhi, la pelle, ma non è gelido. O per lo meno per me non lo è. L'autobus passa qualche minuto in ritardo ma riesco ad arrivare puntuale. In questi mesi io e Lucy abbiamo lavorato alla ricerca di storia che il professore ha ritirato pochi giorni fa. Spero oggi la riconsegni, sono curiosa di vedere come è andata. Si lo so che ho detto che odio la scuola, ed è vero, ma per fare quella ricerca ne abbiamo fatte di tutti i colori. Al museo Lucy ha staccato per sbaglio l'osso di un dinosauro e l'ha usato come boomerang, dato che secondo lei ne aveva la forma. Il risultato é stato una vetrina, che conteneva vecchi utensili, frantumata. Un altra volta, mentre leggevo dei libri storici, ha sbattuto il bicchiere pieno di cocacola sul tavolo bagnando le pagine. Inutile dire che sono diventate illeggibili e quindi abbiamo dovuto cercare tutto su internet. Ció mi ha provocato un gran mal di testa che è durato due giorni.
Entro in classe e a mia sorpresa, (notando lo sguardo sgranato degli altri, devo dire anche per la loro) Lucy mi abbraccia, lasciando che inspiri il suo profumo di fragola per qualche secondo. Sento una strana sensazione di benessere pervadere il mio corpo, ma quando sto per ricambiare lei si stacca. Si siede al suo banco come se nulla fosse, ed io faccio lo stesso ancora un po' stordita. Le prime due ore passano lentamente tra fisica e storia, dove il prof annuncia di riportare le ricerche entro la fine della settimana. Mi annoio a morte, fino a quando non suona la campanella della fine della seconda ora. Mi alzo quasi di scatto e in fretta metto le cose nel mio zaino. Perchè ho fretta? Oggi c'è musica, ed io amo la musica. Guardo Lucy in modo stizzito perchè fa tutto con calma, troppa calma. Sbuffo e inizio a metterle le cose nella borsa. Mi blocco solo quando mi accorgo di avere le sue labbra vicino alle mie. Sento il mio stomaco contorcersi e il mio corpo fremere. Alzo i miei occhi puntandoli nei suoi, e lí lo vedo: ha uno sguardo profondo e pericoloso, colmo di desiderio e di malizia. Sorride e allontanandosi improvvisamente si avvia alla porta. Rimango sorpresa e confusa a quell'azione, ma poco dopo inizio ad innervosirmi. Perchè deve fare così?
• • •
La lezione è iniziata e stiamo parlando della musica francese, quando all'improvviso la prof fa una domanda inaspettata.
<Chi di voi ascolta musica francese?>
Io senza pensarci due volte alzo la mano, e così fanno Rosa e altri due ragazzi. Spero non chieda di cantare quando:
<Chi vuole suonarci o cantarci un pezzo e spiegarlo?> ecco, immaginavo. I due ragazzi dicono solo il titolo dicendo di non sapere bene il francese e la pronuncia. L'insegnante sta per chiamare me, quando Rosa si mette in mezzo.
<Io ne ascolto varie, ma se vuole le canto una canzone di Jena Lee. Mi piace molto Je suis.>
La sua voce leggermente squillante fa saltare la professoressa che peró annuisce entusiasta. Inizia a cantare senza musica, facendosi dare il ritmo da Travor, che batte le mani sopra un tamburello. Alla fine dell'esibizione tutti applaudono, me compresa anche se non per molto. È brava devo ammetterlo. Non me l'aspettavo, anche se qualche nota l'ha un po' stonata e ha la voce flebile, come se da un momento all'altro le corde vocali potessero spezzarsi. Quel tipo di voce non mi è mai piaciuta. Mi sa di fragile.
<E tu Amy? Non ci canti nulla?>
chiede gentilmente l'insegnante.
-No, non ne ho molta voglia in questo momento- affermo, cercando di essere gentile. La prof fa' una faccia leggermente triste e mi risponde con un "Va bene allora". Sospiro rilassata, quando una voce a papera rompe il silenzio che si è creato.
<È solo una scusa per non fare brutta figura, ma puoi dirlo che non sai cantare>.
-Taci, potresti pentirtene. Non faccio mai cose che non ho voglia di fare.- ribatto fredda gelandola con lo sguardo.
Lucy mi sfiora la mano e in quel momento la guardo distrattamente. Mi fissa un po' preoccupata e di rimando io le faccio l'occhiolino.
<Io dico che invece menti.> sbuffa Rosa. Ok ora basta.
-Bene l'avete voluto voi.- dico sospirando pesantemente.
La prof in tutto questo non è riuscita a dire nulla ma ora si è preparata ad ascoltare. Inizio intonando le note di "Comment vivre sans toi" di Caroline Costa.
-Je ne trouve pas plus le mots,
pour te parler de mon coeur.
L'espoir n'est plus qu'un tombeau,
où l'on enterre le bonheur.
Tout les pétales de ma vie,
se sont fanés aujourd'hui,
restent nos souvenirs d'hier et, pour ce jour nos prières.
Mais comment vivre sans toi,
si tu n'es plus là?
Mon coeur te cherche,
mais mes yeux ne te trouvent pas.-
Continuo a cantare mentre penso a tante cose: a mia sorella, alla mia vita, a me stessa. Canto ad occhi chiusi e con una tristezza che non sapevo di aver dentro. Quando finisco riapro gli occhi e vedo tutti sorpresi e a bocca aperta. Perfino Rosa e Tania. La prof si asciuga un paio di lacrime e mi applaude. Poco dopo viene seguita da tutta la classe, tutti tranne Lucy. La campanella suona e tutti escono a fare l'intervallo. Io mi volto dalla parte opposta e alzo la testa. Riesco a bloccare le lacrime e a calmarmi.
~Sei stata fantastica~ dichiara Lucy dietro di me. Ma non era uscita anche lei?
-Dalla tua faccia non sembra- ribatto acida.
~Sono solo rimasta incantata dalla tua bellissima voce.~ e detto questo mi abbraccia da dietro, appoggiando il mento sulla mia spalla destra e inspirando il mio odore. La conosco da quattro mesi ormai, ma non ha mai fatto così.
~La prossima volta mettici meno te stessa, hai passato la tua tristezza in ogni parte di me.~ sussurra piano. Si stacca velocemente ed esce dall'aula, lasciandomi sola e confusa, un altra volta.

You're my storm.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora