Capitolo 23

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Ha uno sguardo colmo di rabbia, che muta solo quando le accarezzo una guancia.
-Andrà tutto bene, so difendermi- la rassicuro.
~Era la fine dell'anno scorso, maggio se non sbaglio, quando accadde a me la stessa cosa~ inizia all'improvviso mentre riprende a giocare con i miei capelli.
~Le avevo risposto male perchè era dall'inizio dell'anno che non faceva che richiamarmi per ogni singola cosa io facessi o dicessi. Quando tornai a casa mi chiamò dicendo di dovermi parlare, quindi il giorno dopo sarei dovuta rimanere a scuola un ora in più~ sorride amaramente. Sospira e riprende il racconto.
~Provó a violentarmi mentre ripeteva "la prossima volta sarai più educata" e più provavo a levarmela di dosso più lei non si spostava. Riuscii a scappare perchè le spruzzai lo sprai al peperoncino negli occhi.-
Sento il battito del suo cuore accellerare. Capisco dove vuole arrivare con questo discorso ed era ciò che temevo potesse accadermi.
-Shh, basta, non dire altro ho capito- dico abbracciandola.
-Te lo prometto, non abbasseró la guardia nemmeno per un secondo, ti chiameró se succederà qualcosa.-
Ricambia l'abbraccio e poco dopo la bacio. Nei suoi occhi intravedo paura e non voglio lei ne abbia.
-Lucy?-
~Dimmi piccola~
-È per questo che non volevi rispondessi vero?-
Annuisce sorridendo amaramente.
-Mi dispiace, ma staró attenta promesso- le dico poi sorridendo e riprendendo la posizione precedente. Mi addormento con la sua mano tra i miei capelli, il battito del suo cuore, il suo profumo che per me ormai è ossigeno e la sua voce, che ha iniziato ad intonare "Skinny love".
• • •
Sono a scuola ed è ormai l'ultima ora. Non sto seguendo nemmeno una parola di ció che l'insegnante di francese sta dicendo, sono troppo occupata a pensare ai dolori sulla mia schiena, sul collo e sul resto del corpo. I graffi causati dalle unghie di Lucy bruciano un po' e i succhiotti hanno già il verdognolo dei lividi. Per fortuna le camice dell'uniforme erano pulite, così ho potuto indossarne una e coprire i segni sul collo. Suona la campanella ed io sospiro esausta. Dopo quella piccola dormita di ieri abbiamo rifatto l'amore, ma il mio corpo penso non abbia retto il troppo sforzo. Mi alzo lentamente e vado verso Lucy che al contrario di me, sembra in grandissima forma.
~Mi sa di aver esagerato un po'~ dice ridacchiando. Vedendola in forma e fiera di se provo a farla ricredere, non puó averla vinta cosí.
-Ah davvero? Io non ho sentito nulla, sono in perfetta forma- forzo un sorriso e mi comporto normalmente. Mi guarda divertita e senza farlo notare, mi sfiora di proposito la parte intima facendomi trattenere un sussulto.
-Ancora nulla- dico sfidandola.
Capisco di essere provata dal momento in cui lei mi tocca semplicemente i fianchi. Sento brividi percorrermi ovunque, la pelle d'oca e come se non bastasse, riaffiorano tutti i ricordi del giorno prima. Appoggio le mani sulle sue braccia e stringo i lembi della camicia. Sento le guance di fuoco e questo mi fa sentire vulnerabile.
~A quanto pare mi sa che ho ragione~ mi sussurra all'orecchio.
Mi abbraccia improvvisamente, ormai non c'è nessuno da cinque minuti e quindi ci lasciamo andare.
~Come posso lasciarti andare se hai la sensibilità del corpo a mille? E se non ce la fai? E se...~
-Shh, calmati. Andrá bene, so controllare le mie emozioni e il dolore-
Stringe la presa e respira il mio profumo come se fosse l'ultima volta che mi vede.
Mi accompagna fino all'aula in questione e dopo un lungo bacio mi lascia entrare. Chiudo la porta dietro di me, sperando che lei non se ne vada. Trovo la prof seduta sulla cattedra e lo sguardo che mi rivolge mi stordisce. Indossa dei pantaloni stretti neri, una camicia bianca trasparente e sotto una canottiera dello stesso colore. I tacchi neri la alzano di cinque o sei centimetri, portandola ad essere più alta di me. Mi invita a sedermi sulla sedia difronte a lei e di malavoglia lo faccio.
<Bene, Amy, ci rivediamo> inizia con tono indifferente. Io non dico nulla, mi limito a guardarla. "Stai calma" mi ripeto in modo continuo. Si alza e inizia a girarmi intorno squadrandomi, poi si ferma davanti a me dopo il secondo giro e inizia a fissarmi.
<Da dove cominciamo...> pensa ad alta voce.
<Alzati di più la gonna> dice all'improvviso. Sta scherzando spero. Io non intendo farlo, la porto bassa per far vedere il meno possibile le gambe e lei vuole che la alzi?
<Ubbidisci Flatcher, o vuoi che lo faccia io?> propone maliziosa.
Dopo questa frase faccio come mi chiede, ma non di molto.
<Ora dovrai scusarti per ciò che hai detto ieri, non sei stata educata> dichiara fredda.
Se solitamente la sua voce ha un non so che di fastidioso, in questo momento è bassa e suadente, come se fosse un altra persona. Inarco un sopracciglio irritata. Io non chiedo MAI scusa. Solo in casi straordinari. Non dico nulla, la guardo solamente impassibile.
<Ho sentito dire che sei tosta, ma ti spezzeró. Chiedi scusa> ordina. Non rispondo. Si dirige verso di me e prova a tirarmi uno schiaffo, ma le blocco la mano.
<Come sta Lucy?> chiede improvvisamente. Sono sorpresa dalla domanda e lei ne approfitta per liberarsi dalla mia presa e spingermi a terra, sedendosi poi su di me. Questa situazione non mi piace. Con la caduta i graffi sul mio dorso vanno a contatto col suolo, provocandomi un leggero bruciore. "Ho affrontato di peggio" mi dico. La spingo via da me per le spalle e mi alzo velocemente mettendo distanza. Si alza divertita e inizia a ridere.
<Ora te ne pentirai brutta puttanella> e detto questo si fionda su di me. Riesco a evitarla la prima volta, ma la seconda mi afferra per un braccio e mi sbatte su un tavolo. Al solo contato con questo, mi mordo il labbro inferiore per trattenere il dolore. Mi blocca i polsi con le mani e agilmente si siede sulla mia intità. Quel semplice contatto mi da scariche di adrenalina assurde, e maledico il mio corpo di essere così sensibile. Cerco di spostarla, di toglierla da me ma non ci riesco, in cambio ottengo una specie di pizzicotto. Si avvicina alle mie labbra ma le tiro una testata che le fa perdere l'equilibrio. Mi libero e la spingo via.
-Mi fa davvero schifo lo sa? E si scordi che io mi scusi, dovrebbe farlo lei invece-
Non so perchè ma inizio a sentirmi strana, più stanca di prima, le mie gambe cedono e mi ritrovo a terra. La guardo con rabbia e disprezzo. "Non posso essere così messa male" penso tra me e me.
<Tranquillante, è una piccola dose, ma per un paio di minuti avrai la forza di un neonato> dichiara vittoriosa. Si siede su di me e inizia a fissarmi come fossi un trofeo.
<Scusati e ti lasceró stare> è calma, anche se sulla sua fronte c'è una macchia rossa. Devo averle dato una bella testata.
-No-
<Scusati ho detto> inizia ad arrabbiarsi.
-No-
<Bene, come vuoi.>
Inizia a sbottonarmi la camicia, ma si ferma dopo il terzo bottone.
<Vedo che te la fai con qualcuno che calca la mano> dice con una strana espressione.
-La cosa non la riguarda- sbotto acida. Cerco di muovermi ma alla mia azione lei mi da uno schiaffo in pieno viso. Sento la guancia destra pulsare, ma mi impongo di non fare uscire nessun gemito dalla mia bocca.
-Non mi spezzerai- sibilo.
Mi tocca una coscia e li sgrano gli occhi. "No" "no" "no" penso ossesivamente. Sento il formicolio diminuire e riesco a chiudere le gambe. Provo a muovere le braccia ma non ho ancora abbastanza forza.
<Non puoi scappare, avró quel che voglio> mi sussurra all'orecchio. Provo di nuovo ad alzarmi, ma lei mi fa voltare a pancia in giù. Mi lecca il lobo dell'orecchio e va a scendere sempre di più, fino al collo. Passa una sua mano sotto la mia camicia, arrivando al reggiseno.
<Scusati o te ne pentirai> dichiara un ultima volta. Inizia a passare una mano sulle mie cosce, fino ad arrivare a toccarmi il sedere. Riprovo ad alzarmi ma lei mi spinge giù con facilità. Noto che le forze stanno ritornando e mi costringo ad aspettare il momento giusto.
-Perchè io?- chiedo cercando di guadagnare tempo.
<Perchè mi attrai> e detto questo infila la mano sotto gli slip.
-Non ci provare nemmeno.-
<Altrimenti?>
Mi alzo di scatto facendola cadere all'indietro, salgo su di lei e le afferro il collo tra le mani. All'improvviso si spalanca la porta e il tonfo che produce mi fa saltare e allontanare. Le gambe cedono e mi ritrovo in ginocchio, mentre la figura all'entrata della porta si dirige verso di me.

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