KILLIAN
Credo che stamattina, tutti noi abbiamo provato lo stesso sentimento: panico. L'email che il coach ci ha inviato, ha fatto sì che Jack rimanesse bloccato in bagno per due ore, e Gerald preparasse i pancake senza uova, il ché è stato orribile per me dover annuire ogniqualvolta continuava a lasciarmeli cadere sul piatto con un'ansia tale da portarlo a mordicchiarsi le unghie.
Cristo, Dunn. Quattro giorni e li hai già terrorizzati.
È il mio quarto giorno con loro e mi tocca anche fare da babysitter. Dopo aver rassicurato Jack che anche se l'email potrebbe sembrare minacciosa, dato che ha espressamente detto di portare i nostri culi scarsi all'Auditorium per un meeting all'ultimo minuto con la dirigenza, non c'è nulla da preoccuparti, visto che stiamo parlando di Dunn.
Penso che abbiano ancora paura di lui, per via dei suoi modi non del tutto docili. Ieri per esempio, ci ha sbattuti in pista alle cinque del mattino, e ci ha portati sfiniti fino alle otto. Tre ore di allenamenti, che in tutta la mia vita non avevo mai sentito disintegrarmi in quel modo.
Qualcuno sbagliava un passaggio? Ecco che coach Dunn fischiava e si doveva ripetere l'azione finché le volte giuste superavano l'errore.
Penso di aver perso la sensibilità alle gambe, dopo la quarta volta che mi ha sgridato di concentrarmi sul dannato puck e non sull'avversario. In effetti è sempre stato uno dei miei problemi, dovuto al fatto che da piccolo giocavo come difensore e non come attaccante.
Ho iniziato ad assumere un ruolo diverso quando alle superiori Dunn mi ha chiamato in disparte e mi ha detto che dalle prossime partite con lui, avrei giocato come attaccante.
Non so che tipo di potenziale aveva visto in me. All'epoca erano molti i ragazzi che cercavano di ritagliarsi un posto in qualche squadra universitaria, ma ciò non toglie che io non fossi in gamba.
Ho sempre dato il massimo sul ghiaccio, fin da piccolo.
All'età di sei anni, qualcuno aveva spedito a casa mia, erroneamente, una lettera che diceva che avevo vinto un anno di allenamenti nella squadra 'piccoli ice skater' a pagamento della città. La cosa assurda era che né io, né mia nonna e né mia madre, ne avevamo fatto domanda.
Alla fine nonna mi ha portato con riluttanza a uno di quegli allenamenti e infine mi sono ritrovato ad essere uno dei punti forti e a vincere ogni anno il pass per essere parte della squadra gratuitamente.
Quando nonna morì tre anni dopo, avevo nove anni. Mamma non era mai stata d'accordo che io diventassi un giocatore di hockey o anche solo che praticassi quello sport. Ha sempre odiato tutto di quel mondo fatto di puck e adrenalina, e così, iniziai ad andare da solo e all'insaputa dell'unica donna che avrebbe dovuto accettare non solo la mia passione, ma anche me.
In fondo mia madre non è mai stata una vera madre.
Tuttavia come ho già detto, non c'è nulla di cui preoccuparsi con Dunn, anche se spero che non cambino gli orari degli allenamenti.
Allenarci al mattino a me aiuterebbe un casino con le lezioni e i due lavori che ho trovato per mantenermi qui, pagare i numerosi debiti di mia madre e inviarle qualche soldo per evitare di farmi intasare come suo solito il cellulare e la segreteria di messaggi.
È una situazione davvero complicata, ma finché sono all'università, ho bisogno che tutto combacia e vada per il verso giusto.
«Cristo, non so voi ma il mio stomaco si sta lamentando di nuovo», mormora Jack, controllando il suo cellulare. «Avanti, piccola, ho bisogno di qualche rassicurazione...»
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THE PUCK PROMISE
RomanceBea ha una passione: l'hockey. Dopo essere stata infortunata, il suo unico obiettivo è riprendere da dove aveva lasciato e ottenere la qualificazione nella nazionale femminile di hockey. Killian è il nuovo arrivato, distaccato, maleducato e... irres...