(TUTTI MERITANO UNA CHANCE)
KILLIAN
Tre mesi prima
Credo di essermi fottuto da solo: la carriera, un contratto triennale entry-level nei Canucks per il prossimo anno e tutto quello per cui avevo duramente lavorato negli anni precedenti.
Be' c'è da dire, che almeno i penultimi ancora a distanza di giorni non si sono fatti sentire. Ma non manca molto affinché prendano una decisione e scelgano di strappare quel pezzo di carta che con tanto orgoglio, ho firmato un mese fa.
Un mese fa. Cristo, mi manca l'aria solo al pensiero. La finale del Frozen Four che abbiamo vinto: un sogno che si avvera.
Tuttavia, quello che ho davanti ora, mentre riempio un'altra pinta è invece l'ennesimo incubo che accompagna la mia vita da sempre.
Sì, il coglione che abbandona la panchina della nazionale di hockey nel bel mezzo della partita, dopo che il coach gli ha detto qualcosa, sono io.
Il coglione in televisione a cui ora tutto il bar ha puntato gli occhi.
Molti credono che sia stato per via del coach Tersel, il motivo per il quale io abbia lasciato quella partita e quindi ulteriormente fatto fuori dalla squadra. Forse dovuto anche all'immagine che ora sta venendo proiettata in tv, dove il coach, rosso di rabbia mi intimava qualcosa che loro non sanno: rientrare in pista.
Non potevo e se tutt'ora ce l'ho con me stesso è perché la mia vita è una merda. Nel vero senso letterale e figurativo della parola.
«Eccoti qui, Carter!»
Quella voce. Aggrotto la fronte e mi giro verso l'entrata del bar dove lavoro durante l'estate per ripagare i numerosi debiti che ho sulla testa.
Sgrano gli occhi e scuoto la testa per cercare di vederlo meglio. È lui o è solo la mia immaginazione?
Sorrido. «Coach Dunn.»
Larry Dunn, il signore dai corti capelli grigi e lo sguardo sempre imbronciato è colui che ha accompagnato me e il Michigan alla finale del Frozen Four, decretando la nostra vittoria e la ventisettesima per il Michigan nella storia dell'hockey universitario. Per quanto riguarda l'hockey universitario è una vera e propria leggenda. Cosa che invece non si può dire della sua carriera da ex giocatore di hockey professionista: quattro anni con i New Jersey Devils e quattro annate da dimenticare, finché non si è infortunato e ha deciso di lasciare la squadra.
«È da stamattina che sto girando la città per trovarti. Cristo, quanti diavolo di lavori fai?» Chiede divertito, sedendosi su uno sgabello.
«Birra?»
«Sì e qualche stuzzichino.»
Ridacchio qualcosa e gli stappo una birra, per poi passargli un piattino con delle olive e noccioline. «È tutto quello che può offrire la casa.»
Fa un gesto con la mano e beve un sorso, prima di dirmi. «Prima di iniziare, ci tengo a dirti che non me ne frega un cazzo di quello che dicono in tv. Sei uno dei miei migliori attaccanti, so quanto vali e ti voglio nella squadra.»
Rido. «Coach, sono già nella squadra.» L'alcol gli ha già annebbiato i ricordi o ancora non mi è arrivata la notizia che sono stato fatto fuori anche dal Michigan?
«Oh, l'annuncio della mia dipartita non è giunto...»
Cosa? «Cosa!?» Cosa cazzo sta dicendo? Se ne va? «Non può andarsene. Non ora che la squadra...»
«Sì, sì, la squadra se la caverà anche senza di me.» Beve un sorso veloce sotto il mio sguardo confuso, e poi ritorna: «Intendo, noi.» Il sorriso finale non mi piace proprio. Noi?
Allora è ufficiale: mi hanno fatto fuori.
«La Silverleaf university mi ha chiesto una mano per risanare la squadra di hockey...»
Qui scoppio in una fragorosa risata. «Aspetta, intende quei perdenti?»
«Killian...»
«Da quando non mettono piede in una finale del Frozen Four?» Quei rammolliti non sanno nemmeno cosa sono i play-off. L'ultima volta che li abbiamo avuti come avversari durante il campionato dello scorso anno, li abbiamo stracciati per 7-0 e ci siamo fermati perché altrimenti sarebbe risultato da veri stronzi segnare ancora. In più il coach ci ha richiamati per dirci di divertirci e non strafare, visto che all'andata li abbiamo battuti in casa per 12-2.
Lo stesso coach che ora ci sta lasciando per loro.
«Credo da... Brandon Evans. Sì, da quando ancora non si chiamava Frozen Four.»
Rido ancora e scuoto la testa. Non posso pensare che un tipo come lui, abbandoni una squadra come la nostra, per il nulla.
«Quindi mi faccia capire, lei se ne va e io sono stato fatto fuori dalla squadra dove giocavo?»
«No, Killian. Tu vieni con me.» Beve tranquillo un sorso di birra, mentre io resto senza parole: non nel senso buono. «Penso chiunque meriti una chance, giusto?» Posa la birra e sorride. «Prepara le valigie, tra meno di tre mesi sarai un nuovo studente della Silverleaf University. Ringraziami dopo.» Ringraziarlo? È pazzo?
«Coach, ho dei debiti con...»
Sorride e posa una banconota da dieci dollari sul bancone.
«Tieni il resto.»
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THE PUCK PROMISE
عاطفيةBea ha una passione: l'hockey. Dopo essere stata infortunata, il suo unico obiettivo è riprendere da dove aveva lasciato e ottenere la qualificazione nella nazionale femminile di hockey. Killian è il nuovo arrivato, distaccato, maleducato e... irres...