10. SOMIGLIANZE AMBIGUE

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BEA


Durante la 'settimana della beneficenza', un nome molto ambiguo per non chiamarla 'settimana in cui dobbiamo leccare il culo agli sponsor', la Silverleaf cerca di partecipare a ogni evento benefico presente nello Stato del Michigan.

Due giorni fa mi sono ritrovata con O'Neal della squadra maschile di hockey a una mostra d'arte futuristica dove un tipo ha pensato bene di dipingere in modo molto singolare e astratto 'l'hockey e le sue emozioni', un'opera d'arte da oltre un milione di dollari che non rappresentava altro che macchie sparse di qua e là, su una tela.

Se quello me lo chiamava 'hockey', l'emozione che ho provato io è meglio non dirla.

Al momento è in lizza come la prima classificata tra le serate peggiori della mia vita e non è nemmeno la sola. Ieri ad esempio, ho dovuto aspettare due ore Clarissa e Denver che finivano di limonare, dopo che la squadra maschile aveva vinto la loro prima amichevole in casa contro quelli della Brown. Per poi presenziare a un evento montano sul riscaldamento globale.

Spero che almeno oggi vada bene. Sarà l'ultimo evento a cui dovrò prendere parte e poi ufficialmente la settimana della beneficenza è conclusa, lasciando spazio alla 'settimana del campionato' per quanto riguarda la mia squadra. Spero che le ragazze diano il meglio anche senza di me, ma non lo metto in dubbio.

Finisco di asciugarmi i capelli e infilo uno dei vestitini eleganti ma non troppo che uso in genere per serate come queste: abbastanza lungo per non sembrare da festa e stretto per non risultare da suora. In più si abbina perfettamente ai colori dell'università dato che è blu scuro e il dress code per l'evento richiede qualcosa di formale.

Finisco con il trucco ed esco dalla mia camera, andando in soggiorno.

«Con chi ti hanno affiancato questa volta?» Mi domanda Mad curiosa, mentre scrive al computer un altro dei suoi articoli. Penso che sia già al lavoro con la prima pagina del giornalino universitario.

«Jack e dovrebbe venire qui fra...» Qualcuno bussa alla porta, nonostante sia in anticipo di mezz'ora. «Ora.»

Mad sbuffa annoiata e si alza dal divano con il computer in mano. «Vado in camera mia», mi annuncia.

Annuisco e mi affretto ad aprire la porta, trovandomi davanti Jack, in abito da sera blu navy, camicia bianca sotto e un mazzo di fiori in mano.

«Tu e Killian avete di nuovo distrutto il prato della Delta Phi?» Domando divertita, lasciandolo entrare dentro.

La notizia di un 'agguato' ai danni della confraternita femminile, ha fatto il giro dell'Università. Le ragazze hanno anche sporto denuncia e pregato, anzi, per meglio dire, supplicato, Mad di far uscire un articolo affinché i responsabili vengano trovati al più presto.

Nemmeno se avessero ucciso qualcuno.

In ogni caso, io, Mad e Stella, sappiamo chi sono stati i veri colpevoli, visto che tutto è successo lo stesso giorno in cui Killian mi ha portato in casa l'intero giardino della sorellanza.

Gli occhi blu di Jack mi scrutano per poi dire: «Non questa volta e i fiori sono per Mad.» L'avevo capito e anche se fossero stati per me, non li avrei accettati. Conosco la regola del 'non toccare o guardare l'uomo delle altre, anche se questo non è altri che un amico', e rispetto la decisione di Mad di tenerlo a distanza, nonostante le piace. «A proposito, dov'è?»

«In camera sua e non vuole essere disturbata», avviso.

Piega la testa e mi sorpassa, andando in corridoio. Lo osservo confusa, chiedendomi come diavolo faccia a sapere dove si trova la stanza di Mad, se non ha mai messo piede qui e le porte sono tutte uguali: tranne quella di Stella, che ha sopra attaccato un vecchio sticker con su scritto: 'Sto per avere un orgasmo, non bussate.'

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