20. COLPA DELLA GELOSIA

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KILLIAN


«Non ci posso credere! Cazzo!» Esclama Jack, mentre si riempie con una mano un bicchiere di vodka e con l'altra controlla il cellulare.

«Cosa?» Domando confuso.

È da quando siamo arrivati a casa che controlla il cellulare assiduamente, quasi come se stesse aspettando notizie da qualcuno o qualcosa. L'ultima volta che l'ho visto così ansioso, era per l'arrivo dei nuovi pattini che gli ha spedito il padre.

Solo che ora sembra anche incazzato.

«Quel Thomas del cazzo ha portato la mia fidanzata a cena fuori.»

«Chi?»

«Thomas Fletcher del dipartimento di Finanza. Jack lo conosce perché hanno qualche corso in comune e a quanto pare anche un'ossessione.»

«Molto divertente, Gerald», replica piccato Jack. «Non sono io ad avere qualcosa in comune con quello stronzo, ma quel coglione a non raccapezzarsi che Mad è la mia ragazza.»

«Madelyn sa di essere fidanzata o è solo una cosa a senso unico.»

«Ah ah», fa Jack. «Sei invidioso, per caso?»

«Io? Nemmeno per sogno, amico.» Gerald beve dal suo cocktail e poi continua: «Preferisco una ragazza o ragazzo consapevole quando dico di avere una relazione con lui o lei.»

«Mad è consapevole», ribatte Jack irritato.

«Allora perché è a cena con un altro ragazzo?»

Okay, Gerald ha toccato quel tasto ora. «Perché la mia fidanzata fa la giornalista sportiva e quello stronzo fa nuoto!»

«Rilassati, bello. Non devi dirlo a me questo, ma a te stesso», ridacchia Gerald, andando via con il suo cocktail e un bel vaffanculo rivolto al nostro amico.

Jack scrive qualcosa al cellulare, poi alza lo sguardo a me. «Kill.»

«Sì?»

«Quanto mi reputi fratello da uno a dieci?»

«Che hai? Tre anni?»

Ci pensa un attimo. «No, venti.» Si ne ha tre ma intrappolato nel corpo di un ventenne. «Allora? Quanto mi reputi fratello?»

«Dieci?»

Sorride. «Mi presti la...»

«Scordatelo.»

«Ma non mi hai fatto nemmeno finire!» Non ci penso minimamente a prestargli il mio pick-up. Sono l'unico testimone vivente a sapere che Jack Marino non debba mai più in vita sua guidare un qualsiasi veicolo.

Come diavolo ha ottenuto la patente? Il padre era l'esaminatore?

«Per favore.» Confermato, i tre anni gli si addicono. «Per favore.» Oh, anche gli occhioni dolci. «Per favore, per favore, per favore...»

«Se metti le mani a mo' di supplica potrei pensarci su», ridacchio.

«Poi sembrerà che stessi implorando per il tuo uccello, amico.»

«Cazzo, no.»

Prendo le chiavi dalla tasca e gliele lancio. Le afferra al volo e sorride. So già di mio che è una pessima idea fargli guidare il mio pick-up di nuovo, ma in compenso se ritornerà a casa senza la mia macchina, potrà prendere in considerazione l'idea di non tornare proprio.

«Ti ci faccio il pieno come segno di gratitudine.»

«Portamela a casa e poi ne riparliamo», avviso.

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