7. ROVINA SOGNI

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BEA


È passata una settimana dall'incontro nell'Auditorium. Una settimana in cui la coach ci ha fatto sudare in campo e ricordato di prendere quest'amichevole contro i ragazzi come un pre-riscaldamento in vista delle amichevoli universitarie dei prossimi giorni.

Potremmo anche farlo, se solo noi ragazze non aspettiamo altro che questo giorno, per dimostrare al mondo che anche noi valiamo in qualche modo.

L'amichevole Silverleaf ad esempio è uno di quei giorni. Presentata inizialmente come segno di 'inclusione senza disparità' anni fa da un ex giocatore di hockey e sua moglie, con il passare del tempo, l'università ha voluto che questo 'progetto', avesse anche parvenza benefica. Ed ecco spiegato il motivo del perché oggi la Silver Arena, straripa di gente.

Anche se tutti sappiamo che in questo giorno, non siamo solo noi ragazze a dover dimostrare quanto valiamo, ma anche i ragazzi a dover dimostrare al pubblico qualcosa.

Chiudo gli occhi, prendo aria e ripeto il mantra che ho in testa: Va tutto bene, posso farcela, è solo un'amichevole, posso farcela, sono passati due mesi e mezzo dall'operazione, posso farcela.

Va tutto bene, Bee.

È solo una partita, ma l'ansia ogni volta mi divora. Se non avessi negli anni affinato la mia fiducia, penso che sarei rimasta ai tempi in cui quell'ansia si trasformava in un attacco di panico, prima di ogni gara.

A otto/nove anni non comprendevo perché prima di entrare in pista, mi sentissi sotto pressione: il cuore batte forte, il respiro diventa affannoso, si inizia poi a sudare freddo e le mani tremano, cercando un appiglio. Come se fossi da sola in una stanza buia, senza finestre, senz'aria e nessuno, nessuno poteva vederlo. Negli anni quella stanza lentamente si è allargata e piano piano, sono spuntate anche delle piccole finestre. È ancora in penombra però, ma la terapia e gli esercizi che ho imparato, aiutano molto.

Riapro gli occhi, mi sistemo il caschetto e i guanti ed entro in pista posizionandomi dietro Clarissa, quando sentiamo il fischio d'inizio e Killian vince il possesso del puck.

È la prima amichevole ufficiale della squadra maschile da quando lui è arrivato, e il gruppo sembra essersi solidificato anziché sgretolato, vista la partenza di Percival, il loro vecchio capitano. Potrei e dovrei dire anche merito del coach Dunn, perché sicuramente ha inciso molto sul morale della squadra e lo si vede in campo.

La partita è iniziata da poco e la squadra maschile è già in vantaggio di 1-0 su goal fenomenale di Killian.

Non mi ha dato nemmeno modo di arrivare a lui e braccarlo come si deve, che con un tiro ha centrato l'angolo alto della porta, spiazzando Polly, la nostra portiera e lasciando me senza parole.

Mi giro per assicurarmi che Polly stia bene, quando il gioco riprende e stavolta siamo in possesso noi, con Clarissa che passa il puck a Terha e quest'ultima che lo perde su contrasto di Jack, che subito lo passa a Killian, ma che stavolta non mi faccio sfuggire, visto che vado in difesa, mettendogli il bastone in contrasto e rubandogli il disco, per poi passarlo velocemente a Veronica con una steccata decisa.

«Bell'azione, cheerleader del ghiaccio», mi dice lui, allontanandosi da me.

Non faccio caso al suo commento ironico. Cosa pensava? Che per colpa che sono una femmina, non sappia come marcare e prendere il possesso? Lo sa o devo ricordare a lui e alla sua nuova squadra che lo scorso anno sono stati stracciati da noi?

Be', quest'anno le cose sono un po' diverse. Dopo aver passato il puck a Veronica, ecco che loro hanno di nuovo il controllo e quindi Killian segna allo stesso modo di come ha segnato il suo primo goal.

THE PUCK PROMISEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora