13. KILLIAN CARTER ETERNO STRONZO

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BEA


Lascio cadere il borsone che oramai iniziava a farsi pesante e mi appoggio al muro di fianco l'entrata laterale della Silver Arena. Controllo l'orologio digitale sul mio polso e poi mi guardo intorno.

Di Killian ancora nessuna traccia.

Eppure c'eravamo accordati per oggi. Ho anche come prova i messaggi di stamattina, in cui si accertava che mi sarei presentata. Be' a questo punto mi vien da dire, che avrei dovuto essere io quella che gli avrebbe dovuto scrivere di non dimenticarsi l'ora e di arrivare puntuale.

Ripesco il cellulare dalla tasca del pantalone.

ME: Mi sto preparando, sei già li?

KILLIAN: Sto per arrivare.

ME: Sono qui fuori.

ME: Ti aspetto.

ME: Continuo ad aspettarti.

E l'ultimo messaggio l'ho inviato dieci minuti fa.

Qualche minuto dopo aver infilato il cellulare in tasca, sbuffo e scuoto la testa pensando mi abbia dato buca. Riprendo il borsone in spalla e mi avvio verso la mia macchina. Sapevo che non c'era da fidarsi.

Una porta si apre alle mie spalle e mi giro, notando il viso di Killian sgusciare per metà fuori, e facendomi segno di entrare dentro, una volta avermi notata.

«Ti sto aspettando da venti minuti», mi dice in tono serio. Ah, lui?

«Anche io», replico seccata, raggiungendolo.

Lo seguo per il lungo corridoio. «Pensavo sapessi che avrei lasciato la porta laterale aperta.»

«Scherzi? Ho provato a mettermi in contatto con la tua testa, ma la telepatia quest'oggi è super intasata», replico ironicamente stanca. «Prova a cambiare operatore telepatico con uno più colloquiale, magari aiuta.»

Ride tra i denti. «Anche sarcastica.»

«Oh, ma guarda un po', ha detto due parole», mormoro, rubandogli un altro sorriso che contagia anche me. «E sorride pure.»

«Sorrido sempre.»

«Sì, certo, continua a dirlo a te stesso.»

Ci fermiamo entrambi davanti la porta degli spogliatoi maschili e lui incrocia le braccia. «Non ho le chiavi degli spogliatoi femminili.» Dannazione. «Non entro con te, se questo può rassicurarti ed è tutto pulito», spiega indicandomi con la mano di entrare.

«Okay, grazie.»

Entro e chiudo la porta alle mie spalle. È veramente tutto pulito e in ordine, rispetto a come mi ero immaginata uno spogliatoio maschile. So anche che Heath, l'uomo delle pulizie, passa a pulire prima della chiusura del centro, quindi resto sorpresa.

Mi siedo su una delle panche libere, dove noto all'estremità, il borsone di Killian con gli indumenti per il dopo-allenamento, sistemati per bene e le ciabatte per la doccia, in una busta trasparente.

È molto ordinato, rispetto al casino che si può trovare nel mio borsone.

Velocemente mi spoglio e indosso le protezioni, per poi infilare la maglia e i pantaloncini. Indosso i calzini e poi subito i pattini, che allaccio per bene.

Esco una volta aver fatto tutto, dirigendomi verso la pista e trovando Killian, intendo a sistemare ostacoli e sagome umane che di solito vengono usate per fungere da avversario. Penso che invece quello che mi verrà contro, umanamente parlando, sia lui. E non è che è piccolo eh, anzi, la sua corporatura è il doppio della mia, il che mi mette non poca ansia quando entro in pista e pattino verso di lui.

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