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Dietro le quinte, circondata dall'energia frenetica e dai sussurri degli altri partecipanti, sento il cuore che martella nel petto

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Dietro le quinte, circondata dall'energia frenetica e dai sussurri degli altri partecipanti, sento il cuore che martella nel petto. Sono Ginevra, e tra pochi istanti farò il mio ingresso sul palco di Amici. I banchi sono stati assegnati tre giorni fa, ma un imprevisto mi ha trattenuta, costringendomi a mancare. Ora mi trovo qui, per affrontare quella che sarà l'ultima selezione, la mia ultima possibilità.

Mentre cerco di calmare i miei pensieri, la voce della presentatrice, Maria, mi riporta alla realtà. Sento il mio nome risuonare nell'aria, pronunciato con quella sua inconfondibile calma che tuttavia riesce a far sussultare il mio cuore. È il mio turno. È il momento che ho atteso e temuto allo stesso tempo.

Con passi che mi sembrano più pesanti del solito, mi avvicino al centro del piccolo palco. Lì, davanti a me, vedo i volti attenti degli allievi già ammessi, quelli che spero diventino i miei futuri compagni di viaggio. Li saluto con un cenno nervoso, cercando di mascherare la mia timidezza, ma l'ansia mi stringe lo stomaco. Mi chiedo se i professori possano cambiare idea all'ultimo momento, se possano decidere che non sono all'altezza.

Maria prende la parola, descrivendo brevemente chi sono: una ragazza introversa e molto timida, abituata a stare per conto mio fin da quando ero piccola. Ha ragione. Ho sempre trovato rifugio nella musica, l'unico posto in cui mi sento veramente al sicuro. Le sue parole scorrono lente, quasi a voler preparare il pubblico a ciò che sta per venire.

Finalmente, mi invita a cantare. La canzone che ho scelto è una cover, poiché il mio inedito non è ancora pronto. Sistemo il microfono sull'asta, le mani lievemente tremanti. Chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo, lasciando che l'aria mi riempia i polmoni, mi calmi. Poi, con l'emozione che mi pulsa nelle vene, inizio a cantare.

Mi sveglio pensando è mattina, ma sono le tre
Ieri ho bevuto e forse ho dato anche il peggio di me
Ho aperto gli occhi sul divano che ero vestito
Da sbronzo perdo anche il controllo del mio destino
La colpa sarà del vino che è soporifero

La mia voce risuona nell'aria, inizialmente timida, ma mano a mano che la melodia avanza, cresce in intensità e sicurezza. Ogni nota è un pezzo di me che offro a chi mi ascolta. Non c'è più paura, non c'è più dubbio: solo la musica e il mio cuore che la segue.

Tu non lo sai
Che la colpa non è la mia
Ma è colpa del vino
Se ho fatto un casino e poi sono sparito
Tu non lo sai

Non mi sono staccata neanche per un attimo dall'asta del microfono. L'ansia mi ha tenuta ancorata lì, come se quel pezzo di metallo fosse l'unico punto fermo in mezzo a una tempesta. Già di mio non sono mai stata una persona che si muove disinvolta sul palco, e di certo questa non sarebbe stata l'occasione per cominciare.

Mentre l'ultima nota si spegne e la base si conclude, un applauso riempie lo studio. Mi sembra quasi surreale sentire il pubblico e persino i professori applaudire con tale entusiasmo. Con il cuore che batte ancora all'impazzata, ringrazio con un cenno timido, la voce quasi rotta dall'emozione. Poi alzo lo sguardo verso Maria, cercando nel suo volto una conferma, un segno di approvazione. Lei mi guarda, e quando incrocia il mio sguardo ansioso, ride dolcemente, come a voler smorzare la mia tensione.

𝘸𝘰𝘯𝘥𝘦𝘳𝘸𝘢𝘭𝘭 ~ HoldenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora