Entrai in camera e mi buttai a pancia in giù sul letto.
Finalmente ero sola.
Che giornata.
Probabilmente sarebbe stato meglio restare alla Columbia, invece mi era toccato rimanere per ben due giorni a casa dei Miller.
Sbuffai girandomi a pancia in su. Non avevo ancora acceso la luce o dato uno sguardo attento alla camera, ma guardando il soffitto notai il color crema delle pareti. Mi guardai intorno. La luce del giardino esterno penetrava nella stanza accompagnandosi ad un silenzio tombale.
Gli unici rumori che filtravano dalla finestra aperta erano quelli della strada.
Non sapevo se definirla pace dei sensi o assordante silenzio. Ma mi piaceva. Per una volta stare da sola era quello che avevo desiderato per tutta la giornata.
Litigare con Daniel, presentarmi ai genitori di Luke, scoprire quelle cose non era scritto nel mio programma eppure era successo. Il mio cervello non faceva altro che mostrarmi a ripetizione ogni momento di quella giornata.
Stufa, decisi di farmi una doccia. Dovevo essere presentabile prima della cena. Accesi la luce e rivelai l'intera sala. Era enorme.
Al centro del parquet c'era un grande tappeto rosa confetto, morbido sotto i miei piedi. Il letto occupava l'intera stanza. Era a baldacchino ed era ornato con dei riccioli d'oro. Quella camera aveva letteralmente tutto. Una cabina armadio, una tv a plasma, un bagno privato. E poi uno specchio grandissimo.
Era un sogno. Probabilmente le stanze in cui ero cresciuta erano la metà di quella in cui mi trovavo.
Mi chinai per afferrare lo zaino che avevo accuratamente lanciato per terra, poco dopo essere entrata. Sul divanetto ai piedi del letto, notai una scatala. Lessi il bigliettino che c'era scritto sopra.
Era da parte di Luke:
un piccolo pensiero per farmi perdonare, indossalo per stasera. I nostri genitori ci tengo all'eleganza.
In quel momento mi ricordai di come fossero le feste a casa dei Miller in Ohio. Sfarzose era un aggettivo troppo frivolo per loro.
Erano Elegantissime. Erano sempre stati la famiglia più ricca del nostro piccolo paesino. Il padre di Daniel si era candidato anche a sindaco. E la sua casa era grande quanto quella a New York.
Aprii la scatola davanti a me e in una carta rosa c'era un vestito bellissimo.
Era elegante, ma non troppo. Perfetto per una cena in famiglia. O meglio, nella loro famiglia.
Lo sollevai dalle spalline e mi avvicinai allo specchio.
Era un tubino nero lungo che scendeva fino alle caviglie. A partire da metà coscia si apriva uno spacco che interrompeva la miriade di brillantini sul tessuto. Aveva qualcosa di familiare ma non riuscivo ad associarlo a nessun ricordo in particolare. Forse lo avevo visto in qualche rivista.
Difficilmente indossavo abiti del genere, non mi erano mai capitate quel tipo di occasioni se non per i miei compleanni. Ma erano comunque meno eleganti di quello che avevo tra le mani.
Eppure non vedevo l'ora di indossarlo, lo poggiai sul letto e corsi in bagno. Una doccia calda, era quello che mi serviva per poter affrontare l'Ultimo step di quella giornata: la cena del Ringraziamento.
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HEARTS - Quel filo che ci unisce
Teen Fiction[IN REVISIONE] [STORIA IN CORSO] Sophia ha conosciuto Daniel a tredici anni ad una festa. Da quel giorno è diventato il suo migliore amico. Daniel è bello, simpatico, è il ragazzino che vogliono tutte, ma per Sophia è tutt'altra storia. Si sono prom...