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Dio ha sicuramente dei preferiti, Manuel ne è pienamente convinto. Il ragazzo sui trentacinque anni che per la seconda volta in una settimana è a cena nel ristorante in cui lavora come cameriere è tra questi.

Riesce solo a pensare al fatto che sia bello e ricco, ricco e bello. E affascinante, gentile, presume anche simpatico dalle risate che gli amici -o colleghi, non ne è sicuro- si fanno ogni volta in cui parla.

Li serve al tavolo con una tranquillità che non avrebbe mai avuto, se fosse ancora alle prime armi; e ringrazia l’esperienza in quel locale frequentato prettamente da gente come lui, perché all’inizio l’imbarazzo lo ha sfiorato più volte. Non credeva fosse possibile, ma ha dovuto fare i conti con il fatto che a volte i clienti sanno come metterti in difficoltà.

Dopo un anno ha capito che esistono due tipologie di persone che si differenziano non per il conto in tasca: i cafoni e i signori. E quel ragazzo che porta a cena con sé altre cinque persone e ordina due bottiglie di vino da seicento euro l’una fa chiaramente parte dei secondi. Perché lo guarda quando si avvicina al tavolo, lo ringrazia ogni volta che porta via un piatto sporco o ne porta uno pulito.
Perché gli ha sorriso sia il martedì sera che stasera, sabato, nonostante riuscisse a gestire e a continuare il discorso con gli altri.

“Manuelì, ‘nte poi innamorà de uno così. Quelli c’hanno il fascino incorporato, so tipo ‘e sirene de Ulisse. Te attirano e te intrappolano a na vita de inferno”

Sorride senza nemmeno girarsi, mentre pulisce velocemente un calice dietro al bancone. Claudia, il direttore di sala, immobile accanto a lui.

“Guardare non è reato, no?”

“No, però lo vuoi un consiglio da una vecchia come me?”

“Hai quarantacinque anni, non sei vecchia”

“Te ce n’hai trenta, sono sicuramente più vecchia di te”

“Dimmi…”

“Lascia perde, Manuelì. Ce so cascati in tanti. Quello è così, ha una consapevolezza che noi comuni mortali non avremmo nemmeno in un’altra vita. I soldi sono metà del suo fascino, l’altra metà è paraculaggine”

“Lo conosci, quindi…”

“Non personalmente. Frequentava spesso il locale, poi è stato per un anno a New York e non l’abbiamo più visto. Ed è tornato, evidentemente…”

“Quella è la compagna?”

Li osserva senza farsi notare. In questo è bravissimo, è il suo passatempo preferito quello di farsi i fatti dei clienti.

C’è una ragazza accanto a lui. Non si sono mai scambiati grandi effusioni, ma può giurare di aver visto un bacio a stampo.

“Così pare… come se non lo sapesse tutta Roma che lui ha una seconda vita”

“E con chi?”

“Eh… con chi, Manuelì?”

La guarda, così come lo guarda lei che scuote la testa facendolo sentire un bambino stupido.  “Con quelli come te”

“Ma che vuol dire? Mi stai offendendo?”

“No, però non farti male. Quelli come lui ricadono sempre in piedi”

“Ma ti pare? Sto lavorando, non ho fatto niente. Ho solo commentato. Credi davvero che io sia così folle anche solo da pensare di poter avere una possibilità con uno del genere? Cioè, lo vedi? In mezz’ora ha un conto aperto di duemila euro per una cena, io li guadagno in un mese e mezzo.”

“No, non sei folle. Però ti piace il cazzo e anche a lui.”

“Ma sei pazza?” tossisce, dopo aver rischiato di strozzarsi con la sua stessa saliva.

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