25.

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<<Entra>> Federico si scostò e lasciò entrare Alessia. La ragazza era a capo chino. Incrociai le braccia. <<Raccontale la verità>>
Mi guardò, esitò e ritornò a lui. <<Ne sei sicuro?>>
Lui annuì.
<<Ti ho mentito e ho usato Federico per farlo>>, disse in un sospiro.<<Mi dispiace>>.
Sciolsi le braccia e feci segno ad entrambi di sedersi accanto a me. <<Era un piano di Vanessa, mi ha ingannata. Mi ha fatto vedere una rivista e con lacrime sincere mi ha fatto credere che le avevi rubato il ragazzo e il lavoro. Ed io, essendo stata tradita da poco, ho deciso di aiutarla a vendicarsi>>
<<Ti chiedo scusa anch’io. Se non ti avessi convinta ad aiutarmi non sarebbe successo nulla>>, continuò Federico.
<<Alessia grazie per la sincerità e le scuse. Sei perdonata, e tu Federico non hai nulla per cui chiedermi scusa.>>
<<Invece…>> Lo interruppi. <<Sarebbe successo lo stesso. Avrebbero trovato un altro modo. Forse non eravamo pronti>>
<<Tu lo ami e lui ti ama! Non ci sono scuse che reggano con l’amore>>
Scossi il capo.
<<Non essere sciocca. Questa sera proverò a parlarci di nuovo e vedrai che tutto si aggiusterà>>
E invece non si sarebbe aggiustato un bel niente. Orami era finita. Le mei paure e il suo orgoglio avevano distrutto quanto di più bello avevamo.
<<Ha saputo la verità prima di me. Se avesse voluto sarebbe tornato invece ha legato amicizia con Vanessa, l’artefice di tutto>>
<<Non puoi arrenderti così!>>, sbottò Alessia.
Non risposi. Desideravo con tutta me stessa di poter ricucire lo strappo che si era creato tra noi ma per quanto ci amassimo non bastava. Al primo ostacolo avrei di nuovo dubitato di lui e lui si sarebbe rinchiuso nel suo silenzio. Inoltre avevamo appena concluso la nostra ultima ripresa. Come ci saremmo comportati con chilometri e chilometri a dividerci per mesi?
<<Scusatemi, ma ora devo andare>>, dissi per poi lasciarli da soli.
Tra poche ore sarei dovuta andare alla festa di chiusura del film con Daniele, ma questo si era beccato un bel virus intestinale quindi mi toccava andarci da sola. Ci sarebbero stati tutti dal primo degli attori all’ultimo dei macchinisti compresi costumisti, parrucchieri e truccatrici. Ci sarebbe stata perfino la stampa e la tv. E la protagonista femminile non poteva mancare.
La festa si sarebbe svolta nella villa del regista, anche per festeggiare la sua guarigione.
<<Victoria posso parlarti?>>
Mi voltai e Matteo mi si avvicinò incerto.
<<Vorrei fare un brindisi con te. Sei stata una vera professionista. Meriti tutto il successo che avrai. E volevo approfittarne anche per chiederti scusa per tutte le cattiverie che io e gli altri due ti abbiamo fatto. Un bravo regista non si sarebbe mai fatto coinvolgere. Mi dispiace.>> Mi allungò un calice e io lo feci tintinnare con il suo. <<Sei perdonato>>, dissi. Sollevai lo sguardo e un ragazzo, tra un gruppo di persone, alzò il bicchiere. Ricambiai pur non riconoscendolo.
<<Hey, straniera…>>, mi arrivò alle spalle Federico abbracciandomi. Matteo ci lasciò soli. <<E’ scontato dirti che sei bellissima?>>
<<Sì, direi di sì>>, scherzai
<<Non credi che questo vestito sia troppo aderente e lo spacco troppo vertiginoso?>>
<<E tu non credi che dovresti concentrarti sullo spacco delle altre e non sul mio?>>
Rise. <<Sei pur sempre la mia migliore amica, devo proteggerti>>
<<Grazie del pensiero>>
Abbassò il capo incupendosi. <<Devo confessarti una cosa>>.
<<Hai trovato qualcuna!>>, tirai ad indovinare
<<Sì, Alessia. Lo so che ha sbagliato, ma è pentita e vorrei concederle una seconda possibilità>>
<<Non devi chiedermi il permesso né tanto meno darmi spiegazioni>>
<<Sono un mostro! Mi sento in colpa!>>
Scossi il capo. <<Non devi. Sii solo felice e rendila felice>>
Mi riabbracciò <<Grazie>>
<<E comunque…>>, proseguì quando si staccò <<Direi che su quello spacco ho proprio ragione. Finge indifferenza ma alle tue spalle c’è un ragazzo che non ti toglie gli occhi di dosso>>
Capii subito a chi si riferiva. <<Sei geloso?>>, scherzai.
<<Puoi dirlo forte>>
Ridemmo entrambi. <<Sai chi è?>>, chiese.
<<No, non l’ho mai visto>>
Mi voltai appena e anche se fingeva indifferenza continuava a seguirmi con lo sguardo. Presi Federico sotto braccio. <<Rientriamo?>> Ma non fu una gran mossa. Mi bastò un solo attimo per riconoscere, tra la folla di abiti eleganti, Vanessa e di conseguenza Lorenzo. Gli era sempre più appiccicata e a lui sembrava non dare fastidio. Quando mi notò lo afferrò per un braccio e lo trascinò al centro della pista per ballare. Lui lo fece.
<<Forse sarebbe meglio ritornare fuori>>, disse Federico intercettando il mio sguardo.
<<Vorrei assaggiare una di quelle tartine, sembrano deliziose>>
<<Al tavolo delle tartine!!>>, disse in modo trionfale. Risi.
Restammo insieme finché non gli suonò il cellulare.
<<Scusami, devo rispondere>>
<<Va pure>>
Una volta sola Vanessa venne a tormentarmi.
<<Attenta ai rotolini sui fianchi. Non vorrei che dopo Nicolas e Lorenzo venissi lasciata da qualcun altro>>
<<Sei già stanca di ballare o è lui quello stanco di te?>>
<<Oh, ci hai notati! Siamo bellissimi insieme, vero?>>
<<Sei vestita come un lampadario, sarebbe difficile non notarti>>
<<L’invidia non ti dona affatto>>
<<A te invece le seconde scelte calzano a pennello>>
<<Io non sono un rimpiazzo, tanto meno il tuo!>>
<<Dovresti proprio crearti una vita tutta tua>> Girai sui tacchi e me ne andai. A metà strada incrociai Lorenzo. <<La vipera è al tavolo delle tartine>>, mi scappò.
<<Vanessa non è una vipera>>. Mi fermai incredula. <<Ha dei lati positivi>>, spiegò
<<Hai dovuto scavare a fondo per trovarli>>
<<Perché vedi sempre il marcio in tutti?>>
<<Perché forse tanto puri non siete. Felice che vi siate trovati>>replicai per poi proseguire fino in terrazza. Lì chiusi gli occhi e lasciai che il vento fresco mi accarezzasse la pelle, facendo ondeggiare le due ciocche arricciate che mi contornavano il viso.
Appena Federico avrebbe finito la sua telefonata l’avrei salutato e me ne sarei ritornata in albergo. Nessuno, nemmeno lui, avrebbe avuto qualcosa da ridire di fronte al mio mal di testa lancinante. Chissà forse Daniele mi aveva attaccato qualche strano virus ed era meglio che andassi a riposare.
<<Serata difficile?>>
Riaprì gli occhi e il ragazzo che mi aveva seguita per tutta la serata mi sorrise appoggiandosi alla ringhiera. Si era avvicinato a me senza che me ne accorgessi.
<<Affatto>>
<<Eppure i tuoi occhi dicono il contrario>>
<<Non mi sembra di conoscerti>>
<<Adam>>, rispose porgendomi la mano. Gliela strinsi <<Victoria>>
<<Per me sono problemi di cuore.>>
<<E da cosa lo deduci? I miei occhi tristi?>>
<<Dal rumore che fa il tuo cuore frantumato. E’ un rumore sordo, diverso da tutti gli altri. Scommetto anche che lui è qui>>
<<Wau, mi sorprendi>>, replicai ironica
<<Ho indovinato?>>
<<Qui tutti lo sanno, perfino le mura>>
Si posizionò una mano sul cuore <<Giuro di non aver parlato con nessun muro>> Mi strappò un sorriso. Era un ragazzo dal portamento elegante, statuario e affascinante. I suoi occhi azzurro cielo illuminavano un viso bruno dai lineamenti non troppo marcati.
<<Finalmente un bel sorriso>>
<<Come mai sei qui questa sera?>>
<<Sono un amico del proprietario di casa>>
Mi raccontò che era uno scrittore, delle sue storie e che tra qualche giorno sarebbe partito per l’America per veder diventare, per la prima volta, una di esse un film. Ero talmente assorta nei suoi racconti che non mi accorsi che Lorenzo era uscito in terrazza e mi stava fissando con aria truce. Adam mi fece ridere ancora e lui tossì. Alzai lo sguardo e ci fissammo. Un brivido mi percorse la schiena. Adam se ne accorse e passò da lui a me.
<<Finalmente ti ho trovato, eri qui!>>, squittì Vanessa arrivandogli alle spalle. Lo afferrò per un braccio senza accorgersi di noi. <<Non lo sai che i panorami vanno ammirati in due?>>
Il ragazzo non rispose né si mosse così lei seguì il suo sguardo. <<Ma certo…>>, mormorò infastidita. Lo strattonò più volte per riportarlo in sala, ma lui non si mosse di un solo millimetro.
Adam mi offrì il braccio. <<Ti va di ballare?>>
<<Con piacere>>, gli sorrisi.

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