capitolo 4

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Il countdown natalizio era iniziato, ma l'elenco delle sorprese per Alice e Chiara restava un mistero. Gli ultimi eventi all'Accademia continuavano a girarmi in testa come un disco rotto, annebbiando ogni pensiero. Non riuscivo a scrollarmi di dosso la sensazione di essere finita in qualcosa di troppo grande, troppo pericoloso.

La mia fama di prendere decisioni sbagliate mi precedeva, tanto che persino Sandy sembrava avere più buon senso di me. Sull'autobus, tra odori stantii e aria viziata, desideravo soltanto scendere. Lo stomaco era sottosopra e la testa un groviglio di pensieri.

Attraverso i vetri sporchi, un sole pallido e malato filtrava appena, accentuando l'atmosfera opprimente. Mia madre, che sembrava intenzionata a evitarmi, si limitava a lasciarmi biglietti sul tavolo, alimentando un senso di instabilità difficile da ignorare. Intanto, la ferita alla spalla, pur in via di guarigione, continuava a pizzicarmi a ogni movimento, una costante che non mi abbandonava mai.

Prima di affrontare il turno al bar, dovevo pensare a cosa prendere per le mie amiche. La cena del 23 dicembre, tra risate e pacchetti scambiati, era una tradizione irrinunciabile. Ero entusiasta all'idea di ricevere qualcosa, ma l'esperienza mi aveva insegnato a tenere basse le aspettative. L'anno scorso, Chiara mi aveva regalato una pianta scaccia-pensieri che, con il suo incessante tintinnio, era riuscita solo a irritarmi. Alice, invece, aveva scelto dei calzini dai colori sgargianti: originali, certo, ma tutt'altro che comodi.

Quest'anno volevo fare di meglio. Tra le luci e i profumi della città vestita a festa, dovevo trovare qualcosa di speciale per loro. Nel frattempo, l'attesa del dono di mia madre accendeva una piccola scintilla di speranza. Ma quell'entusiasmo si scontrava con i pensieri cupi sull'Accademia, lasciandomi sospesa tra la magia del Natale e un'inquietudine persistente.

Finalmente scesi dall'autobus. Il vento gelido accarezzava il viso e avevo 45 preziosi minuti prima dell'inizio del turno. La città sembrava un palcoscenico natalizio: le luci danzavano lungo le strade, e il piccolo centro commerciale brillava di un'atmosfera magica.

Un aroma di nocciole tostate si mescolava al dolce profumo delle candele natalizie. Tra i negozi illuminati, due salvadanai a forma di maialino catturarono la mia attenzione: morbidi al tatto e dal caldo colore del caramello. Perfetti.

Radiante di gioia, mi concessi una sosta nella cioccolateria. Seduta in un angolo accogliente, ordinai una cioccolata fondente arricchita con cioccolato bianco, meringhe, fragole e panna. Una sinfonia di colori e profumi mi avvolse.

"Buongiorno! Ha deciso cosa prendere?" aveva chiesto la cameriera con un sorriso poco prima che mi servisse.

"Sì, questa esplosione sensoriale," avevo risposto, lasciandomi catturare dal nome.

"Scelta perfetta!" aveva detto, portandomi anche due macarons, uno alla vaniglia e uno al caffè.

Il primo assaggio fu pura magia. Se la felicità avesse avuto un sapore, sarebbe stato questo. Il fondente avvolgeva il palato con il suo amaro intenso, mentre il cioccolato bianco e la croccantezza delle meringhe lo bilanciavano perfettamente. Le fragole? La ciliegina sulla torta. Peccato che la mia estasi durò poco.

"Santo cielo! Devo andare!" Mi alzai di scatto, pagai in fretta e corsi via, consapevole dei dieci minuti di ritardo che Amanda avrebbe comunque tollerato.

Con il viso arrossato, arrivai trafelata al bistrot. Mentre indossavo la divisa, i ricci scompigliati intorno al viso sembravano danzare come un cespuglio animato da una brezza dispettosa.

Gli strascichi degli ultimi giorni erano impressi sul mio volto, evidenti come cicatrici. Amanda, per fortuna, non era presente, ma la sua assenza non alleggeriva il peso dell'atmosfera.

Tessa-scacco matto- Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora