capitolo 3

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L'autobus si arrestò con un sobbalzo, annunciando la mia fermata. Riposi il bigliettino nella tasca, il fruscio della carta accompagnò il gesto. L’aria gelida mi avvolse non appena scesi, insinuandosi sotto i vestiti e risvegliando il desiderio di rifugiarmi nel tepore del mio pigiamone. Immaginai una tazza di tè fumante e le mie serie TV preferite in sottofondo—un angolo di quiete in contrasto con l’irrequietezza che mi tormentava da giorni.

La casa mi accolse con una luce calda. Il profumo di pollo arrosto e spezie fluttuava nell’aria, risvegliando un languore che credevo sopito. Dopo giorni di pasti frettolosi, quel richiamo sembrava un balsamo per i sensi.

"Mamma, sono tornata! Posso lasciare le tue cose sul divano?"

"Certo, tesoro! Sto preparando una cena da leccarsi i baffi."

"Oh, grazie al cielo! Ho una fame che non immagini. Porto fuori Sandy e torno tra mezz'ora. Devo raccontarti una cosa strana che mi è successa oggi."

"Va bene, ma non tardare. È quasi pronto! E copriti bene!"

"Sì, sì, tranquilla."

Sandy, scodinzolante, sembrava non aspettare altro. Fissai il guinzaglio e uscii con lei. Le strade, ormai sgombre dalla neve, scricchiolavano sotto i miei passi. L’aria pungente sfiorava la pelle, trasformando il mio respiro in piccole nuvole bianche. Sandy, piena di energia, esplorava ogni angolo con un entusiasmo contagioso—un’innocenza che, per un attimo, riuscì a distrarmi dai miei pensieri.

Seduta su una panchina, tirai su il bavero e infilai il cappuccio, cercando riparo dal freddo. Sandy continuava la sua esplorazione instancabile, mentre la mia mente tornava alla frase della signora Lysa: ‘Potresti scoprire cose che non conosci…’ Quelle parole si insinuavano nei miei pensieri, come una melodia inquietante impossibile da ignorare.
E poi c’era quel riferimento alla vecchia… vecchissima amica. Una coincidenza? O un tassello di un mosaico che mia madre si ostinava a tenermi nascosto? Forse insieme avremmo potuto dare un senso a quei frammenti d’enigma.

Un improvviso guizzo del guinzaglio mi riportò alla realtà. Sandy, attratta da una foglia danzante, la inseguì con la sua solita energia. Poco dopo, si fermò davanti a un cespuglio, lo stesso che aveva attirato la sua attenzione la sera prima. Tra i rami, qualcosa brillava debolmente sotto la luce dei lampioni: un batacchio di bronzo antico.
Mi avvicinai, incuriosita. La superficie scurita dal tempo era decorata da incisioni intricate, quasi impercettibili. Lo presi in mano, percependo il freddo del metallo. Per un attimo, mi sembrò che pesasse più del normale, come se nascondesse segreti antichi pronti a essere rivelati.

Rientrammo  giusto in tempo per la cena. Il pasto era delizioso, ma la mia mente vagava tra ricordi e domande irrisolte. La curiosità cresceva a dismisura. Mentre sparecchiavo, trovai il coraggio di fare quella domanda:

"Mamma, conosci una signora di nome Lysander?"

Il suono di un piatto che scivolava dalle sue mani ruppe il silenzio. I suoi occhi si spalancarono, tradendo una paura che cercava di nascondere.

"Dove e quando l'hai incontrata?" La sua voce, gelida e tagliente, mi fece rabbrividire.

Le raccontai brevemente dell'incontro. Notai che le sue spalle si rilassavano leggermente, ma la tensione nei suoi occhi restava immutata.

"Ti ha detto qualcosa di particolare?"

Il gesto di coprire la mia ‘voglia di fragola’ con l'orologio mi tornò in mente. Era un dettaglio banale, eppure sembrava nascondere un significato più profondo—un segreto che mia madre proteggeva a ogni costo.

Tessa-scacco matto- Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora