Tessa una ragazza, dal carattere irrascibile ed avventato,cresciuta sola con la madre una stilista di moda molto ricercata, si trovano spesso a cambiare casa per lavoro, stabilita già da parecchi anni in un piccolo borgo dei castelli romani, lavor...
Cercai di controllarmi bevendo un sorso di prosecco—il sapore deciso e le bollicine mi snebbiarono un po’. Tornai a fissarla. Se Alice capiva che mi aveva toccato, avrebbe insistito, e non intendevo darle soddisfazione. Così risposi con una finta nonchalance: “Alice, non dirmi che hai sedotto il povero Piero?” Non volevo stare al suo gioco e mascherai la mia confusione come meglio potevo.
“Non puoi non aver notato che quel figo di Ardon mi stava mangiando con gli occhi oggi al bar,” esclamò Alice, con una voce carica di enfasi e uno sguardo malizioso.
Sinceramente, non me ne ero accorta, ma... a pensarci bene, ci poteva stare. Alice—alta, snella, con le curve al posto giusto—era intraprendente e parecchio esperta. Perché dubitare delle sue parole? Si sa che i ragazzi sono più attratti da tipi come lei, piuttosto che da quelli come me—troppo serie.
“Sì, è molto bello, confermo.” Quelle parole uscirono dalle mie labbra come schegge di vetro, piene di un’amarezza che non riuscivo a nascondere. Cosa mi stava succedendo? Avevo scambiato solo poche parole con Ardon, eppure già mi sentivo compromessa. La mia determinazione nel non intraprendere storie sentimentali con lui vacillava.
Non potevo negarlo: quel ragazzo mi piaceva. Mi attraeva come un magnete—ma alla luce degli ultimi avvenimenti, dovevo togliermelo dalla testa. Non volevo essere una rivale di Alice e, allo stesso tempo, non volevo diventare un suo giocattolo.
Cercai di spegnere il fuoco che mi ardeva dentro e, con un sorriso forzato, mi rivolsi a lei: "Beh, mi sembra bellissimo! Hai detto che abita qui vicino? Dove?"
Alice si guardò le unghie appena fatte e rispose, con un pizzico di orgoglio: "Mi ha detto verso il parco con la fontana—quella che raffigura un cavallo—ma non so di preciso. Mi darà l’invito dopo le feste... Tu che farai, Tessa?"
Scrutai mia madre prima di rispondere che ancora non lo sapevo. Eravamo state invitate di nuovo da Emilia sulla neve, ma l’idea di tornare lì non mi entusiasmava—soprattutto dopo questa ultima rivelazione.
"Ardon ha detto che posso portare una o più amiche, ha molti amici liberi! Vuoi venire con me?... dai!!!" Stava scherzando? Per chi mi aveva presa? Non ero quel tipo di ragazza che si lascia influenzare così facilmente. No—non quando ogni cellula del mio corpo si incendiava al solo ricordo del suo profumo.
"Tranquilla, Alice! Andrò con la mamma e con la mia piccola compagna pelosa sulla neve da Emilia."
Ecco—mia madre complicava la situazione con la sua solita abilità. "Amore mio! Vai con Alice! Devi stare con i ragazzi della tua età, devi divertirti, devi vivere esperienze che tutte le ragazze sognano... e so che anche tu le sogni! Piccola, se solo lo volessi, potresti avere il mondo ai tuoi piedi!"
Certo—come si dice, ogni scarafaggio è bello agli occhi della propria madre. Risposi in tono acido e divertito: "Non mi sento un brutto anatroccolo, mamma! È solo che non mi sento a mio agio in quel tipo di situazioni! Mi sentirei fuori posto, e poi non ce la farei a..."
Le parole mi si bloccarono in gola, perché ciò che volevo davvero dire era che non sopportavo l'idea di vedere Alice tra le braccia di Ardon; mi avrebbe spezzato il cuore.
Per fortuna, il discorso cambiò improvvisamente—passando a un delizioso dolce, una mimosa al cioccolato con cuore di fragole dal profumo invitante. Iniziò un allegro brindisi, e l’attesa tanto desiderata si fece palpabile.
Ci sedemmo sul divano di fronte all'albero; accanto a noi c'era anche Sandy, con il suo bastoncino di yak, e così cominciammo a scambiarci i regali a turno.
Chiara e Alice iniziarono a scartare i regali per mamma—una sciarpa calda, intrecciata a maglia, che emanava un abbraccio invernale—prima di passare a Sandy, che ricevette uno gnomo rumorosissimo, apprezzato immediatamente.
Finalmente toccò a me. Prima, con un sorriso complice, consegnai i regali che avevo scelto per loro—simpaticissimi maialini salvadanaio ricoperti di peluche rosa, che lasciarono entrambe a bocca aperta. Poi, porgendo a mamma il suo regalo, le diedi un profumo che adorava; a Sandy, invece, andò la famosissima cuccia tonda fluffy rosa. Con un balzo felice, si tuffò subito nella nuova dimora, portandosi dietro lo gnomo (che mi ripromisi di sequestrare a breve) e il bastoncino di yak.
Era il momento di mamma. Per Chiara e Alice, aveva preparato una gift card, mentre alla mia peste pelosa regalò un coordinato—collare e guinzaglio lungo—maculato rosa, un accessorio da vera diva. A me, invece, donò un vestito meraviglioso—elegantissimo, argento, di un sex appeal che parlava di feste importanti. Con un sorriso carico di significato, aggiunse: "Il vestito per la festa ce l'hai! Manca solo il coraggio di indossarlo e andare... ma quello devi trovarlo da sola."
La guardai, e in quel momento compresi che quell'abito lo aveva fatto lei per me! Nei suoi occhi non c’era più l’anatroccolo timoroso, ma il cigno che sapeva che ero diventata. Mi si riempirono gli occhi di lacrime, e la abbracciai forte.
"Grazie, mamma! È bellissimo!"
Poggiando la fronte contro la mia, guardandomi dritto negli occhi, mi sussurrò: "Tesoro, goditi questi giorni di spensieratezza. Vai a quella festa e fai vedere a quell'idiota cosa si è perso. Vivi tutte le emozioni che vuoi... tutto potrebbe cambiare da un momento all'altro, e rimarrebbero solo rimpianti."
Le sue parole mi scossero e mi infusero coraggio. Non sapevo cosa il domani mi riservava, ma una cosa era chiara: volevo mordere ogni attimo che mi era concesso, sentirmi viva.
Alice e Chiara estrassero dalla busta dorata un pacchetto. L'eccitazione si accumulava dentro di me mentre cominciavo a scartarlo. Ma... che cavolo era?! Seriamente?! "Tessa, ti piace? È uno scaldamano elettrico." Wow. Con un sorriso tirato dissi: "Oh, ragazze, grazie!" Un oggetto del genere? Perfetto per fare la muffa in un cassetto.
Mia madre ci lasciò in salotto, e finalmente ci rilassammo con una serie TV su Netflix. Tra di noi, l’armonia ritornò—quella che solo le amiche di sempre sanno creare. Ci stringemmo tutte e tre sul divano, il calore dei loro corpi si intrecciava al mio. Era un abbraccio che parlava di affetto autentico, di sicurezza, di casa.
Dopo il film, iniziammo a chiacchierare senza freni, scivolando da un argomento all’altro: il lavoro, i saldi invernali, le gaffe più imbarazzanti. Le risate riempivano la stanza come una melodia familiare. Ma Alice, fedele alla sua natura, decise di alzare il tiro.
"Allora, Tessa... raccontaci qualcosa di piccante. C'è qualcuno che ti fa battere il cuore?"
Sentii un nodo stringermi lo stomaco. Se solo sapessero...
<<Continua>>
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