23 - Jailbreak, director's cut

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...non invidiava quei poveri Cristi che aveva incrociato per tutto il giono, proprio no; e prima di vederle manco credeva esistessero delle cementificatrici automatiche individuali dove tu stai nel tuo spazietto e schiacci i bottoni, giri le manopole, premi il pedale e ruoti un volano, voilá: hai appena fatto un sacco di cemento¹! Ripetere tipo due milioni di volte al giorno e sclerare male dopo una settimana.

Almeno gli sfigati nell'acciaieria se la passavano un po' meglio, nel senso, lì almeno oltre alle macchine c'erano le voci: incessanti e in lotta impari col rumore delle colate - una ogni settantadue secondi, ognuna faceva tremare il pavimento. Uomini che si chiamavano compagni attraverso il fumo e si avvisavano di tirare quella leva, far andare quel meccanismo e salvare la vita di tutti. Che cazzo di posto. Che cazzo di vita.

Aveva capito, comunque, perché gli avessero assegnato quel ruolo: così poteva ficcanasare e farsi un'idea della location mentre l'IA, attraverso di lui, sistemava celle a combustibile, stampanti, condizionatori, uno switch LAN che faceva i capricci (ne approfittò per caricare il virus e mettere in piano la bilancia) e pure un boiler con l'enfisema: <ho settato la temperatura delle docce a centonovantasette °F, è una tattica, si chiama: 'logorare il nemico dall'interno'>

Hai voglia di scherzare adesso?

<...no?>

Ecco, manco io. Centosessanta piedi sotto il passaggio sospeso, un tunnel di plastivetro incrostato da alto così di scorie, la fabbrica si apriva come una valle di parti in movimento il cui particolare più vicino era una pressa idraulica (componente del tornio che la inglobava) la quale stava schiacciando un'estrusione a cilindro: persone come formiche circondavano la forma alta sessanta piedi che si corrugava come un gigantesco blocco di plastilina mentre il tornio, alternandosi alla pressione, la sbucciava staccando grosse falde grigiorosse-
Il calcio del fucile gli penetrò nel fianco: evidentemente stava perdendo tempo a guardare il panorama. Non avesse avuto la coraut ci avrebbe rimesso la milza. Sopportò pure il pestone in culo che lo rimise in fila e il disgraziato che precedeva, quando la guardia si girò, gli diede una mano a tenersi su.

...non erano tutti stronzi, lì dentro, pareva; disse 'grazie compagno' a tono normale e fu come se gli facesse il labiale, tanto era intenso il fragore: come essere in un silenzio a rovescio, senza le estrusioni della coraut nei timpani ci sarebbe già uscito pazzo. Peccato che, per risparmiargli le scorie cancerogene (che in quel momento gli stavano rivestendo i polmoni) avrebbe dovuto isolarlo e far partire i sistemi di combattimento, modalità 'full auto Siakallo', così le cose avrebbero preso tutta un'altra piega...e in fondo il suo l'aveva fatto, no?
Solo, non era così sicuro di potersi procurare un'arma in tempo, si sentiva come dire: un po' fiacco? Forse perché l'aria nel passaggio verso gli alloggi modello 'Alcatraz' era un miasma di zolfo, radon, monossido di carbonio e ceneri pesanti (per citare i più significativi) alla temperatura di un corpo con la febbre alta. Il supvit stava intaccando le risorse solo per mantenere l'omeostasi ma come cazzo fanno questi poveri stronzi??

<hanno impianti di filtraggio invasivi venduti dalla compagnia al momento dell'assunzione. Ogni impianto costa trecentocinquantamila crediti e l'operaio deve rimborsarlo in ore lavorative>

Pure. Poveri stronzi bis.

<concordo, comunque ho già stabilito molteplici piani d'azione, ad esempio: quel condotto di ventilazione che parte dallo spogliatoio del dormitorio e raggiunge i corridoi, ho calcolato gli intervalli di passaggio delle pattuglie e possiamo evitarle precedendoli o seguendoli>

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⏰ Ultimo aggiornamento: 2 days ago ⏰

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