Era buio,il pullman non passava ma i minuti passavano,eccome. Avvolgevo per quanto potevo il mio corpo al mio largo cardigan in cerca di caldo. Cercai di afferrare il telefono dalla tasca del jeans e notai che erano quasi le 08:30 pm.
Qualcuno mi aveva scritto ma non avevo le forze per leggere,avevo troppo freddo.
Non mi arresi ad attendere l'arrivo del pullman,mi sedetti a terra con le ginocchia al petto. A pensare. Ad aspettare. Qualcosa o qualcuno non lo so. Certamente non potevo attendere un miracolo,quello dovevo farlo accadere io.
Puntai una zona fissa e non so come e perchè cominciai a piangermi addosso tutto. Io non ce la facevo più era troppo per me tutto questo,tutti questi ricordi e volevo solo dimenticare.
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Son già passati due mesi da quel 17. Quel 17 Gennaio che vorrei non fosse mai arrivato.
Ho deciso di scrivere perchè forse è l'unico modo per dimenticare e svuotare la mia anima da questo dolore che mi porto dentro. Ormai i miei genitori mancano da tre settimane e spero veramente che non vengano a conoscenza di niente. Sono fortunata forse per il fatto che i vicino non si siano accorti della mia assenza o della mia presenza misteriosa. Quel 17 Gennaio Alaska mi ha rovinato la vita. Voleva uscire con me per andare da qualche parte che non mi ricordo. Ah si, mi aveva detto un negozio di scarpe,e io che ne volevo un modello nuovo ho subito accettato. Ci portò un suo amico,carino,poteva avere forse 19/20 anni ma è normale,Alaska aveva amici solo di quell'età frequentando quei locali. Mi fece comprare di tutto,un vestito aderente,delle scarpe alte,ciglia finte e tutte quelle porcherie che solo lei poteva usare. Non so come e perchè ma ha deciso di regalarmi tutto lei. Diceva che mi meritavo un ragazzo e che saremmo andate in discoteca quella sera. Non era da me,lo so,ma volevo giusto avere un'assaggio.
Dentro quei locali c'erano solo un'ammasso di ragazze in calore che poggiavano il loro fondoschiena dappertutto,eravamo in prima serata e io per fortuna avevo chiuso il mio zaino col cambio in un bagno di servizio.
Dopo qualche sigaretta e un sorso di vodka constatai che era tutto così noioso; perciò decisi di andare al bagno per cambiarmi ed andare via. Quando varcai la porta mi girai un'ultima volta e notai lo sguardo di Alaska puntato addosso a me. Sembrava mi volesse uccidere con gli occhi. Così appena fui ufficialmente fuori accelerai il passo perchè mi sentivo soffocare. Era come se qualcuno mi stesse seguendo e più andavo avanti più mi seguiva. Cominciai a correre ma niente era sempre lì. Ormai fiacca mi posai ad un muretto vicino alla spiaggia che frequentavo spesso. Mi girai e vidi Alaska intenta a fissarmi. La guardai e mi si buttò addosso,non capivo che intenzioni avesse. Poi dopo qualche minuto,intuì tutto.
Mi voleva morta forse,cominciò a picchiarmi e a sferrare calci nel torace. Quando trascinò alla vecchia spiaggia.
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Posai la testa sulle mie ginocchia pregandomi di smetterla e cercando di tranquillizzarmi al più presto. Ma niente,continuai a singhiozzare,era quasi impossibile calmarmi. Mi mancava il respiro per alcuni istanti. Era quella la morte?
Cominciai a sentire passi pesanti e m'impaurì di più,mi tirai quasi indietro,e due braccia mi strinsero a loro.
"Lasciami ti prego lasciami" cominciai ad urlare "Non ti ho fatto niente" scalciavo come una pazza.