Travor
Penso a lei continuamente, tra un casino e l'altro di Mason. Selene è un balsamo lenitivo, il porto in cui rifugiarmi ogni volta che, esausto, mi concedo una tregua dai drammi della mia famiglia. Ho sempre voglia di vederla, di parlare con lei, di spostarle i capelli dal viso per guardare l'imbarazzo farsi strada sulle guance. Ma c'è qualcosa che mi mette a disagio in tutto questo: non so se è perché non sono abituato a volere qualcosa di così... vero e puro. Qualcosa che non posso controllare e che mi rende vulnerabile.
Questo perché a casa la vulnerabilità è una condanna. Mi sono abituato a tenermi tutto dentro, a fingere che nulla mi tocchi, ma Selene mi sbilancia, mi fa desiderare di abbassare la guardia. Mi terrorizza quanto io la desideri, quanto voglia proteggerla anche da me stesso.
«Sei cotto», commenta Jackson, mostrandomi un sorriso carico di malizia.
«Mh?»
«Di Selene. Non ti ho mai visto così agitato per l'appuntamento avuto, manco fossi un dodicenne. Vi siete baciati?» Il mio pensiero vola immediatamente al giorno in cui eravamo qui sul divano e la sua bocca era a un centimetro dalla mia, quel bacio mancato lo percepisco ovunque, come la serata di ieri.
«Non ancora», ammetto con un filo di voce, scostandomi i capelli dal viso. «Voglio andarci piano.»
«Te che vuoi andarci piano?» mi schernisce Jackson. «Chi sei e cosa ne hai fatto del mio fratellone?»
«È che non voglio rovinare tutto.» Le mani volano fra i miei capelli in un gesto nervoso, un'abitudine che odio, ma che non riesco a perdere. Mi irrita quanto lei riesca a sbilanciarmi così.
Mio fratello mi passa accanto per uscire dalla stanza e mi tira un pugno affettuoso sulla spalla. «Ti ha fatto fuori bello!»
E forse è vero, ma non è così semplice. Selene non è solo "carina" o "dolce". Lei è un enigma che non riesco a risolvere. Ogni sorriso sembra nascondere qualcosa, e mi chiedo se riuscirò mai a raggiungerla davvero.
Quando ho proposto quel gioco non era solo per ridere. Era per vedere come si sarebbe fidata di me, come avrebbe reagito. Ma soprattutto l'ho fatto perché sono un vigliacco e volevo ammirarla come non avevo ancora mai fatto.
Lei è piccola, quasi minuscola al mio confronto, per questo l'ho chiamata "scricciolo". Non ero sicuro che le piacesse, ma le calza a pennello. C'è qualcosa di tenero e forte al tempo stesso in lei, un equilibrio che mi affascina. Il modo in cui aveva riso poi, arricciando il naso, le aveva donato una purezza straordinaria, era spontanea e genuina.
Mentre mangiava il gelato, ho intravisto un'ombra nei suoi occhi. Una paura sottile, nascosta dietro il modo in cui abbassava lo sguardo ogni tanto o si concentrava troppo su quella coppetta, come se fosse più di un semplice dolce. Mi sono ritrovato a chiedermi cosa stesse pensando, cosa la frenasse.
Avrei voluto chiederle qualcosa, scavare un po' di più, ma poi i suoi occhi hanno iniziato a brillare, assaporava ogni boccone come se fosse la prima volta, il gusto del gelato – semplice, banale agli occhi di chiunque altro – le ha regalato un momento di pura gioia. Ho smesso di pensare e l'ho solo guardata. Com'è possibile che qualcuno di così piccolo possa lasciare un vuoto così grande quando non c'è?
Mi ritrovo a oscillare tra il desiderio di lasciarmi andare e la paura di trascinarla nel caos che è la mia vita. Mason ne è l'esempio perfetto: non importa quanto cerchi di aiutarlo, non riesco a salvarlo. Forse è per questo che non riesco a smettere di pensare a lei: Selene mi fa credere che potrei essere migliore.

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Ricominciare da me
RomanceSelene non si è mai piaciuta e i suoi genitori non hanno mai mancato di farle notare tutto quello che non andava bene in lei. Selene da qualche tempo non vuole più mangiare, si rifiuta di trattare bene il proprio corpo per via dei mostri che le affo...