Rivedo Bernie il pomeriggio successivo, quando si presenta in pasticceria insieme ai bimbi, dopo aver trascorso qualche ora con loro.Sono stata più volte combattuta, in questo intero giorno di silenzio, all'idea di scrivergli un messaggio o di chiamarlo, per chiarire la situazione fra noi.
Ma ho sempre desistito, incapace di capire se contattarlo fosse o meno la cosa giusta da fare.
O forse semplicemente impaurita dall'eventualità di sentirmi ancora rifiutata da lui.Quando lo vedo attraversare la porta della pasticceria, subito dopo che Brenda e Malcom sono entrati, mi rendo conto che con loro c'è anche Clarissa.
Ha la sua solita aria tranquilla e superiore, un aspetto invidiabile e i capelli perfetti come quelli di una bambola.Io, invece, da incinta, ero l'unica donna al mondo ad avere i capelli costantemente crespi e senza forma, la pelle stressata e arrossata e un gonfiore generale che mi faceva sentire costantemente in imbarazzo.
Non sono mai stata una di quelle donne che dichiaravano, subito dopo il parto, di sentire la nostalgia del pancione: al contrario, ero felice di essermi liberata di quel pesante fardello, e sono tutt'oggi infastidita dai residui di pancetta e pelle cascante che mi porto dietro da quell'esperienza.
Ma Clarissa ha tutta l'aria di una donna a cui le cose andranno diversamente...Guardando Bernie insieme a lei, vengo presa da un improvviso moto di rabbia.
Mi avvicino a loro, «posso parlarti, Bernie?» Dico senza degnare Clarissa di uno sguardo.
Lei comunque non sembra infastidita dalla cosa.Bernie sgrana per un solo breve istante gli occhi, «torno subito, tesoro,» le dice prima di staccarsi da lei e seguirmi in laboratorio.
Vedendoci entrare, Marc e Robbie, dopo aver salutato debolmente Bernie, escono dalla stanza, per lasciarci soli a parlare.«Cosa significa tutto questo, Bernie?» Esordisco.
Lui sembra non capire di cosa parlo, ma so benissimo che sta fingendo.
«Perché sei sparito, ieri? Mi aspettavo almeno una telefonata, o un messaggio.»Lui sbuffa, «è complicato,» dice semplicemente.
Che cosa? I suoi sentimenti?
Non parlo, piuttosto sollevo un sopracciglio, per invitarlo a spiegarsi meglio.
«Come faccio a lasciarla ora, Juju? Sta per partorire... tu non vuoi che io sia così cattivo con lei...»
Cattivo con lei? E a me chi ci pensa?Un'espressione mista fra l'incredulità e la delusione prendono forma sul mio viso.
«Quindi cosa intendi fare, Bernie?»
Lui scuote il capo, «io... io non lo so, Juju.»
«Non lo sai?!» Ringhio. Continuo a fissarlo e ora mi sento sconcertata.
Pochi secondi e Bernie punta lo sguardo in basso.«Tu non lo sai?» Sputo ancora, ma Bernie non riporta lo sguardo nel mio.
«Cosa è successo fra noi ieri, Bernie?»
Niente, non parla, né mi guarda.
«Cosa provi per me?»
Di nuovo silenzio.
Sconfitta e umiliata, mi volto per uscire dalla stanza, ma Bernie mi afferra per un braccio, facendomi di nuovo girare verso di lui.«Dove vai?»
«Me ne vado.»
«Non dirai niente a Clarissa, vero?»
Che cosa?!
Non posso credere che questa sia la sua unica preoccupazione!«Io... io ti voglio, Juju. Lo sai che è così.»
Scuoto il capo, «e questo cosa vorrebbe dire?»
Lui mi fisa e leggo penico nei suoi occhi.
Non risponde, ma li muove freneticamente a destra e sinistra, credo in cerca di ispirazione su cosa dirmi.«Tu mi ami, Bernie?»
Di nuovo silenzio.
E ogni sua risposta mancata è come una pugnalata nel petto.
«Rispondimi.»
Lui sembra ponderare per l'ennesima volta le parole.
«Bernie!» Esclamo ancora, divincolandomi dalla sua presa.
«Non posso dire di amarti, Juju, perché tu sei parte di me.»
E questo cosa diavolo vorrebbe dire?Che sono un'abitudine, ecco cosa.
Una certezza, la sicurezza che ci sarò sempre, che non lo lascerò mai. Che non lo deluderò o ferirò come lui ha fatto con me.
Che egoista.
Non vuole né amarmi, né perdermi, è questa la verità.«Non mi sta bene.»
«Mi serve tempo.»
«Non te ne concederò.»
Ma sto mentendo.
Una parte di me, spero piccola e di poco conto, spera ancora di poter rimettere in piedi questo matrimonio. Ha ancora paura di non potersela cavare senza il supporto di Bernie.
Sono una donna debole e vigliacca, priva di dignità.
Ma, anche se so riconoscere che manco di amor proprio, in qualche strano modo continuo a sperare di poter risollevare le sorti del mio matrimonio.«Le parlerò dopo il parto.»
Queste parole sembrano decretare la distruzione totale della mia autostima.
Perché so che sto per accettare questa subdola condizione.
In pratica sto accettando di essere io l'amante.Le parlerà dopo il parto.
Lo farà sul serio?
Scuoto il capo, ma solo per fargli sudare un po' la mia risposta.
«E dai, Juju, lo sai che senza te non posso stare,» mi prega Bernie avvicinandosi di un passo.
«La pancia di Clarissa suggerisce il contrario.»
Mostro un'espressione offesa, e un po' lo sono. Ma proprio poco, mentre sono profondamente delusa da me stessa e dalla mia assoluta incapacità a lasciar andare questa relazione tossica.Bernie si avvicina ancora, «poche settimane e poi tornerà tutto come prima.»
«Prima non andavamo bene, Bernie, ecco perché hai messo incinta un'altra. Sei stato tu a dirmelo, non molto tempo fa.»
Lui ora sbuffa spazientito.
«Perché tu eri troppo concentrata sulla famiglia, Juju! Non sorridevi più, non eri più divertente! L'hai presa troppo seriamente questa cosa dei figli!»Eh?
Non l'ha detto davvero.
«Ti eri dimenticata di noi, Juju, totalmente. Non ci divertivamo più, non eravamo più complici. Volevi una vita noiosa... sai che odio rinchiudermi in casa, sai che mi piace uscire e stare in giro... quella casa era diventata una prigione!»Mostro un'espressione accigliata, pensando all'assurdità di questa sua confessione.
Spesso, dopo cena, nelle rare volte in cui rientrava presto da lavoro, mi capitava di trovare Bernie sul divano, con gli occhi chiusi e la mano penzoloni a reggere il telecomando, che non aveva neanche la forza per fare zapping.
E poi io ero quella che lo faceva sentire recluso in casa? Che idiozia!Bernie mi mostra poi un'espressione improvvisamente tenera e rassicurante, «non voglio litigare,» confessa.
«Ma non abbiamo neanche chiarito,» rispondo.
«Mi serve solo tempo, Juju, solo qualche settimana. Lasciamo che Clarissa partorisca e poi le parlerò.»Bugie, bugie e ancora bugie.
Però poi Bernie stende le braccia nella mia direzione e io affondo la testa sul suo petto, ispirando il suo profumo, incapace di essere più autoritaria, paralizzata all'idea di perderlo di nuovo.Bernie usa una fragranza pungente e un po' forte, che non ho mai amato molto.
Ma che ora mi ricorda casa, mi ricorda appartenenza a lui.
Però continuo ad odiarmi, ad essere infastidita dalla mia duplice personalità.Bernie si stacca da me e ritorna in pasticceria, lasciandomi sola e senza neanche guardarmi per un istante negli occhi.
Resto immobile per un po', confusa più che mai.
Poi mi posiziono sulla soglia del laboratorio, ad osservare cosa accade in sala.
Non ci sono molti avventori, la situazione è calma e tranquilla.
Malcom e Brenda sono ad un tavolino a colorare, Clarissa ha preso posto ad un tavolo più distante, dove Bernie l'ha appena raggiunta. Ora le sta tenendo una mano mentre lei sorseggia una bibita, lui le deposita di tanto in tanto dei baci sul palmo, osservandola con aria calma.Che confusione.
Sembra quasi che la discussione appena avuta con me non l'abbia toccato.
Io, invece, me ne porterò dietro gli strascichi per parecchio tempo.Perché continuo ad essere vittima delle decisioni e degli umori di quest'uomo? Devo ribellarmi, devo cambiare atteggiamento!
Da quanto mi sto imponendo di essere più forte e meno vittima dei suoi umori?
Perché, perché non riesco ad impegnarmi sul serio nel mio intento?Poi Bernie punta lo sguardo verso di me, fissandomi con aria penetrante.
Per un istante mi ritraggo nascondendo il viso nel laboratorio, sentendomi come colta in flagrante. Sono davvero patetica e senza speranze...
Poi, presa dalla forte curiosità, mi riaffaccio piano, in tempo per vedere un sorrisino furbo spuntare sul suo viso mentre mi fa anche l'occhiolino.
STAI LEGGENDO
Fractured - quello che non vedi
RomanceQual è l'impatto che una notizia inaspettata ha su un'intera vita costruita sulle certezze e la stabilità? E quanto è faticoso doversi ricostruire dei punti fermi dopo aver realizzato che quelli che avevamo sono persi per sempre? Con queste domande...