20 - LA VERITà

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Riapro gli occhi un paio di ore dopo, rendendomi conto che avevo nuovamente preso sonno dopo essere stata con Bernie.
Lui ora non è nel letto accanto a me, quindi mi alzo e indosso la vestaglia per andarlo a cercare.

Ripenso velocemente agli istanti trascorsi con lui, proprio poco fa... e devo ammettere di non sentirmi affatto in colpa.
Verso Clarissa, intendo.
In fondo c'ero io per prima, è stata lei a scombussolare la nostra vita e i miei piani.
Bernie deve aver vissuto un momento di confusione, di crisi, forse...
Ma alla fine è tornato da me. Dalla sua famiglia.

Perlustro la casa muovendomi lentamente, ma di Bernie non c'è traccia.
Deve essere tornato a lavoro, ecco perché non mi ha svegliato.
Guardo l'orologio e mi rendo conto che sarà meglio che anche io mi dia da fare, quindi entro in doccia.
Lascio che il getto di acqua calda rigeneri il mio corpo e anche la mia mente, mentre prendo nuovamente a ricordare l'incontro appena avuto con Bernie.

Non era così passionale e focoso dai tempi in cui eravamo fidanzati...
Certo, è sempre stato impegnativo riuscire a trovare dei momenti solo per noi con due bambini molto piccoli e vivaci da gestire...
E comunque, chissà cosa intendeva dire quando ha parlato di Clarissa.
Probabilmente devono aver discusso perché Bernie ha sentito la mia mancanza...

Quando esco dalla doccia scelgo con cura i vestiti da indossare.
Mi guardo prima allo specchio: ho iniziato da poco ad allenarmi e a mangiare meglio, ma Bernie avrebbe dovuto notare che ho già perso almeno un chilo... sorrido a questo pensiero, pensando che, evidentemente, Bernie era troppo preso dal momento per fare un simile ragionamento.

Poi mi viene in mente di rispolverare un completino intimo di quando eravamo fidanzati. Avevo dei chili in meno all'epoca, quindi magari adesso mi entrerebbe.
Mi aggiusto anche i capelli e indosso un filo di trucco, poi sento suonare il campanello.
Deve essere Bernie!
Forse era solo uscito per prendere qualcosa da mangiare...

In preda all'euforia, mi fiondo ad aprire senza preoccuparmi di indossare qualcosa sopra il completino intimo, ma, con mia grande sorpresa, dall'altro lato della porta c'è Christian.

«Merda!» Esclamo non appena me ne rendo conto, poi gli sbatto letteralmente la porta in faccia.
Mi copro anche le parti intime con le mani, anche se ormai sono al sicuro da occhi indiscreti e soprattutto indosso comunque qualcosa a coprire i punti principali del corpo.

Come fa Christian a sapere dove abito?
«Scusami, Julia, non sapevo aspettassi qualcuno...»
«Credevo fossi Bernie!» Mi giustifico io.
Non mi sento neanche in colpa.
Perché in fondo Bernie è mio marito.
In questo momento, è Christian l'intruso.
«Non preoccuparti, Christian, io... cioè, scusami, è che io...»
Cosa voglio dire esattamente?
«Non devi spiegarmi nulla, Julia.»
Detto questo, avverto i suoi passi allontanarsi, quindi mi allungo a guardare fuori dallo spioncino.
Sì, Christian è andato via.

Deluso? Sorpreso? Amareggiato?
Non potrei dirlo.
E io, invece? Come mi sento, adesso?
Beh, pensavo fosse Bernie alla porta... invece chissà dove è andato.

Persa in questi pensieri, mi vesto in tutta fretta, quindi esco di casa e mi incammino verso la pasticceria.
Spero di non trovare Christian nei paraggi, almeno per adesso che mi sento ancora un po' in imbarazzo per quanto appena successo.
Non accade, e quando entro nel mio locale saluto frettolosamente le ragazze mentre cammino verso il laboratorio.

«Ho dei gossip da raccontarvi, non tutti positivi» esordisco.
Marc e Robbie mi salutano debolmente, mentre mi si avvicinano con aria divertita.
«Purtroppo la protagonista sono sempre io,» aggiungo.
Marc e Robbie mi fissano con aria curiosissima, «parliamo di Christian?» Domanda Marc.

Li invito a fare una pausa e a sedersi, prendendo poi posto su uno sgabello di fronte a loro.
Racconto tutto, proprio tutto.
Da Bernie che si è presentato a casa, al nostro momento di passione, fino ad arrivare al fatto che, quando mi sono risvegliata, lui non c'era.
E dico anche di Christian, del brevissimo momento in cui gli ho aperto la porta di casa quasi senza vestiti.

«Questo sì che è un gossip!» Commenta allora Marc che sembra essere sotto shock.
Mi aspettavo una reazione diversa, più euforica, direi.
Robbie gli dà una gomitata, «sarei stato proprio curioso di vedere la sua espressione!»
«Di chi? Christian? O di Julia?» Marc lo guarda come per incenerirlo con lo sguardo.
Che succede fra tutti e due?

«Insomma, è possibile che dell'intera storia avete colto solo quest'ultimo particolare?»
I miei amici non parlano.
Non mi guardano neanche, in realtà, il che è un pessimo segno.
Non pensano nulla di buono e non hanno il coraggio di dirmelo.

«Ehi, voi due...» provo ad ammonirli, ma veniamo interrotti dai gemelli che entrano nel laboratorio.
Guardo l'orologio e mi rendo conto che è davvero tardi. Sono stata così impegnata a gestire la mia vita privata, in questa giornata, che non mi sono per niente accorta del tempo che passava.
Fortuna che Marc e Robbie sono perfettamente in grado di cavarsela anche senza di me.

«Andiamo a prendere qualcosa per la merenda!» Esclama Robbie alzandosi di scatto e prendendo per mano i bambini.
«Ottima idea!» Si accoda Marc che a sua volta si alza e si incammina di tutta fretta verso la pasticceria.
«No, aspettate un attimo!» Li ammonisco allora io.
Stanno entrambi provando a scappare per non dirmi cosa pensano e non lo accetto.
Uno dei due dovrà tirare fuori il rospo.

I miei amici si guardano frettolosamente, nei loro occhi posso leggere un misto tra paura e dispiacere.
«Ok, vai tu,» dice poi Marc a Robbie con aria mesta.
Quando Robbie e i bambini sono usciti dò un buffetto sulla spalla a Marc.

«Cos'è, all'improvviso, questa storia che non mi dici cosa pensi, Marc?»
Lui fissa per un attimo il vuoto.
«Marc?»
...
Ora sbuffa rumorosamente.
La cosa inizia ad inquietarmi, ma sento che devo comunque scoprire di che si tratta.
«Parla subito, avanti!»
«A che ora è venuto Bernie da te?»
Faccio spallucce, «non saprei, saranno state tipo... le undici?»
L'espressione di Marc sembra afflitta.
«Marc, che succede?»
Lui alza le mani in segno di resa, «è stato qui, per pranzo, con Clarissa.»

Fisso il mio migliore amico con aria incredula e lui sembra invece pronto a consolarmi.
«Beh, ma... sarà successo perché doveva parlarle... chiarire con lei che...»
Mi interrompo, poiché Marc scuote il capo lentamente.
«Sono stati tutto il tempo mano nella mano, Juls. Credimi, non hanno affatto litigato.»

Una fitta nel petto.
Non può essere.
Non è vero, non ci credo.
Avverto un groppo in gola e prendo a deglutire ripetutamente.

«No, Marc, ti dico che loro hanno litigato...»
Non è vero. Questo Bernie non l'ha detto.
Era lui ad essere confuso, ma non ha nominato nessun litigio con Clarissa.

Marc prende entrambe le mie mani nelle sue, «si tenevano proprio così, Juls. E lui le parlava all'orecchio. Mi sento male a dirtelo, ma... le sussurrava qualcosa di divertente, credo, perché lei non la finiva più di ridere...»

Non può essere.
No.
No.
No.
Non riesco a crederci.
Bernie mi ha solo usata in un momento di indecisione?
No, non ci credo.
Non posso essere cascata in una cosa così tanto subdola.
No, no e ancora no.

«Marc, tu... sei sicuro di quello che mi stai raccontando?»
Il mio migliore amico annuisce con aria affranta, lascia andare le mie mani e indietreggia di un passo.
Mi guardo intorno con aria spaesata.
«E hanno pranzato proprio qui...» farfuglio confusamente.
Già, fra tanti posti, proprio qui.
Per far sapere a tutti che sta ancora con lei?
Non aveva il coraggio di dirmi che quello che è successo fra noi stamattina per lui non ha significato niente?

Guardo Marc con aria avvilita, subito dopo lui accoglie fra le sue braccia forti il pianto arrabbiato in cui mi abbandono.

Fractured - quello che non vediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora