IL TEATRO DELLA MORTE

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Alcune fiamme bruciavano dietro una parete opaca, saturando l'aria di fragranze aromatiche e fumo. Erano odori intensi e speziati che si spandevano velocemente nel teatro.

La divisa nera della milizia si fondeva con la penombra degli spalti, mentre uomini armati trovavano posto nella sala. Di fronte a loro, una giovane naga sedeva sul palco sorreggendo la vina. I riflessi delle lampade a olio creavano dei tenui bagliori sul volto scuro di Sarasvati.

Aveva un viso fresco e grazioso, le guance come petali di un fiore erano carezzate da una lunga chioma. I capelli neri le ricadevano dolcemente sulle spalle, sfiorando il seno nella loro discesa verso il suolo. Tinte di un rosso vermiglio, le labbra carnose di Sarasvati ricordavano il bocciolo di una rosa, accendevano un desiderio vorace in uomini affamati di passione. Quelle stesse labbra si muovevano impercettibilmente, parlando a se stesse senza emettere suoni.

Le sue dita presero a pizzicare le corde. L'aria vibrò con le note spargendo una melodia soave, limpida e impetuosa. La musica faceva danzare le ombre, figure nere proiettate sullo schermo bianco, che raccontavano la storia di Patala e dei naga prima dell'arrivo dei falchi.

Una potente voce di donna iniziò a intonare un mantra. Le ombre sullo schermo si fusero insieme; l'arrivo degli haku oscurò la città e il sole, dando inizio a lotte, scontri sanguinari e violente battaglie che terminavano in stragi. Rapide immagini si susseguirono davanti agli ufficiali della milizia, la forza armata degli haku, il baluardo della sicurezza e dell'ordine.

Sarasvati guardò quegli uomini, studiò i loro volti, le espressioni arroganti di chi ha dalla propria parte il potere. Nessuna pace avrebbe cancellato le umiliazioni e i caduti. Non avrebbe ridato l'onore, né ripagato il vuoto lasciato da chi avevano ucciso con violenza e disprezzo.

Chiuse gli occhi. Che voi siate dannati in eterno. Per la mia terra. Per la mia vita. Per la sua caduta.

Sarebbero morti insieme a lei, quella sera; insieme a lei sarebbero finiti nell'oblio, fatti a pezzi dall'esplosione e dal fumo nero. L'odore di morte si sarebbe sparso appestando le strade, ma avrebbe purificato il mondo dalla milizia, avrebbe ucciso i falchi che come parassiti si tenevano aggrappati a Devi.

Dietro di lei l'oscurità si diffuse, esaltando la sagoma della nagini che si stagliava sullo sfondo. Circondata dalle fiamme, l'immagine della dea incarnata portava con sé speranza e morte.



SEISHI - Il teatro delle ombre umane Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora