A due giorni dall'ultimo incontro con il presunto naga sadhu, Amane cavalcava nei pressi del tempio di Manasa. Stavolta gli passò accanto senza fermarsi, avanzando a cavallo verso il sentiero e lì disceso seguì le tracce. Si inoltrò nella boscaglia lungo un passo non ancora divenuto familiare.
Ritrovò l'abitazione della naga non senza qualche sorpresa. Due uomini con lance erano a guardia della casa, uomini dai tratti scuri, con vesti che vagamente rammentavano quelle naga. La vita e le spalle erano drappeggiate da abiti di cotone leggero che avevano tinte acese. Il rosso spiccava sugli altri colori, aggravando il loro aspetto selvaggio, con la cerbottana appesa alla cintola e diversi pugnali senza fodero che mettevano in mostra sul fianco.
Lo scorsero uscire dalla vegetazione e, lance in mano, rimasero a guardarlo approssimarsi.
Naturalmente. Ha stretto un'alleanza con gli atavika. Le tribù locali non l'avrebbero lasciata stare altrimenti.
Gli intimarono di fermarsi. Amane li osservò, alzando il capo. Sollevò le mani con i palmi aperti mostrando di essere disarmato. Rimase immobile mentre lo esaminavano. Si scambiarono un cenno fra di loro, prima che un atavika, senza distogliere lo sguardo dall'haku, picchiasse sull'anta con il battente. Ne seguì un lungo silenzio, con le voci all'interno fattesi quiete.
La porta si aprì poco dopo e Amane scorse una donna atavika imporsi sulla soglia. Era robusta e di alta statura, un fisico avvezzo alle armi e alla caccia. Portava diversi bracciali sugli avambracci e sui polsi, essi tintinnarono quando si mosse.
«Asura,» lo apostrofò con sdegno.
«Dalit,» la chiamò spregiativamente. Era un'intoccabile, gente che perfino i naga discriminavano, isolandola nelle comunità separate, ristrette, degradate, prive di qualsiasi prospetto a livello politico e sociale.
Vide il disprezzo colorirle il volto, l'insulto tanto più bruciante quanto il fatto che venisse da uno straniero. «Stai sorvolando una terra non tua, asura. Se ti abbattessi nessuno se ne farebbe una colpa. Non hai diritti qui, non nella nostra terra.» Fece un passo avanti, uscendo dalla casa. Si batté il petto con un pugno. «Ti sfido!» Gli gridò. «Il perdente verrà seppellito vivo, a fare da concime ai nostri alberi.»
Un atavika intese il suo grido di battaglia, tant'è che le porse la sua lancia e si mise da parte con eccitazione. Amane vide l'altro guerriero fremere, le parlò, offrendosi per combattere.
«Una terra che non sa accogliere diventerà sterile,» ribadì Amane restando immobile. «Vengo con un invito.»
La donna alzò le spalle. «Non vedo delegazioni e non vedo inviti,» gli rispose con il labbro inferiore teso che quasi tremava. «Morirai qui, haku,» disse, mentre alzava la lancia con le pupille dilatate per l'eccitazione, sputandogli addosso l'appellativo di asura.
«Sono un suo ospite, non tuo,» emise, con la mano rigida accanto all'elsa, fremendo dalla tentazione di estrarla.
«Ha ragione lui, Amaya!» Udirono l'ammonimento venire dall'interno. «Una terra inospitale reca desolazione e morte,» dichiarò la voce di un'anziana.
Non osando ribattere, Amaya abbassò la lancia scostandosi dalla porta con il volto contrito, una maschera di tetra delusione. Si accostò al pilastro mentre l'haku le passava accanto, avvertendo su di lei un odore acre e ferroso.
All'interno Amane riconobbe la naga, seduta in compagnia di un'altra donna atavika, avanti nell'età e con il viso ovale grinzoso. Osservò i suoi occhi opachi dando per assodato che non potessero vederlo. Amaya andò a inginocchiarsi accanto a lei con devoto rispetto.
«Accomodati,» gli si rivolse Asha senza voltarsi. «Sei un mio ospite, dopotutto.»
Con un cenno del capo Amane prese posto alla sua sinistra, di fronte a un tavolo imbandito con piatti di riso, verdure, una zuppa fortemente aromatizzata e salse.

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SEISHI - Il teatro delle ombre umane
AbenteuerLa guerra è naturale e inevitabile, una lotta per sopravvivere e prosperare, a scapito di popoli deboli e asserviti. Nonostante la vittoria, per volere dell'Imperatore i falchi sono stati esiliati a Patala, un territorio maledetto dalla nagini che h...