Il sole ardeva, mentre Amane lanciava al galoppo il cavallo ritornando a Devi.
Scrutando i giardini che scorrevano lungo la strada ripensò ai naga, a quanto facilmente avessero rinunciato ad ammazzare un uomo della milizia. La loro determinazione si era consumata in fretta, nonostante l'odio che li guidava. Alla luce del sole, in fondo, erano poco più che schiavi. Vivevano con la paura, nella miseria, costretti a servire e a umiliarsi. Una vita da bestie, non da uomini veri, quali più non erano.
Ripensò all'accordo che aveva stretto con la donna thari. Il popolo del deserto era avaro, scaltro nello scovare il denaro, che fosse ingannando o rubando alla mano che lo stava sfamando. Poteva contare su quella sua naturale propensione, se non fosse che a fidarsi e a scommettere sul suo aiuto ciecamente si sarebbe reso sprovveduto. Lei non era poi tanto diversa da Kinari, e se falliva, come Kinari si sarebbe ritrovata.
Infine ripensò a Mira che insieme a Kimaya si era allontanata dal tempio. Le aveva seguite attraverso i giardini, ben oltre le vasche d'acqua infestate da alghe e rane. Lontano dalle magioni che vegliavano solitarie sulla strada sterrata, fissando da lontano Manasa. Era andato loro dietro, sapendo come Kimaya fosse legata a entrambe. Se la situazione lo avesse richiesto sarebbe venuto a prenderla; se la dalit non rispettava l'accordo, la ragazza ne avrebbe pagato il prezzo.
Avanzando in silenzio le due naga si erano inoltrate nella foresta, scomparendo fra le sue spire. Il battito di Amane aveva preso ad accelerare, mentre fermo dinanzi ad essa lottava nel fare la sua scelta. Esistevano restrizioni dettate da sofferti accordi, che intercorrevano fra gli atavika che vivevano nella giungla e gli haku. Tali accordi vietavano loro di andarsene liberamente per la foresta.
Quante ne ho infrante adesso? Una settimana e sarà un pandemonio. Prima che il mese finisca, smetterò di abitare questo mondo.
Era un condannato a morte. Né la morale né le leggi avrebbero potuto salvarlo. Quella consapevolezza gli aveva agevolato il cammino.
Le chiome s'innalzavano gradualmente imponendosi sul sottobosco, si ammassavano le une sulle altre, lasciando penetrare sprazzi di luce laddove gli alberi avevano perduto le foglie, in attesa dei monsoni. Il sentiero scompariva in mezzo al fogliame, una fitta vegetazione spodestava nella giungla. Le liane si attorcigliavano ai tronchi, laddove le rampicanti risalivano il fusto avvinghiandosi ad esso. Le radici fuoriuscivano dal suolo serpeggiando a terra fra le felci, mentre il muschio era cresciuto loro attorno, rendendo i passi morbidi e quieti.
Amane si era fermato spesso ad ascoltare, a cogliere il fruscio del fogliame scostato dalle naga, seguendone il passo. Di volta in volta, si era chinato a eseguire un taglio sul tronco, scheggiando la corteccia con il tanto per riconoscere il sentiero al suo ritorno. Le tenue voci delle naga si spegnevano fra i richiami acuti, un concerto di fischi che spaesavano ulteriormente l'haku, costringendolo a rallentare per avvertire di nuovo la loro presenza. Come animali selvaggi si aggiravano per la foresta, senza un sentiero che le guidasse oppure l'esitazione a frenarle.
Amane aveva atteso, inoltrandosi sempre più a fondo. Il timore di perdersi là dentro lo stringeva per la gola. Eppure avanzava con la mascella stretta e il respiro affranto. Avanzava, circondato da una fitta vegetazione di fronte alla quale doveva piegarsi per andare avanti.
Aveva trascorso quasi un'ora immerso in essa, in compagnia di coleotteri, lucertole e salamandre. Fuggendo all'avvicinarsi dei suoi passi, si nascondevano fra le cavità nel terreno, ma le poteva sentire, il loro zampettare leggero lo seguiva ovunque andasse. E poi, infine, aveva raggiunto lo spiazzo, emergendo finalmente da quelle prigioni.
Se la naga avesse tradito l'accordo, sarebbe venuto lì a reclamare la loro testa.

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SEISHI - Il teatro delle ombre umane
AdventureLa guerra è naturale e inevitabile, una lotta per sopravvivere e prosperare, a scapito di popoli deboli e asserviti. Nonostante la vittoria, per volere dell'Imperatore i falchi sono stati esiliati a Patala, un territorio maledetto dalla nagini che h...