LENIRE IL DOLORE E IL SENTIMENTO

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Nel sedersi, Amane fu costretto ad adagiare accanto a sé il braccio.

«Una mossa astuta, la tua, per disarmarmi,» si complimentò con Kimaya che prese in mano l'archetto, sistemò il sarangi e iniziò a suonare una melodia lenta e meditativa.

Amane attese senza ottenere da lei nient'altro che note.

«Un'offerta di pace.» 

La dalit gli stava porgendo il calice. Avrebbe voluto respingerlo in tronco, invece si allungò per prenderlo e guardando nella sua direzione se lo portò alle labbra. Non si sforzò di far finta di aver bevuto ma glielo restituì comunque con un cenno.

«Kimaya non ti dirà niente. È muta.»

La ragazza si fermò per riposizionare l'arco avviando una melodia acuta.

Un peccato, si disse Amane. Non mi saprà rispondere.

«Compensa con la bellezza,» si lasciò sfuggire mentre la melodia diventava graffiante e sgradevole.

«Compensa con l'abilità e la risolutezza,» lo corresse Asha con un'espressione perentoria e compiacente, rendendo il suono vibrante. «Può ancora sentirti,» gli ricordò. 

Amane chinò appena il capo per esternarle le sue scuse.

«E non mi potrà dire quanto durerà l'effetto?»

«Uno o due giorni almeno.»

Kimaya lo guardò divertita, abbassando in fretta lo sguardo non appena Amane fece cenno di rivolgersi a lei.

«Hai già finito le tue indagini, haku?» Gli si rivolse la dalit, invece. «Sembrava che avessi fretta di trovare qualcuno.»

Amane esitò. Pareva una perdita di tempo affidarsi a lei e a discutere della faccenda.

«Le ceneri dei naga sadhu sono state sparse qua attorno,» continuò lei con un vago divertimento nella voce. «Si dice che se ascolti di notte, li sentirai parlare fra di loro.»

Irritato, l'haku fece per alzarsi. «Sto cercando una donna. La chiamano amante del naga sadhu. Dicono che è connessa al tempio di Manasa.»

Niente mutò sul volto della naga, ma sentirono chiaramente la ragazza sbagliare le note. Amane si trattenne sul posto, d'un tratto interessato a lei.

«Una definizione sgarbata.»

«Sgarbata?» Si rivolse ad Asha. «In che modo?»

«Vorresti essere conosciuto come amante del generale o del capitano?» Sorrise.

«Non sono stato io il primo a chiamarla così.»

«No? E da chi l'hai sentito?»

Amane osservò il suo volto e d'un tratto gli parve di cogliere quell'astuzia che aveva mancato di vedere la prima volta. I thari sapevano trattare e non c'era nulla che non avrebbero fatto per denaro.

«Uno dei vostri fedeli. E se uno la conosce, perché non due o tre. I segreti sono difficili da tenere. E se la voce si diffonde, inizierà una caccia alle streghe. Voglio arrivarci prima che lo faccia qualcun altro e sarei ben disposto a pagare. Prima che la trovi la milizia.»

«Devi aver preso la faccenda a cuore per volerci arrivare prima della milizia. Non ne fai parte?» Chiese con ironia.

Amane accennò a Kimaya. «È una ragazzina attraente, non mi stupisce che porti il velo. Se si facesse sapere non pochi arderebbero dalla voglia di averla.»

La ragazza abbassò l'archetto e usando i gesti si appellò alla naga.

«Aspettami fuori, Kimaya,» le rispose Asha.

Amane la osservò andarsene.

«Per quale ragione un haku vorrebbe incontrare l'amante di un naga sadhu?»

«Fai delle ipotesi,» la esortò.

«Se si trattasse della milizia,» si alzò in piedi. «Direi che la cerca per arrivare al naga sadhu.» Prese un'anfora a due anse con il collo lungo e sottile. Porse un nuovo calice ad Amane nel quale versò del liquore, poi tornò a versare nel suo. «Per torturarlo e poi impiccare come un criminale.» C'era della leggerezza nella sua voce che provocò Amane. «Suppongo che tu abbia delle intenzioni diverse, altrimenti perché scomodarsi?»

«Le ragioni riguardano me e il naga sadhu.» Rimpianse di aver mandato via Kimaya. Aveva delle doti che iniziava ad apprezzare: era pressoché muta, ma la maniera in cui suonava era assai espressiva.

La naga si sporse verso di lui. «E allora perché non chiedi al naga sadhu dove è la sua amante?»

Non raccolse la provocazione. «Sono tutti morti trucidati, decapitati e poi bruciati nel tempio. Nessuno avrebbe dovuto sopravvivere.»

«Non sarà facile parlargli allora.» Bevve dal suo calice e lui fece altrettanto. 

L'aroma era intenso e gradevole. Avvertì il sapore dolce che divenne presto pungente lasciando un gusto amaro sulla lingua. 

«I naga sadhu sono asceti. Non hanno né amanti né mogli. Lei deve essere una persona straordinaria.»

«Sai dove trovare una persona tanto straordinaria?»

«Se vuoi correre il rischio e metterti in contatto con i morti, potrei renderti questo favore.»

Amane fermò il calice in prossimità delle labbra. Lo pose giù con un sentimento d'ansia che lo stringeva. «Che cosa vuoi in cambio?»

«Una persona strabiliante merita un prezzo strabiliante. Duecento monete d'oro saranno il suo prezzo.»

Amane accennò un sorriso tornando a bere, il gusto speziato ancora in bocca. «Dev'essere davvero eccezionale. Non avrei mai pensato di dover pagare così tanto per avere una donna.»

Asha fece un cenno di assenso.

«E la venderesti come niente fosse?»

«Affatto.» Lo guardò negli occhi parlando lentamente. «Ti sto chiedendo duecento monete d'oro.»

Con una smorfia si rese conto di aver mal posto la domanda.

«Abbiamo un accordo?» Gli chiese.

Valutò la sua espressione inamovibile. «Abbiamo un accordo.»

«In tal caso te la porterò al tempio.» I suoi occhi lo scrutavano con un'intensità profonda.

Trovava indecente fissarla ma non poté evitare di restituirle lo sguardo, guidato dalla sorpresa quando avvertì il formicolio percorrergli il braccio. Mosse appena la mano rendendosi conto di come lei gli avesse mentito.

La naga se ne accorse, gli sorrise mentre sollevava il calice nel momento in cui il sarangi tornava a risuonare nel tempio, ricordando ad Amane il suo ultimo canto.     

SEISHI - Il teatro delle ombre umane Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora