L'ONORE DEGLI HAKU

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Kinari si alzò bruscamente. Il volto era livido dalla rabbia come se fosse stato prosciugato di ogni piacere.

«Siediti,» le ordinò con voce imperativa che la fece tremare. «Se andrai di là non farai che metterle a rischio.»

Lei sibilò nella lingua naga con un'espressione furiosa e piena di disprezzo. Tuttavia rimase al suo posto, seduta sull'ottomana di fronte all'haku.

«La questione è semplice: dammi le informazioni che voglio e sarà come se non fossimo mai venuti,» affermò guardando davanti a sé, osservando il volto di una deva.

Il viso di Kinari avvampò. «Nessuno di loro dormirà notti tranquilli o si sentirà al sicuro in casa sua. Se solo Shiva vi annientasse, sarebbe come non foste mai venuti.»

Amane la ascoltò senza battere ciglio dopodiché le si rivolse in tono irrisorio. «Se Shiva esistesse davvero, voi non sareste una misera colonia in disgrazia.»

C'era un profondo senso di odio e di disgusto sul volto di Kinari, e se non avesse sentito uno schianto provenire da un'altra stanza, gli avrebbe certamente sputato in faccia. Si voltò con il petto che si alzava e si abbassava rapido.

«Metti il piede fuori di qua e nessuno di voi avrà bisogno di camminare per uscire da questa casa,» la minacciò Amane a corto di pazienza. Attese di vederla tornare in sé, dopodiché riprese. «Devi viene chiamata la città divina, dominio e residenza dei deva, la città della nagini, portavoce della volontà celeste. Eccetera, eccetera, eccetera.»

Kinari era evidentemente sorpresa. «Che cosa vuoi dire?»

«Fintanto che gli dei saranno con noi, Devi fiorirà dando vita ai naga. Non è quello che dite?»

«Così dicono i testi sacri.»

«Cos'altro dicono a proposito della nagini?»

«Leggiti i testi, asura. Non sono un sacerdote.»

«Renditi utile, Kinari, se vuoi che tutto questo finisca quanto prima.»

Kinari si accigliò maledicendolo a bassa voce. «I testi dicono tante cose. Uma Devi si incarnerà in una neonata e diventerà una nuova nagini. Veglierà su di noi e ci guiderà fuori dall'ignoranza per vivere come i deva vivono. Sterminerà i nemici e unirà i popoli. Porterà gloria e sofferenza; nessun uomo o donna sarà pari a lei.»

«Porterà gloria e sofferenza?» ripeté esitando.

«Sono testi antichi, non vanno interpretati alla lettera. Che cosa vuoi sapere sulla nagini?»

«La tua gente si sta animando molto parlando del suo ritorno. Se fosse davvero questo il caso, quanti anni avrebbe? Tre? Quattro? Cinque?»

«Sono passati quasi quattro anni da quando la nostra nagini è stata martoriata. Se fosse questo il caso, non avrebbe più di quattro anni.»

Amane osservò il cortile esterno perdendosi con lo sguardo negli angoli bui del patio. «Una bambina approssimativamente di quattro anni... Una bambina di qui, presumo.»

«Devi è la città di Uma Devi: è qui che si deve incarnare.» Amane colse una nota di orgoglio in questo. «L'ultima nagini pareva avesse avuto un'origine diversa, ma erano solo voci. Sono questioni dibattute fra ministri e sacerdoti. Una volta si pensava che la città originale di Uma Devi fosse altrove, fesserie anche queste, credo io. Non so chi abbia ragione, non mi compete.»

«E che cosa sai sulla nuova nagini?»

Kinari udì delle voci, troppo basse per coglierne l'intonazione e il significato. Fissò Amane e con un grande sforzo tornò a pensare alla questione.

«Non posso aiutarti. Quello che so riguarda gli affari, riguarda oggetti e persone reali, cose pratiche. Non mi occupo di politica e non mi immischio in questioni religiose. Ma posso darti altro. Gemme, gioielli, argento, oro. Donne con una bellezza che non hai mai visto, ogni notte una diversa, saranno docili o indomabili, e tu le potrai avere e dominare. Posso procurarti l'oppio e nessuno lo verrà mai a sapere, ma ci sono altre sostanze, altre droghe che ti possono dare un piacere in modi che potrai accarezzare solo nei sogni. Pensaci, posso darti qualsiasi cosa.»

Amane si chinò verso di lei. «E io cosa posso darti in cambio di tua figlia? Mmh? Che cosa ha lo stesso valore?»

Kinari si zittì, con gli occhi spalancati e la bocca aperta in pieno sconcerto.

«Non hai niente?» La incalzò. «In fondo non ti devo dare niente,» concluse guardandola con scherno.

«Da quando abbiamo il vostro governo, che Devi vi benedica, e la nagini ci ha lasciati, molti di noi si sono augurati il suo ritorno. Non potete estirpare la speranza. E questo ti brucia, non è vero, asura?»

«Quanto tempo trascorre prima che la nuova nagini rinasca?» Continuò a interrogarla.

«Possono passare anni, sono chiamati giorni di sole nero.»

«E il potere passa in mano ai ministri?»

Kinari lo guardò con una smorfia. «Il potere non ha mai lasciato le mani dei ministri, non l'hanno mai ceduto. È quello che succede a giocare con il potere. Si distruggono vite,» disse con spregio, ascoltando quel che accadeva nella sua casa. C'era silenzio. Pregò Shiva di proteggerli tutti.

«Sono i ministri a scegliere la nagini? Con quali criteri?» chiese con lo sguardo rivolto verso Kinari. La stava studiando, chiedendosi quanto avrebbe retto sapendo le figlie alla mercé della milizia.

«Noi sappiamo che quando Uma Devi si manifesterà, i sacerdoti leggeranno i segni. Ma in ballo ci sono troppi poteri. Il caso vuole che la bambina fortunata sia sempre di una famiglia favorita. Ma voi avete di gran lunga agevolato la strada togliendo i nostri ministri e mettendoci i vostri. Restano solo gli asceti e i sacerdoti. Anche l'esercito è in mano vostra. Avete vinto. Quindi ti prego...»

«La bambina dovrebbe avere potere divini. Può vedere il futuro, leggere le menti, incantare gli animali, ipnotizzare gli uomini e poi ci sono le guarigioni miracolose. Cosa c'è di vero? Quali sono i segnali?»

Kinari si strinse nelle spalle. «Può essere tutto una questione di fede. Guarda la malattia che vi sta sterminando. Questa è la sua maledizione, gettata su di voi per quello che ci avete fatto. Vuoi sapere quali saranno i segnali? Lei vi sterminerà tutti e allora tutti vedranno che Uma Devi è tornata. Prega che la nagini non ritorni oppure i nostri ruoli saranno invertiti.» Una risata roca e cupa le tremò sulle labbra, le risalì la gola scuotendole il petto come una cassa armonica.

Amane accarezzò l'impugnatura dello tsurugi al suo fianco. «Eppure dicono anche che la nagini è caduta per mano del nemico, perché aveva osato troppo. Aveva lasciato le questioni religiose per immischiarsi in quelle politiche. Non sta bene che una donna metta il naso in affari che vadano al di là di quanto lei possa capire. È contro natura sfidare il potere prestabilito, non sei d'accordo, Kinari? Ritorsione e congiura contro il tuo stesso governo, quanto basta per un processo pubblico. Il tuo giro di affari non ci sarà più. E le tue figlie, loro finiranno al lastrico, diritte in strada a elemosinare e a prostituirsi.» Osservò l'effetto che le faceva: l'espressione segnata dal dolore, la rabbia, la collera, il disprezzo. Allora capiva che cosa provava, che cosa avesse dovuto sacrificare da quando era disceso dalle montagne.

«Hai tre giorni per...»

Urla acute segnate dalla disperazione lo interruppero.

Dannazione, si disse Amane seccato, mentre Kinari si precipitava fuori andando a raggiungere le figlie. Lo scialle giallo che indossava le svolazzava dietro, creando una scia colorata mentre correva.

Infastidito Amane seguì Kinari. Troppo presto, dovevano aspettare ancora. Quella conversazione poteva rivelarsi una dannosa perdita di tempo.

La naga aveva raggiunto la minore delle figlie nel salotto e proprio in quel momento veniva a sapere che suo nipote non c'era più, che le era stato portato via. Kinari era diventata rossa, tremava in tutto il corpo; si appoggiò alla figlia, sul punto di avere un mancamento. «Lurido figlio di puttana, che cosa gli avete fatto?» gridò rivolta alla milizia, Itachi e Sato, rimasti ancora nella casa, mentre la figlia si gettava ai piedi di Amane, pregandolo in ginocchio in lingua naga. L'haku indietreggiò appena lei tentò di sfiorarlo; la mano nel mentre corse istintiva alle armi. 

SEISHI - Il teatro delle ombre umane Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora