Parte Seconda - Capitolo Settimo

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Capitolo settimo.

I said that time may change me,

but I can't trace time.

§ David Bowie - Changes

Langhe, Italia

Luglio 2026

Per l'intera settimana Fernando si era diviso tra l'ospedale e casa propria, sapendo di non poter lasciare sola Alba ma nemmeno Jules, che nonostante fosse stato accudito da Jana e dai bisnonni nel miglior modo possibile era comunque un bambino che aveva bisogno di avere accanto ai genitori. Di comune accordo con la moglie aveva deciso di non portarlo in ospedale, ma di aspettare che i gemelli fossero pronti per tornare a casa per organizzare il primo incontro. La domenica successiva, una settimana dopo il parto, finalmente Alba poté lasciare l'ospedale, felice di poter finalmente tornare nel proprio ambiente. Entrò in casa per prima, mentre Fernando scaricava dall'auto i neonati con l'aiuto di Marco. Certo che chi ha progettato questi affari è in gamba, osservò l'uomo mentre sganciavano senza difficoltà dai sedili i seggiolini costruiti dalla squadra, recapitati a casa del pilota il giorno successivo all'annuncio della nascita. «Amore mio, vieni da mamma» esclamò Alba mentre Jules le andava incontro, ancora un po' incerto sulle gambe. «Mamma è qui, non va più via» sussurrò stringendolo forte tra le braccia, sollevando con un po' di difficoltà – nonostante la settimana di riposo, sentiva ancora i postumi del parto. «Il mio piccolino...» Nei mesi precedenti aveva messo in atto ogni strategia conosciuta per prepararlo all'arrivo dei due gemelli, sperando che nonostante la giovanissima età il primo figlio fosse in grado di capire che la situazione sarebbe cambiata. «Vuoi vedere il tuo fratellino e la tua sorellina?» gli domandò mentre si spostava lentamente verso il soggiorno, abbassandosi per sedere sul divano e riposare la schiena. «Ti ricordi che ti ho parlato di loro, vero?» Fernando appoggiò uno dei due ovetti sul tavolino del salotto, e poco dopo Marco fece lo stesso. «Ecco, Jules, loro sono il tuo fratellino e la tua sorellina, Nicolas e Micaela.»

«Pittoli» biascicò il bambino, indicando le due cullette. «Pittoli!» esclamò, rivolgendosi alla madre con un'espressione incredula.

«Hai ragione, tesoro, sono piccoli» sorrise Alba, quasi sull'orlo delle lacrime. «Lui è Nicolas» aggiunse indicando il maschietto, «e lei invece è Micaela» proseguì, indicando la culla della femmina. «Niki e Mika... riesci a dirlo, tesoro?»

«Miki... Bika!» esclamò il bimbo con una risata. «Pittoli» ripeté. «Pittissimi!» esclamò ancora, muovendo le manine come per indicare le dimensioni dei fratellini.

In piedi accanto al lavandino, impegnata a preparare la caffettiera, Jana non riuscì a trattenere una risata. «Direi che ha le idee abbastanza chiare sul fatto che siano dei piccoletti.»

***

Pochi giorni più tardi Jana era ripartita per tornare a casa: nonostante sentisse di poter essere ancora molto utile, si era resa conto che Fernando e Alba avevano bisogno di spazio per trovare i ritmi, cosa che non sarebbero mai riusciti a fare davvero avendo una presenza estranea costante dentro casa. Un pomeriggio, mentre Alba e i gemelli dormivano, Fernando uscì in cortile per giocare un po' con Jules, sentendo di dover trascorrere un po' di tempo con il primogenito per evitare che si sentisse trascurato – i neonati richiedevano attenzione ed energia, ma era importante non dimenticare che Jules non aveva ancora un anno e mezzo, quindi il suo bisogno di avere accanto i genitori era più forte che mai.

Il rumore di un'auto che si avvicinava lo spinse a mettersi accanto al bambino per proteggerlo, chiedendosi chi potesse essere – non aspettavano alcuna visita. Strabuzzò gli occhi nel riconoscere la scintillante Aston Martin di Lawrence Stroll, che scese dal posto di guida con il solito sorriso smagliante. «Però, non è stato facile trovarti! Il navigatore continuava a farmi girare in tondo, mi sono dovuto fermare per chiedere indicazioni. Ed è stato complicato persino trovare qualcuno che parlasse inglese.»

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