Parte Terza - Capitolo Nono

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Capitolo nono.

Senti, nell'aria c'è già

un raggio di sole più caldo che va.

§ Albano feat. Romina Power - Felicità

Rete autostradale italiana, Italia

Dicembre 2027

Per gran parte del viaggio di ritorno verso casa Alba non disse una parola, restando appoggiata al finestrino con lo sguardo rivolto verso l'esterno. Sulle prime Fernando aveva provato a distrarla con gesti semplici, qualche chiacchiera leggera, ma vedendo che nulla stava riuscendo a distoglierla dai suoi pensieri aveva preferito lasciar perdere, concentrandosi sulla guida in modo da poterla riportare a casa nel più breve tempo possibile. Per spezzare il silenzio aveva acceso la radio, tenendo il volume sufficientemente basso da non risultare fuori luogo, sperando che un po' di musica potesse aiutarla a stare meglio. «Amava questa canzone» mormorò Alba nel sentire un vecchio pezzo di musica leggera. «Diceva sempre che avrebbe voluto sentirla suonare al suo funerale» aggiunse con un mezzo sorriso. «Ci scherzavamo sempre» sospirò, tornando a guardare fuori. Fernando le sfiorò appena un ginocchio con la mano, rendendosi conto che quelle erano le prime parole che le avesse sentito dire in più di due ore di viaggio. Più o meno a metà del percorso si fermò presso un'area di servizio con la scusa di dover usare il bagno e di doversi sgranchire le gambe: in effetti non era così stanco, ma aveva pensato fosse un buon modo per convincere almeno lei a prendersi una pausa – No, ti aspetto in macchina, aveva però risposto Alba, vanificando ogni suo tentativo di aiutarla a non pensare.

Approfittando della sosta, Fernando chiamò Jana per avere un aggiornamento sulla situazione. «I bambini sono tranquilli, ce ne stiamo occupando Julia e io» rispose la nipote. «Per tutto il resto ci sono Alberto e Placido, non si sono ancora mossi da qui. In fondo Alberto è praticamente un fratello per Alba. Lei come sta?»

Fernando sospirò, torcendo la bocca in una smorfia – poi, ricordando che Jana in quel momento non poteva vederlo, aggiunse: «Non lo so, da quando siamo partiti praticamente non ha detto una parola. Ho provato a smuoverla, ma lei... la conosci, no?»

«Sì, la conosco» sospirò Jana. «Ma conosco anche te, e so che se esiste qualcuno in grado di comunicare con lei in questo momento, quel qualcuno sei tu

«Lo spero. In certe occasioni è così difficile sapere quale sia la cosa giusta da dire... comunque, vedrò di arrivare il prima possibile. Non c'è molto traffico a quest'ora, in un paio d'ore potremmo farcela.»

«Guida con prudenza, zio.»

«Come sempre.» Risalendo al posto di guida, Fernando notò che Alba stava piangendo in silenzio, e in un gesto quasi meccanico alzò la mano per asciugarle la guancia. «Mi dispiace molto, mi amor» sussurrò con voce roca. «Mi dispiace davvero molto.»

«Abbiamo parlato ieri sera» sospirò Alba, la voce incrinata dal pianto. «Abbiamo parlato ieri sera e stava bene. Com'è possibile che... come...» Si coprì la bocca con una mano per mascherare un singhiozzo. «Perché è successo? Perché?» Portò entrambe le mani davanti al volto, nascondendosi alla vista del marito mentre il pianto si faceva più intenso.

Fernando si sporse verso di lei per abbracciarla, cullandola dolcemente per farle sentire la propria vicinanza. Forse Jana aveva ragione, forse tra tutte le persone al mondo lui era il solo in grado di starle accanto in quel momento. «Stai tranquilla, mi amor. Adesso ti porto a casa.»

*

Langhe, Italia

Dicembre 2027

Nel sentire una frenata un po' troppo brusca sulla ghiaia del cortile, Jana indossò in fretta il cappotto per uscire senza nemmeno darsi la pena di controllare chi fosse il visitatore, sapendo che non erano poi molte le persone che avrebbero potuto raggiungerli alle sei del mattino. Aveva trascorso quasi tutta la notte in bianco, tenendosi occupata con il cellulare e tendendo continuamente l'orecchio per sentire se i bambini avessero bisogno di assistenza, ma nonostante la stanchezza era balzata in piedi dal divano con un agile scatto. Nel sentirla muoversi Placido, che si era assopito in poltrona, aprì gli occhi e si stiracchiò in fretta, gettandosi addosso un vecchio maglione sformato prima di seguirla nella gelida aurora. Nessuno dei due riuscì a dire una parola mentre Fernando e Alba scendevano dall'auto: senza chiedere nulla la donna cominciò a correre in direzione della casetta in fondo al cortile, guidata dalla luce che si intravedeva dalla finestra del salotto. Una rapida occhiata alla nipote e all'amico, poi Fernando la seguì in fretta, sapendo perfettamente che in quel momento il suo posto era quello, un passo dietro sua moglie, le braccia tese per essere pronto ad afferrarla nell'istante in cui le forze l'avrebbero abbandonata.

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