Parte Seconda - Capitolo Undicesimo

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Capitolo undicesimo.

Ho fede nelle cose che mi aspettano domani,

nelle scarpe che porto, ho fede in queste mani.

§ Fabrizio Moro – Ho bisogno di credere

Baku, Azerbaijan

Settembre 2026

La carovana della Formula Uno era ripartita da Baku, dove il fine settimana si prospettava movimentato: il giovedì, durante l'incontro con i fan, Aston Martin aveva deciso di sfruttare l'evento per annunciare il ritiro di Lance. Fernando era rimasto al fianco del giovane canadese mentre lo ascoltava pronunciare il discorso meticolosamente preparato insieme al proprio addetto stampa, continuando a riflettere sul proprio futuro: da quando era arrivato in Azerbaijan era riuscito a evitare Lawrence, pur sapendo che l'imprenditore non avrebbe tardato a tornare alla carica con la proposta di rinnovo. Con Alba ne aveva discusso soltanto la sera in cui erano usciti a cena, poi la routine familiare era tornata a prendere il sopravvento, distogliendoli dalla discussione. Una volta concluso l'intervento di Lance, mentre l'interesse dei giornalisti passava ai piloti McLaren, Fernando tornò a sedere ripensando agli ultimi giorni trascorsi a casa con la famiglia: in quell'ultima settimana Lia era stata a casa loro per qualche giorno di prova – il risultato era stato eccellente, anche se il pilota sapeva che per Alba sarebbe stato molto difficile accettare che una persona estranea alla famiglia entrasse a far parte della loro vita. Tuttavia era fermamente convinto che, superato il primo impatto, quella donna sarebbe diventata una figura essenziale all'interno della loro cerchia – ciò che sperava era che Alba si rendesse conto di quanto avessero effettivamente bisogno di qualcuno in grado di alleviare la fatica, concedendo loro di godersi qualche attimo di pace.

A giornata conclusa Fernando decise di recarsi nella palestra dell'albergo per scaricare un po' la tensione. Erano le sei passate, perciò non si aspettava di trovare qualcuno all'interno della sala – fu una sorpresa trovare Carlos già impegnato su una cyclette, concentrato a pedalare con le cuffiette infilate nelle orecchie. «Ehi» lo salutò, toccandogli una spalla con la punta dell'indice.

«Ehi» rispose Carlos, sfilandosi gli auricolari mentre rallentava appena il ritmo. «Come mai qui? Pensavo di essere l'unico pazzo ad aver voglia di sudare con il caldo che fa.»

«Ho bisogno di scaricarmi un po', credo» rispose l'altro uomo, prendendo posto sulla cyclette a fianco. «Un po' di pensieri.»

«Posso immaginare. L'annuncio di Lance mi ha un po' spiazzato.»

«Sul serio? Eppure un indizio ce l'avevi, no?» ammiccò, facendogli capire che sapeva della proposta ricevuta da Silverstone.

«Beh, sì, però... sinceramente non credevo che sarebbe stato Lance ad andarsene. Lawrence non mi aveva detto niente. Sinceramente, credevo saresti stato tu ad andartene.»

«Grazie per avermi appena dato del vecchio» scherzò Fernando, iniziando a pedalare a ritmo lento.

«Non volevo dire questo!» si affrettò a rispondere Carlos. «Solo che... beh, tu hai quarantacinque anni, Lance ventotto. Ho dato per scontato che... che volessi restare a casa. Non mi aspettavo che invece fosse lui a volersene andare.»

Fernando pedalò in silenzio per un lunghissimo minuto, ponderando sulle parole dell'amico. «Lawrence mi ha proposto di restare ancora per il prossimo anno» confessò infine. «Dice che sarebbe disposto a darmi qualunque cosa. Potrei chiedergli la luna e lui me la farebbe trovare davanti alla porta di casa con un bel fiocco rosso intorno.»

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