Parte Terza - Capitolo Settimo

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Capitolo settimo.

No time for losers,

'cause we are the champions of the world.

§ Queen – We are the champions

Spa-Francorchamps, Belgio

Giugno 2027

Durante la parata dei piloti su uno dei circuiti che da sempre amava di più, per la prima volta Fernando si rese conto di quanto fosse grandioso ciò che stava accadendo nel corso di quella stagione: negli ultimi anni Spa era sempre stata una roccaforte della Redbull, ricordava bene quante volte attraversando il circuito sul pullman scoperto avesse notato la marea arancione dei sostenitori di Verstappen agitare bandiere olandesi e intonare cori inneggianti al loro beniamino. Ma in quella bella giornata di giugno, alzando la mano per salutare il pubblico, si accorse che i colori erano cambiati, e che la marea arancione si era tinta di un brillante verde smeraldo, del tutto simile al tono della casacca che indossava ormai da quasi cinque anni.

Il 2025, il primo anno in cui Aston Martin aveva potuto avvalersi del genio di Adrian Newey, nessuno si sarebbe aspettato di poter vincere: erano troppe le cose da sistemare, troppo grandi gli sforzi necessari per prendere confidenza con le novità tecniche. Il 2026 era partito meglio, tanto che per un po' a inizio stagione aveva accarezzato l'idea di potercela fare, ma il mese di pausa che si era concesso dopo la nascita dei gemelli, unitamente al lento recupero del rientro, lo avevano tenuto lontano dal successo – non che se ne pentisse, perché sarebbe stato pronto a rifarlo altre mille volte. Ma il 2027... oh, il 2027 era iniziato sotto i migliori auspici. A Monaco aveva trionfato, e salire sul gradino più alto di quel podio affacciato sul Mediterraneo gli aveva gonfiato il cuore di un'emozione indescrivibile, spingendolo oltre i propri limiti, consapevole di poter avere di più. E aveva davvero avuto di più, perché era riuscito a vincere anche le due gare successive, in Austria e a Silverstone. Proprio nel Regno Unito, quando aveva ricevuto il trofeo dalle mani di Lewis Hamilton, gli era sembrato che il cuore gli stesse scoppiando nel petto: proprio quel giorno, forse per la prima volta, si era reso conto di essere a un solo passo dalla storia. Era al primo posto nella classifica mondiale dei piloti, ma il vantaggio su Landro Norris, in seconda posizione, era di poco più di cinquanta punti: non abbastanza per potersi dire al sicuro, ma sufficiente a dargli la motivazione per combattere ancor più strenuamente, deciso a dare il tutto per tutto per conquistarsi un posto nell'albo d'oro della Formula Uno.

Con Alba non parlavano mai della possibilità che potesse vincere un terzo Mondiale – forse per scaramanzia, o forse per non doversi interrogare su che cosa avrebbe riservato loro il futuro se davvero quel titolo fosse finito tra le sue mani ancora affamate di gloria. Lawrence aveva cominciato a stuzzicarlo con la prospettiva di una nuova stagione da affrontare insieme, ma in cuor suo Fernando sapeva che accettare un ulteriore rinnovo era quasi fuori discussione. Da quando aveva cominciato la sua pazza avventura in quello sport, il pilota si era sempre dato una sola regola: andarsene lasciando un buon ricordo. Quando aveva deciso di ritirarsi la prima volta non aveva obbedito a quel principio, lasciando dopo una pessima stagione in McLaren, forse l'anno meno proficuo di tutta la sua carriera – forse anche per questo era rientrato appena due anni dopo, per darsi l'occasione di scoccare le ultime frecce ancora al suo arco, per darsi l'immensa chance di entrare nella storia. In quel momento, mentre percorreva uno dei suoi circuiti preferiti a una velocità insolitamente bassa, si rese conto che probabilmente sarebbe stata l'ultima volta.

«Se vinco, mi ritiro» sussurrò a Nico, in piedi accanto a lui. Dopo l'incidente di Montecarlo e il successivo chiarimento si erano scoperti forse ancor più uniti di prima, perciò gli sembrò normale dire quella frase proprio al tedesco.

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