Parte Seconda - Capitolo Dodicesimo

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Capitolo dodicesimo.

You raise me up

to more than I can be.

§ Josh Groban – You raise me up

Monza, Italia

Settembre 2026

Il Gran Premio di Monza era sembrato a entrambi l'occasione giusta per la prima uscita con la famiglia al completo: in fondo si trattava della gara più vicina a casa, l'unico circuito potenzialmente raggiungibile in giornata. Alba aveva provato a convincere i nonni a partire insieme a lei, ma Anna e Marco si erano dichiarati troppo vecchi e malandati per raggiungere la tappa. Sono cose da giovani, aveva sorriso Marco. E poi i giornalisti vorranno vedere voi che siete così belli, non due rattrappiti come me e tua nonna. Nel sentire quell'ultima parte della frase Anna gli aveva mollato un sonoro scappellotto, profondamente offesa nel sentirsi definire rattrappita. Fernando era partito il mercoledì, lasciando moglie e figli nelle mani di Michelle e Jana, che l'avrebbero aiutata a raggiungerlo con i bambini.

Per Alba tornare alle gare fu come respirare una boccata d'aria fresca: all'inizio della stagione era incinta di quattro mesi, il che di norma non le avrebbe impedito di viaggiare, ma i continui malesseri percepiti dall'inizio del secondo trimestre l'avevano fatta desistere dallo spostarsi, dunque quella era la sua prima gara da quasi un anno – fu emozionante tornare a immergersi nel caos del paddock, tra i colori e i suoni di quello sport che ormai da anni scandiva il ritmo delle sue giornate. Il venerdì pomeriggio chiese una mano all'amica e alla nipote per raggiungere il circuito, arrivando giusto in tempo per la fine delle prove libere – per proteggere Jules sarebbero bastate un paio di cuffie antirumore, ma i gemelli erano ancora troppo piccoli per indossare protezioni adeguate, dunque riteneva necessario tenerli lontani dal caos eccessivo.

Mentre spingeva il leggerissimo passeggino gemellare progettato dal team del marito, al suo fianco Michelle stava portando Jules a cavalluccio, fingendo di usare i suoi piedini per accelerare e guidare, emettendo una serie di buffi suoni che facevano divertire un mondo il piccolino. «Non esagerare, Michelle» la redarguì Jana. «Altrimenti gli verrà voglia di salire su un kart e ad Alba verrà un infarto.»

«Sì, come se potesse dare la colpa a me» rispose l'altra. «Sappiamo tutte e tre che non passerà molto prima che Fernando lo metta su un kart.»

«Deve solo provarci» intervenne Alba. «Sa che se farà una cosa del genere chiuderò la fabbrica.»

«Quale fabbrica?» domandò Jana sovrappensiero, senza cogliere subito il senso del discorso. «Oh, la fabbrica!» esclamò subito dopo, battendosi una mano sulla fronte. «Quindi avete intenzione di fare altri bambini?»

«Cosa? Non ho mai detto una cosa del genere.»

Michelle ammiccò in direzione della giovane. «Ha detto fabbrica, ma intendeva luna park. Cosa... perché mi guardi così?» aggiunse notando lo sguardo di Alba. «Ricorda che non puoi colpirmi, tuo figlio è appollaiato sulla mia testa.»

In quel momento il trio fu intercettato da Marc Gené e Mara Sangiorgio, come sempre in giro per il paddock a caccia di notizie. «Ehi, guarda chi c'è!» esclamò il pilota, allungando il collo per curiosare dentro il passeggino. «Come sono belli, dal vivo sono ancora meglio. Ciao Jules, sei cresciuto tantissimo!» Nascondendosi appena dietro la testa di Michelle, il bambino sollevò timidamente una manina per salutare la coppia. «Come stai, mamacita? Ti trovo in forma.»

«Non c'è male, grazie. Non potevo perdermi Monza, giusto?» lo salutò Alba, stringendolo in un abbraccio. Marc e Fernando erano amici da molti anni, e fino a prima della nascita dei gemelli era capitato diverse volte che l'uomo fosse ospite a casa loro per un paio di giorni. La prassi era quasi sempre la stessa: Marc entrava nel loro cortile dando un leggero colpo di clacson e subito Fernando si precipitava fuori per aiutarlo a scaricare qualcosa dal carrello appendice assicurato dietro la vettura – quasi sempre un kart che finiva nel loro garage per essere smontato e rimontato nel giro di poche ore.

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