capitolo 13

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Nei giorni successivi, raccontai tutto a mio padre. Mi ascoltò attentamente e tentò di consolarmi. Non gli era molto facile, ma lui fece del suo meglio e io apprezzai.

Nei giorni successivi, Zoe mi portò in discoteca. Lei voleva che incontrassi che mi "consolassi" con qualcun altro. Ci preparammo insieme, Zoe indossò un top dorato e una gonna corta bianca. Io, invece, indossai un turbino nero semplice, con dei tacchi a spillo.

Arrivate in discoteca, Zoe si buttò in pista e la persi di vista. C'era tanta gente ed ero preoccupata, però mi aveva promesso che non avrebbe bevuto. Io mi avvicinai al bar e ordinai una coca-cola, non c'era da fidarsi delle promesse di Zoe. Tutti mi ignoravano, fino a quando un ragazzo si avvicinò accanto a me. Era bruno, occhi chiari con una pelle molto scura. Ero molto più alta di lui e questa cosa mi metteva molto a disagio, però non dovevamo parlare, no? Il ragazzo chiese:«cosa fa una bella ragazza da sola?», io risposi:«sto con delle persone». Lui si guardò in giro e, ridendo, disse:«ma io non le vedo». Volevo solo chiudere quella conversazione, era molto imbarazzante ma Zoe non mi avrebbe mai ascoltata. Parlammo un po' e ci conoscemmo meglio. Si chiamava Noah, lavorava nel marketing ed era molto più piccolo di me. Lui interruppe la conversazione dicendo:«andiamo a ballare.»

Andammo in pista, mi sentivo a disagio a stare in tutti ammassati. Però Noah era simpatico, potevamo essere amici. Lui mi baciò in pista davanti a tutti, però non mi dispiacque. Aveva un alito che sapeva di birra. Continuammo a scambiarci baci furtivi in pista.

A fine serata ci scambiammo i numeri. Trovai Zoe e tornammo a casa, lei era ubriaca. Non mi sorprendeva. Guidai fino a casa, nel mentre che Zoe dormiva in macchina.

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