capitolo 9

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Ci stendemmo sul letto.  Avevo la testa sul suo petto, le sue braccia che mi avvolgevano. Mi accarezzava il collo, ogni suo tocco mi provocava un brivido sulla pelle indescrivibile. Volevo sapere cosa fossimo e cosa saremmo diventati, ma non volevo rovinare il movimento. Avevo le mani tra i suoi capelli rossi, li amavo. Però la curiosità mi prese il sopravvento, io gli chiesi:«ma cosa siamo noi due per te?». Jannik mi rispose:«adoro il modo in cui mi ricordi le cose, amo i tuoi occhi e vorrei svegliarmi guardandoli ogni giorno. Farò di tutto per passare più tempo con te.»

Da quel giorno, io e Jannik iniziammo a frequentarci. Lui vinse il torneo, ma le nostre vite non erano più le stesse. Io tornai a essere un medico sportivo della mia cittadina, ma io e Jannik ci chiamavamo ogni mattina e sera. Ci raccontavamo di tutto. Ma effettivamente cos'eravamo? Fidanzati oppure no? Ero molto dubbiosa su questo, ma avevo paura di chiederlo. Avevo paura che in realtà fosse tutto uno scherzo e che mi prendesse in giro. Desideravo rassicurazione, ma non volevo sembrare ansiosa e bisognosa di attenzione. Ero pronta a una relazione romantica a distanza? Come l'avrebbero presa i social media? Giravano voci su Jannik fidanzato. A mio padre non gli avevo detto niente, per la prima volta avevo un segreto con lui. Come
l'avrebbe presa il fatto che uscissi con una persona che allenava? Decisi di capire il mio rapporto con Jannik. Intuì che la mia insicurezza nascesse dal fatto che io non avevo esempi di una relazione sana. Anche durante la mia adolescenza ebbi delle relazioni, ma erano tutte tossiche. Le bugie erano la base e non volevo che fosse la stessa cosa. Ma questa volta sarebbe stato diverso.

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