PICCOLA

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🌸SARA

Ho perso le parole. Non so che dire... mi è crollato il mondo addosso. Adesso tutto intorno a me sembra buio.

Come farò adesso? Come farò con la mamma? Come farò con le sue cure? Con il cibo per casa? L'ansia mi investe e mi iniziano a tremare le mani.

Non voglio avere un attacco di panico qui davanti a tutti, quindi esco proprio come vuole il capo.

«Mi dispiace,» riesco solo a dire questo ed esco dal bar.

"Respira, Sara, respira." Faccio dei lunghi respiri profondi e mi appoggio con la schiena al muro perché mi gira la testa.

Non ce la posso fare, adesso muoio.

"Sara, lo pensi sempre... tra poco passa, passa tutto." Ma quand'è che passa?!

Chiudo gli occhi e una mano prende la mia.

«Sara, stai bene?» è la voce di Matilde.

Apro gli occhi e la guardo; almeno è venuta lei, pensavo mi lasciasse da sola... «No. Niente va bene.»

Va tutto male!

«Cerca di tranquillizzarti! Vedrai che si risolverà tutto.» Ma come? Come faccio a tranquillizzarmi?!

«Come faccio? Non ho più un lavoro e mamma sta male. Come faccio con le sue cure? Con l'insulina e altro?» Vado nel panico.

«Hai ragione, ma comportarti così non ti aiuterà a ragionare!» Ha ragione, ma...

«Sei stata tu, vero?» la guardo attentamente.

«Cosa? No! Ovvio che no! Ti ho coperta in tutto!» Sì, è vero che mi ha coperta, però c'è qualcosa che non mi quadra... spero di sbagliarmi.

«Come fa a sapere tutto, allora?» chiedo. Se non è stata lei a dirlo, chi altro allora?!

«Sara, io non so... che-che dovrei dirti? È pur sempre il capo della caffetteria.» Balbetta, nervosa... mhhh.

Risatina nervosa. «Sì, certo, qui lavoriamo solo io e te. Anzi, da oggi solo tu. Chissà come farà adesso con una sola persona...»

«Prenderà provvedimenti,» dice sarcastica.

Sbuffo. «Ascolta, Sara... non voglio andarti contro, ma hai davvero sbagliato con il lavoro! Non avresti dovuto prenderti tutte quelle libertà...»

Non ci voglio credere...

«Senti, ti ringrazio per i tuoi consigli! Adesso vado e buon lavoro.» La lascio lì e vado verso la macchina. Sono stanca.

Torno a casa dopo essere passata da Glovo a comprare qualcosa di pronto per pranzo e controllo l'ora sul cellulare: sono già le 10 passate e Niall sarà già sul treno.

Sospiro! Quanto vorrei essere con lui. Se lo avessi saputo prima del licenziamento, ci sarei andata senza pensarci due volte... ormai è andata.

Ah, e per giunta alle 13 devo prendere mamma dall'ospedale... uffa.

Vabbè, entro in casa, poso le chiavi e la borsa e vado in cucina. Prendo il mio pokè condito di riso, fave, mais e pollo con salsa agrodolce e noci e mangio.

Non sono proprio un'amante del pokè, però tutto sommato per un pranzo veloce è buono e fattibile.

Ho bisogno di sfogarmi con qualcuno, così prendo il telefono e chiamo la mia migliore amica, l'unica di cui sono certa che non mi tradirà mai.

Mia risponde dopo soli tre squilli. «Saretta!»

«Ciauuuu, come stai e che fai?» rido, non voglio farmi sentire subito giù di morale e faccio un boccone di pollo.

𝐐𝐮𝐞𝐥 𝐟𝐢𝐥𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐢 𝐮𝐧𝒊𝒔𝒄𝒆 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora