Una giovane agente che opera nei servizi segreti coreani e con poca pazienza si troverà alle prese con il figlio del presidente in persona, Yang Jungwon, a cui piace creare casini e fare screzi al padre e soprattutto alla ragazza che avrà il compito...
La stanza era calda, il calore sembrava non volerla lasciare nemmeno per un secondo. Y/N giaceva sul letto, la pelle pallida e i movimenti lenti a causa dei postumi dell'esplosione. Ogni respiro sembrava un'impresa, eppure la sua mente non smetteva di correre. Jungwon la guardava, avvicinandosi lentamente, come se ogni movimento dovesse essere misurato, ogni respiro controllato. Ma non diceva nulla. C'era silenzio, un silenzio che parlava più di mille parole.
"Non dovresti essere qui," disse Y/N, la voce roca, il tono incerto. Non voleva ammettere che avrebbe voluto dire l'esatto contrario, che la sua compagnia, pur così indesiderata, era un sollievo.
Jungwon la guardò dall'alto, un sopracciglio alzato e il viso che si distendeva in un sorriso appena accennato. "Sei sicura? A me sembra proprio che tu abbia bisogno di qualcuno che ti dia una mano," rispose, la voce quasi divertita, ma con un'ombra di preoccupazione nei suoi occhi.
Y/N cercò di non cedere. "Non voglio che tu faccia il mio infermiere personale," ribatté con fierezza, ma il suo sguardo tradiva una stanchezza che non riusciva a mascherare.
"Non sei un granché come paziente," disse lui, avvicinandosi al letto. Senza preavviso, sistemò un cuscino dietro la schiena di Y/N, quasi forzandola a rimanere comoda. "Dai, basta lamentele. Se pensi che riuscirai a sbarazzarti di me con un 'vai via', ti sbagli di grosso. Se vuoi, ti ci posso pure rimanere incollato."
Y/N lo guardò per un attimo, studiando il suo viso, poi sbuffò. "Sei proprio testardo, non è vero?"
"Me lo dici come se fosse una colpa," rispose Jongwon con un sorriso sfacciato, ma mentre parlava, spostava un altro cuscino, accertandosi che Y/N fosse a suo agio. "Tutti i migliori lo sono."
"Che altro vuoi da me?" chiese Y/N, cercando di sembrare indifferente ma senza riuscirci. "Non posso fare niente in questo momento. Sono completamente inutile."
"Sai, non che mi stia divertendo," disse jungwon, cercando di smorzare il tono. "Preferirei di gran lunga vederti in piedi, pronta a sbattermi fuori dalla stanza, piuttosto che fare il babysitter. Ma finché stai così, credimi, ti tocca sopportarmi."
Y/N non poté fare a meno di sorridere, anche se quello che uscì era più un sorriso stanco che altro. "Beh, sembra che non ci siano alternative," mormorò. Poi aggiunse con uno sguardo furbo: "Ma promettimi una cosa."
"Cosa?" chiese lui, il suo sorriso che ora scompariva un po' sotto una sfumatura di preoccupazione.
"Non prendermi troppo sul serio," rispose Y/N, cercando di allontanare l'aria di tensione che si stava formando. "Non pensare che questa situazione cambi qualcosa tra noi."
Jungwon la guardò intensamente, il suo sguardo serio. "Non posso prometterti che non cambierà niente. Non con te." La sua voce si fece più bassa, più sincera. "Perché tu, Y/N, sei troppo difficile da dimenticare."
Y/N sentì un piccolo brivido correre lungo la schiena. Cercò di mascherarlo, ma non ci riuscì. "Non iniziare con i tuoi discorsi da ragazzo che si crede maturo," disse, ma il suo tono non fu più così fermo come avrebbe voluto.
"Non è un discorso da ragazzo," rispose lui, e nel suo sorriso c'era qualcosa di nuovo. "È la verità. Tu sei più complicata di quanto pensi."
"Perché tu non sei complicato?" ribatté Y/N, cercando di nascondere un'emozione che stava iniziando a crescere. "Tu sei un ragazzo che non capisce nulla. E poi... hai una visione infantile della vita. Non ti preoccupare per me."
Jungwon non si fece sfuggire l'occasione di rispondere. "Sei in difficoltà, Y/N. E non c'è niente di romantico in questo. Lo so che vuoi sembrare perfetta, ma non hai bisogno di farlo da sola," disse, avvicinandosi ancora di più al letto e aggiustando le coperte.
Y/N lo guardò, i suoi occhi si fissarono su di lui, mentre la sua voce diventava più morbida. "Jungwon..." Sospirò, senza nemmeno accorgersi che stava per cedere. "Non posso essere la persona che pensi che io sia."
"E tu non puoi essere la persona che pensi di essere, Y/N," rispose lui, sfiorandole la mano con una leggera pressione, i suoi occhi che brillavano di qualcosa di più intenso.
Y/N lo fissò, sentendo qualcosa muoversi dentro di sé. "Sei più testardo di quanto pensassi," sussurrò, ma c'era un accenno di sorriso che non riusciva a nascondere.
"Lo so," rispose lui ridendo. "Ma non è una cosa cattiva, giusto?"
"Non ne sono così sicura," ribatté Y/N, la sua voce più bassa.
Jungwon la guardò con un'espressione che non aveva mai avuto prima. Si avvicinò ancora, e senza alcuna premeditazione, si chinò leggermente verso di lei. "Non posso fare altrimenti, Y/N," disse, la sua voce che tremava appena. "E sinceramente... non voglio farlo."
Y/N rimase senza parole, gli occhi fissi su di lui. Il cuore le batteva più forte, e sentiva una confusione che non riusciva a spiegare. Jongwon non sembrava più il ragazzo che conosceva. Ora c'era qualcosa di diverso, qualcosa che non poteva ignorare.
"Cosa significa questo, Jungwon?" chiese infine, la voce quasi impercettibile.
Lui sorrise, ma era un sorriso diverso. "Significa che, finalmente, ti ho detto la verità."
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