Capitolo 8

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Era un po' strano arrivare a scuola da sola.
Era triste sapere che Vanessa non la stava aspettando.
Era confortante vedere Sabrina che invece le sorrideva entusiasta davanti al portone della scuola.
«Ciao Bei Boccoli» la salutò allegra. «Hai dormito bene?»
Poli annuì, ridendo. «Nessun incubo post-film».
«E nemmeno qualche sogno erotico post-Mattia?» chiese l'amica, maliziosa.
L'altra avvampò. «No, certo che no-»
«Guarda che a me lo puoi dire. Non lo spiffero in giro, tranquilla» la interruppe la mora.
«Dirti cosa?»
«Quanto ti piace Bellegrandi!» bisbigliò alzando gli occhi al cielo.
«Non è che mi piace... è solo... carino».
«Carino» ripeté Sabrina. «Andiamo, Poli!» esclamò esasperata.
L'altra si guardò intorno, temendo che qualcuno potesse origliare.
«Abbassa la voce...» implorò.
L'altra la ignorò. «Mattia non è carino. Persino io che non lo sopporto dico che è una delle persone più scopabili sulla faccia della terra».
Paola si coprì il viso con una mano, imbarazzata.
«Lui è... molto carino, okay?» borbottò a disagio.
Sabrina ridacchiò; rimasero in silenzio per qualche minuto, guardandosi intorno.
«La stronza ti sta guardando».
Il tono rabbioso con cui la mora pronunciò quelle parole convinse Paola a voltarsi. Quando incontrò lo sguardo infastidito di Vanessa che la perforava, distolse il suo, con un nodo in gola.
«Non te la prendere. È una povera sfigata» le sussurrò l'amica, passandole un braccio attorno alle spalle.
«Chi è una povera sfigata?» intervenne una voce bassa e assonnata.
«Non tu Tufi, almeno non questa volta» rispose Sabrina sbadigliando.
Gabriele – seguito da Mattia – si portò davanti alle ragazze, sorridente.
Il bruno si mise a digitare qualcosa sul telefono, mentre Bellegrandi guardò Paola.
«Ciao» le sorrise.
«Ciao».
La campanella perforò loro le orecchie, scatenando l'infelicità di Sabrina, che iniziò prontamente ad imprecare.
«Lo dico a Cristian» la minacciò Gabriele, affiancandola mentre entravano nell'edificio.
«E io ti stacco le palle» ringhiò lei.
Mattia e Paola,rimasti soli alle loro spalle, si guardarono e scoppiarono a ridere.
«Ma è sempre così?»
«Oh, è anche peggio. Credo che oggi si stiano contenendo perché ci sei tu» rise lui.
Li seguirono all'interno della scuola, con scarso entusiasmo.
Mentre camminavano nei corridoi, le persone li guardavano in modo strano.
«Ma che hanno?» disse Paola infastidita.
Il moro ridacchiò. «Be', stai camminando al mio fianco» spiegò.
Ma lei ci mise qualche istante ad elaborare quelle parole. Incredula, guardò tutte le ragazze nelle vicinanze che la scrutavano infuriate e mormorò: «Non ci posso credere».
Bellegrandi rise di gusto.
Camminarono più rapidamente, in modo da raggiungere il bruno e la mora, che nel frattempo non avevano smesso un istante di battibeccare.
«Sei la persona più stupida che io abbia mai conosciuto».
«Ti prego Lo Presti, dimmi che hai uno specchietto in mano e che stai parlando con il tuo riflesso. In questo modo la tua affermazione avrebbe un senso».
«Ti prego Tufi, dimmi che hai due anni. In questo modo i tuoi boxer di Spongebob avrebbero un senso».
Lui assottigliò gli occhi. «Avevi giurato che non ne avresti mai fatto parola in pubblico».
«Io non ho mai giurato nulla» disse lei, spietata. «Non è colpa mia se hai dei gusti pessimi».
«Talmente pessimi da venire a letto con te, vero?»
Se Paola si era aspettata una reazione offesa o quanto meno imbarazzata da parte di Sabrina, rimase stupita.
«Non sei nemmeno bravo, a letto» sghignazzò lei.
«Non dicevi così quand'ero in mezzo alle tue cosc-»
«Okay ragazzi, basta» esclamò Mattia, mettendosi tra i due. «Ora che tutta la scuola sa i fatti vostri, potreste anche darci un taglio. Che ne dite?»
Gabriele guardò per terra. «Ha cominciato lei».
La mora rise di gusto e lo abbracciò. «Gabri, quando fai così mi sembri davvero un bimbo di due anni».
Lui ridacchiò e avvicinò la bocca all'orecchio della ragazza.
«Davvero non sono bravo a letto?»
«Duri un po' poco» rispose lei ridendo.
Mattia alzò gli occhi al cielo, poi fissò Paola, implorante. «Andiamo a psicologia?»
Lei annuì, lasciando i due amici davanti alla porta dei bagni dei professori e seguendo il moro.
«Ma...stanno insieme? Gabriele e Sabrina» chiese, confusa. La mora le aveva giurato di essere single solo il giorno prima.
«No, no affatto» sorrise lui. «Sono stati insieme un paio di volte durante l'estate, quando erano ubriachi. Più che altro sono migliori amici, ecco».
«Capisco» mormorò.
Il rapporto che c'era tra quei due era a dir poco strano. Loro erano strani.
«Dopo di te».
Si riscosse dai suoi pensieri in tempo per vedere Mattia che le teneva aperta la porta dell'aula in modo da farla entrare.
«Siamo nel 1800?» scherzò, entrando.
Lui la seguì e poté sentirlo ridacchiare. «No, per l'amor del cielo».
Presero posto in terza fila.
Lei e Mattia.
Paola e Mattia.
Paola Marotta e Mattia Bellegrandi seduti vicini ad una lezione.
La fine del mondo era davvero vicina.
Gabriele entrò poco dopo nell'aula, e quando li vide sfoggiò un'espressione offesa capace di intenerire chiunque. Tranne Mattia.
«Gabri, non ci provare. Siediti dietro. Così impari a perdere tempo».
Il ragazzo sbuffò e prese posto dietro a Paola. Spostò in avanti il banco, e lei si trovò praticamente schiacciata contro il suo, ma non protestò.
Le piaceva Gabriele. Le piacevano praticamente tutti, anche se avrebbe voluto conoscerli meglio.
«Buongiorno ragazzi» ansimò il professor Abete entrando. «Non sono in ritardo, vero?»
Poli sorrise, intenerita. «No, professore».
«Ottimo».
Mentre l'uomo prendeva posto alla cattedra, Paola armeggiò con il suo zaino. Lanciò un lamento quando si accorse di aver dimenticato il libro.
«Che c'è?» le chiese Mattia, scrutandola con gli occhi.
Lei ignorò il brivido lungo la schiena.
«Non ho il libro».
«Nessun problema, segui con me» disse, mettendo in mezzo il suo.
Lo ringraziò e si avvicinò ulteriormente, cercando comunque di mantenere una ragionevole distanza.
Distanza che venne prontamente annullata dal ragazzo quando attaccò la sua sedia a quella di lei. I loro avambracci si sfioravano.
Sentì a malapena la voce del professore che annunciava la pagina da prendere.
Le mani di Mattia sfogliavano il libro sapientemente e con gesti abili, trovano il giusto paragrafo in pochi secondi.
Quando il professor Abete iniziò a spiegare, tutte le teste si abbassarono e tutte le mani scattarono alle penne – o quasi: Poli sentiva il suono impercettibile dei tasti di un telefono dietro di sé, segno che Gabriele non stava esattamente prendendo appunti – .


«È solo la prima ora, eppure sono già distrutto» si lamentò il bruno mentre uscivano dall'aula.
«Ma se hai usato il telefono tutto il tempo» disse Mattia guardandolo con un sopracciglio alzato.
«Be', fa stancare gli occhi».
Paola ridacchiò, ma smise all'istante quando vide una persona che le correva incontro.
Valentina.
Non aveva voglia di sentirsi dire "Vanessa dice che le devi restituire quel cerchietto che ti ha prestato per la festa di giugno..."
Ma quando Valentina le fu davanti, l'unica parola che uscì dalla labbra screpolate fu: «Scusa».
Paola pensò di aver sentito male.
Gabriele e Mattia erano immobili alle sue spalle.
«Valentina,io-»
«No, ti prego, fammi parlare» disse l'altra, con il fiatone. Si sistemò i capelli sulla spalla destra, nervosa. «Mi sento uno schifo per averti voltato le spalle, ieri. Vanessa mi aveva detto che eri stata una stronza, che le avevi rubato il ragazzo, e io non capivo di cosa mi stesse parlando. Però le ho creduto, era abbastanza sconvolta».
Rubato il ragazzo? Paola?A Vanessa!?
«Non capisco-» tentò di nuovo Paola, ma l'amica la interruppe ancora.
«Aspetta. Oggi l'ho praticamente obbligata a parlami e a spiegarmi cosa diavolo è successo tra voi due. E lei mi ha detto che è incazzata con te perché tu non le hai detto della festa, ma soprattutto perché alla festa c'era Gabriele Tufi».
L'interessato tossicchiò dietro a Paola.
Quando Valentina lo vide arrossì.
«Oh...scusami, non volevo...»
«Perché dovresti scusarti? Ora so di avere un'altra fan» commentò felice il ragazzo, mentre Mattia gli tirò una gomitata nel costato, guadagnandosi una parolaccia pesante e altre imprecazioni sussurrate.
«Vuoi dirmi che Vanessa ha buttato nella spazzatura quattro anni di amicizia per questa stronzata?» disse Poli, dura.
Non amava essere volgare, ma era veramente furiosa.
«Non è tutto» disse Valentina, quasi mortificata. Era dispiaciuta, e Paola si preparò al peggio.
«L'ho sentita mentre parlava con Silvia oggi, a lezione...»
«E...?»
«Le stava dicendo che non è affatto pentita di non essere più tua amica. Perché dice che con te non poteva fare niente, perché le impedivi di andare alle feste vestita come voleva, perché non facevi altro che farle venire i sensi di colpa...»
«Andare vestita alle feste? Sensi di colpa?» il suo cervello le propinava quelle parole in continuazione, come una cantilena.
«Certo, le consigliavo di mettersi le mutande primadi andare ad una festa!» gridò Paola, su tutte le furie, facendo voltare studenti e professori nelle vicinanze. «Glieli do io i sensi di colpa» sibilò ferita.
Sentì la mano calda di Mattia sulla schiena.
«Lascia perdere Paola» le sussurrò. «Non vale la pena arrabbiarsi».
«Ha ragione» annuì Valentina, seria.
Paola la guardò. «Be'... grazie Vale».
L'altra sorrise. «Figurati». Guardò l'orologio che aveva al polso. «Siamo in ritardo per storia della musica. Andiamo?»
«Andiamo».
Si voltò verso Gabriele e Mattia; quest'ultimo, all'improvviso, senza lasciarle il tempo di registrare il suo avvinarsi repentino, le scoccò un sonoro bacio sulla guancia.
Per poco lei non si strozzò con la lingua, troppo asciutta per essere definita tale.
«Ci vediamo in mensa» mormorò il moro, sparendo dietro l'angolo con Gabriele.
Quando tornò a fissare Valentina, quella aveva un'espressione incredula ed estasiata al tempo stesso.
«Adesso mi racconti tutto».


«Un bacio sulla guancia» era disgustato. «Di nuovo».
«Sta' zitto Gabri. Sto cercando di seguire».
Il bruno non si arrese, e prese il gomito dell'amico, facendolo distrarre nuovamente.
«Voglio seguire questa fottuta lezione, Gabriele. Lasciami in pace» lo avvertì, minaccioso.
«No Mattia, ora mi ascolti. Perché le hai dato un bacio sulla guancia?»
Il moro sbuffò e si arrese, posando la penna.
«Cos'avrei dovuto fare? Infilarle la lingua in gola?»
«Per esempio».
«Sei disgustoso».
«Solo un anno e mezzo fa l'avresti fatto».
«Già, ma le cose sono cambiate, e lo sai».
«Giusto, mi sono dimenticato che sei una specie di Edward Cullen "io rispetto le donne" e blablabla...»
«Cosa c'è di male?»
«Edward Cullen è palesemente froc-»
«Non intendo quello».
«Non c'è niente di male nel rispettare le donne, ma... non credi che potresti essere un po' più Mattia e un po' meno Edward? Insomma, non devo spiegarti io come si fa con le ragazze, per l'amor di Dio».
«Bene, Casanova» disse Mattia divertito. «Dammi un consiglio».
«Invitala a casa di Cristian, oggi pomeriggio. I signori Lo Presti tornano tra sei giorni, e Cristian vuole darsi alla pazza gioia più che può prima del loro ritorno. Mi ha scritto un messaggio, oggi pensava alla piscina. Ci saranno anche Giorgio e Davide. Francesca non è sicura di riuscire a venire».
Mattia ci pensò su. «Secondo te accetterà?»
«Quale ragazza sana di mente si perderebbe Mattia Bellegrandi in costume da bagno?»
«Fanculo Tufi».
«Anch'io ti voglio bene».


Paola entrò in mensa, la stessa sensazione sgradevole del giorno precedente ad attanagliarle lo stomaco.
Cercò il tavolo di Vanessa e notò con piacere che Valentina non era sedutacon loro: almeno lei era stata sincera.
«EhiBei Boccoli, ti siedi con noi?»
Sabrinaera poco lontano da lei, seduta insieme a Bellegrandi, Tufi eValentina.
Quest'ultimasi guardava intorno a disagio.
Poliprese posto tra Mattia e Valentina, prendendo il suo panino dallozaino.
«Avreiuna proposta da farti» le sussurrò il moro mentre gli altriparlavano tra di loro. Paola si sforzò di non andare iniperventilazione.
«Sarebbe?»
«Tiva di venire a casa di Sabrina e Cristian oggi? Stanno organizzandoun pomeriggio in piscina».
Polisimosse sulla sedia a disagio.
«Ecco,vedi... in piscina... in acqua...»
«Nemmenoio sono un campione di nuoto, ma non ci metteremo a fare leolimpiadi».
«Nonè quello... problemi di donna» disse arrossendo.
Mattiaci mise un secondo per capire.
«Oh...oh.Be' non c'è problema, per qualche strana ragione oggi c'è ilsole. Puoi stare su una delle sdraio a rilassarti» le propose.«Allora? Ci stai?»
Laragazza annuì. «D'accordo».
Luinon riuscì a trattenersi e sorrise, illuminandosi.
Poline rimase abbagliata.
«All'uscitaCristian viene a prenderci».

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