Capitolo 9

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Mentre seguiva Cristian attraverso la casa, passando per la sala, la cucina e una porta finestra che dava sul giardino, Poli non poté non stupirsi della grandezza di casa Lo Presti.
Inoltre, maledì mentalmente le sue ovaie e i suoi ormoni impazziti: doveva avere sicuramente un'aria da ninfomane mentre osservava le spalle del ragazzo. Erano così muscolose...
Si morse la lingua con forza e costrinse i suoi occhi a posarsi sull'erba, mentre si avvicinavano tranquillamente alla piscina.
L'acqua cristallina era increspata dal continuo agitarsi di Sabrina e Davide, che si schizzavano a vicenda e cercavano di affogarsi. In fondo alla vasca, Poli notò Mattia e Giorgio intenti a chiacchierare; entrambi reggevano un bicchiere pieno di Coca Cola. Gabriele invece era sdraiato su una delle sdraio, un paio di occhiali da sole sul naso.
Quando Bellegrandi la vide, agitò una mano verso di lei, e Giorgio lo imitò. Il moro appoggiò il bicchiere sul bordo vasca, e fece leva sulle mani per uscire dall'acqua. Sembrava una pubblicità di un profumo, o di... qualsiasi dannato prodotto che prevedesse un modello come testimonial.
Mattia le andò incontro, coperto solo da un costume rosso scuso a pantaloncino; le goccioline scendevano a velocità supersonica su lsuo petto, tracciando scie che scintillavano sotto il sole; quando arrivarono all'elastico del costume da bagno e lo oltrepassarono, Poli decise di distogliere lo sguardo.
Decisamente non si iniziava bene.
«Non sai che sollievo sapere che non mi hai dato buca» sorrise lui, raggiungendola.
Cristian si scusò e si tuffò a bomba in acqua, pronto per aiutare il nero ad annegare la sorella.
«Te l'avevo detto che sarei venuta» rispose lei, cercando di sembrare a suo agio.
La vocina acida nella sua testa ridacchiò freddamente, incitandola a mettersi in ridicolo.
«I tuoi non ti hanno fatto troppe domande? Del tipo "perché ultimamente sei sempre a casa dei Lo Presti?"» ridacchiò.
Senza che se accorgessero, avevano cominciato a camminare tutto intorno all'enorme vasca, tranquillamente.
«No, non sono diffidenti. Si fidano di me, e delle persone che scelgo di frequentare».
Si rese conto più tardi che quella frase poteva avere due diverse interpretazioni, ma non vi badò.
Presero posto su due sdraio affiancate.
Poli, cercando di apparire il più sgraziata possibile, in modo da non sembrare una ragazzina che giocava a fare la donna seduttrice, si sfilò la magliettina arancione, restando in pantaloncini bianchi e pezzo sopra del costume a righe blu e bianche.
Quando riportò lo sguardo su Mattia, vide che lui la stava osservando attentamente. Questo la metteva terribilmente in agitazione. Non amava essere osservata. Anzi, lo odiava.
«Che fortuna Cristian e Sabrina» disse a disagio, cercando disperatamente di distogliere l'attenzione del ragazzo da sé.
Funzionò – o forse lui capì al volo – perché il moro si guardò intorno.
«Sì, questa casa è pazzesca» annuì.
«Mai loro genitori non ci sono mai?»
«Non sono esattamente i genitori più presenti del mondo, almeno fisicamente. Il signor Lo Presti è un manager, e sua moglie è la sua segretaria. Ecco perché viaggiano spesso e si assentano così a lungo. Ma questo è l'ultimo anno che viaggiano assieme per periodi così lunghi».
«Perché?»
«Be', come avrai notato, sia Cristian che Giorgio che Davide non stanno andando al college. Si sono presi un anno sabbatico. Però l'anno prossimo Cristian ci andrà, e toccherà a Sabrina starsene un anno tranquilla. La signora Lo Presti non vuole che sua figlia resti a casa da sola per troppo tempo».
«Capisco... anche tu ti prenderai un anno di pausa?»
Lui scosse il capo. «Voglio farlo insieme a loro il college, vogliamo essere nello stesso anno. Questo è uno dei tanti motivi che li hanno spinti a prendersi questa "vacanza": aspettano Gabriele e me».
Poli si accorse a mala pena di quello che stava accadendo: lei e Mattia stavano tenendo una conversazione normale. Parlavano.
E lui la stava mettendo a suo agio.
Si sentiva terribilmente bene.
Davide chiamò il moro dalla piscina, che si voltò verso la giovane.
«Quello stupido insopportabile reclama la sua rivincita. Prima l'ho affogato tre volte. Non capisco perché voglia umiliarsi così» borbottò a mo' di scusa.
«Tranquillo, non c'è problema» rise lei.
Bellegrandi si alzò dalla sdraio e le lanciò un'occhiata indecifrabile.
«Solo una cosa» mormorò.
«Dimmi».
«Sei bellissima».
Le fece l'occhiolino e le sorrise, per poi correre verso la vasca e tuffarsi dentro.
Poli rimase interdetta, la bocca semi aperta.
Si riscosse solo quando qualcuno le schizzò un po' d'acqua in pieno viso.
«Sabrina!» esclamò oltraggiata.
La mora scoppiò a ridere, gettando a terra la pistola d'acqua e sedendosi sull'erba.
«Vi ho visti, sai?» disse con espressione maliziosa.
«E allora? Stavamo parlando» ridacchiò l'altra.
«Sìsì, come vuoi... perché se rimasta con la bocca aperta?»
Maledizione, non le sfuggiva niente.
«Be', lui... mi ha detto che sono bellissima» disse Paola arrossendo leggermente.
«Ha detto la verità, tesoro».
Paola sorrise all'amica.
«Ecco!» esclamò Sabrina.
«"Ecco" cosa?»
«Il sorriso che mi hai appena fatto. Avresti dovuto rivolgerlo a lui, non a me!»
L'altra sbuffò divertita. «Va' ad annegare qualcuno, Lo Presti».
«Presto sarò figlia unica» mormorò l'altra, osservando Cristian che passeggiava ignaro sul bordo vasca.
Scoppiò a ridere a guardò l'amica allontanarsi.
Era incredibile che lei, timida com'era, fosse riuscita ad allacciare quelle amicizie in pochissimi giorni.
Era davvero fiera di sé.
«Posso?»
Un paio di occhi di un colore indefinito la scrutavano.
«Certo Giorgio, fa pure».
Il ragazzo si accomodò sulla sdraio in fianco a quella di Paola.
«Ti stai divertendo? Insomma, sei a tuo agio?»
Lei annuì. «Molto, grazie mille».
Le piaceva quel ragazzo. Aveva un viso allegro, che ispirava libertà e spensieratezza, eppure quegli occhi tanto vivaci sapevano essere altrettanto saggi. Era premuroso, maturo.
«E così... tu e Mattia, eh?» le domandò, sorridendo.
«Io e Mattia... cosa, esattamente?» chiese lei, allarmata.
Lu isi scusò con lo sguardo. «Non vi state frequentando?»
«Be'... a scuola e... qui». Abbozzò un sorriso.
«Ah».
Non era un 'ah' rassegnato. Né un 'ah' disinteressato o malizioso. Era semplicemente un 'ah' di comprensione.
«Mattia è... un bravo ragazzo, davvero» disse Giorgio all'improvviso. «Lo conosco da quando avevo tre anni, siamo praticamente cresciuti insieme. E fidati. Non ascoltare tutte le voci che circolano sul suo conto».
Paola, lievemente confusa, annuì.
«Vuoi un po' di Coca Cola? Se vuoi vado a prend... oh no»ridacchiò.
Paola tentò di seguire lo sguardo del ragazzo ma non vide nulla di strano.
«È tutto a posto?» gli chiese stranita.
«Non ne ho idea. Credo che lo scopriremo tra un po'».
Sempre più disorientata dalle parole di Giorgio, cercò con lo sguardo Sabrina, per chiederle spiegazioni, ma non la vide. Scrollò le spalle e si sdraiò sulla sdraio, sperando di assorbire un po' di sole e di stimolare la propria melanina.
Quando girò il capo per salutare Gabriele, che sapeva essere spaparanzato poco lontano da lei, trovò il lettino vuoto.
Aggrottò le sopracciglia.
Quando vide Giorgio che conversava animatamente e allegramente con Cristian, capì e rise tra sé e sé.


«Sono stufo di stare in acqua» si lagnò Mattia raggiungendola.
Poli sorrise.
«E allora prendi un po' di sole».
«Non ci provare Marotta. La mia pelle ha sempre una tonalità perfetta. Alzati, ti faccio fare il giro della casa, dai».
La ragazza balzò in piedi come una molla; per conservare quel briciolo di dignità che le era rimasta, si infilò lentamente le infradito, fingendo di rimirarsi lo smalto rosa pallido sulle unghie dei piedi.
Decise che era sufficiente, così seguì Bellegrandi all'interno dell'enorme casa.
«Qui è incredibile» si stupì quando entrarono nella "Sala da ritrovo" come la chiamava il signor Lo Presti.
C'erano un tavolo da biliardo, uno da poker, e qualche poltrona in perfetto stile da film americano degli anni sessanta.
Quando raggiunsero il primo piano, Mattia si fermò davanti ad una porta e si voltò a guardarla.
«Questo bagno è... indescrivibile».
Quando aprì la porta, Poli rimase a bocca aperta.
Al centro della stanza faceva bella mostra di sé una vasca idromassaggio sufficiente per contenere sei persone.
Su un lato del bagno c'erano due lavandini, mentre sulla parete infondo c'era quella che all'apparenza sembrava una normale – e gigantesca – doccia.
«Sta a guardare» disse lui, andando alla finestra e chiudendo l'imposta.
Il bagno si oscurò, ed entrambi furono immersi nel buio quasi totale. Per pochi istanti però.
Le lampadine all'interno della doccia si accesero all'improvviso, cambiando colore ogni tre o quattro secondi. Rosso, verde, giallo, viola...
«La mamma di Cristian è fissata per questa roba. La chiama "cromoterapia"».
La voce di Mattia proveniva da dietro di lei, e Paola sentì la pelle d'oca su gambe e braccia.
Quando le mani calde del ragazzo percorsero prima un braccio, poi l'altro, poi entrambi, la giovane si sentì come se stesse per svenire.
«Hai freddo?» mormorò contro la sua nuca.
Bastardo. Sapeva benissimo che non erano brividi di freddo.
Lei provò a dire qualcosa, ma non appena aprì la bocca ne uscì un gemito strozzato; si affrettò a richiuderla, mordendosi il labbro inferiore.
Lui la girò lentamente verso di sé, osservandola nella penombra dai mille colori.
«Sì, lo confermo» sussurrò roco.
«Cosa?». Le girava la testa. Ma era una sensazione piacevole. Schifosamente piacevole.
«Sei davvero bellissima».
Fece incontrare le sue labbra con quelle di Paola. Si modellarono perfettamente, le une contro le altre, e dalla gola del ragazzo risalì un ruggito sommesso di gioia.
Lei, euforica e spiazzata insieme, portò le sue braccia intorno al collo di Mattia; il gesto della ragazze sembrò dargli nuovo ardore.
La sollevò quel tanto che bastava per appoggiarla sul piano di marmo bianco in cui erano stati inseriti i due lavandini; lei aprì le gambe in modo che lui potesse mettersi tra di loro e annullare ogni distanza tra i loro corpi; il seno di Paola sfiorava appena il petto del moro, che mentre continuava a baciare quelle labbra soffici, passava incessantemente una mano tra i boccoli.
Quando aprì la bocca e fece saettare la lingua al di fuori, chiedendo l'accesso a quella di Paola, lei non glielo negò, dischiudendo le labbra.
Impacciata ed inesperta, non aveva idea di cosa fare, e lui se ne accorse, con un moto di felicità.
Smise di accarezzarle i capelli e posizionò la mano sulla nuca di lei, facendole inclinare la testa in modo da poter approfondire il bacio.
Le loro lingue si incontrarono, dapprima quasi timidamente, poi sempre più audaci, conoscendosi a vicenda a rincorrendosi.
Lei si rese conto che stava praticamente ansimando, e forse era imbarazzante, ma la vicinanza di Mattia, le fece dimenticare presto anche quel particolare.
Quando le loro bocche si staccarono, arrossate e umide, Paola lo guardò.
Lui la fissava estasiato, come un assetato che ha finalmente trovata la sua oasi.
«Grazie» mormorò lei imbarazzata ed emozionata al tempo stesso.
Era impacciata, non sapeva cosa dire.
Lui poggiò nuovamente le labbra su quelle della giovane. Si sfiorarono appena.
«Grazie a te» sorrise.
L'aiutò a scendere dal piano in marmo e la prese per mano.
«Continuiamo il giro?»
«Hai intenzione di baciarmi in un'altra stanza?» chiese Paola ridendo.
Non sapeva da dove derivava tutta quella sicurezza, ma le piaceva. Si sentiva così bene.
Lui rise, seriamente divertito.
«Può essere».

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