Tornando a casa quella sera, Paola ebbe modo di pensare; camminava distrattamente per le strade della cittadina, rimuginando su tutto ciò che era accaduto durante quel pazzo pomeriggio. Ripensò al bacio con Mattia, tanto dolce quanto passionale; pensò al petto nudo del ragazzo contro di sé; ricordò il sapore che avevano le sue labbra; al suo profumo di tabacco e dopobarba, così inebriante...
Calciò via un sasso dal suo cammino.
Non si erano più baciati, né sfiorati.
Avevano incrociato una Sabrina furiosa sul pianerottolo, e Mattia le aveva lasciato andare la mano all'improvviso. Erano tornati tutti in piscina, dove Davide era intento a preparare una merenda (molto più simile ad una cena) per tutti.
Non si era nemmeno offerto di riaccompagnarla a casa. Forse si era pentito. Eppure il bacio era stata l'esperienza più emozionante della sua vita. Era così entusiasta.
«Mamma, papà, sono a casa!»
Non ottenne risposta; si chiuse la porta d'ingresso alle spalle e poggiò lo zaino in fianco all'appendiabiti.
Sospirò e si diresse in cucina, ma anche quella era deserta.
Aggrott òle sopracciglia e salì al piano superiore; entrò in camera con l'intento di prendere il cordless e chiamare sua madre per chiedere dove si fossero cacciati, ma non appena aprì la porta bianca venne investita da una furia rossa.
«Ma che...?»
«Aaaah Paola! Sono felicissima di vederti!»
Prima di mettere a fuoco la persona di fronte a sé, Poli venne stritolata in un abbraccio massacrante. Con le lacrime agli occhi, si districò dalle braccia della ragazza e ne osservò il viso.
«Eleonora?!» esclamò incredula.
La cugina annuì, i ricci rosso sangue che rimbalzavano.
«Che diavolo ci fai qui?» chiese Paola, non riuscendo a trattenere un sorriso.
«Wow, be', gran bel modo di dimostrare quanto ti faccia piacere avermi in casa tua» borbottò l'altra, fingendosi offesa.
«Sii seria per una volta! Che ci fai qui?»
Eleonora Marotta era figlia del fratello di Stefano, padre di Paola. Viveva a Milano con i genitori, e l'ultima volta che si erano viste era stato il Natale di due anni prima.
«Sto facendo quel giro» annunciò Eleonora, eccitata.
«Quel giro?!»
Paola era sbalordita. Ricordava l'e-mail che la cugina le aveva inviato l'anno precedente, dove le giurava che, non appena finito il college, sarebbe partita per un giro del mondo in grande stile.
La rossa annuì, entusiasta. «Sono stata in Spagna e Francia durante l'estate. Sono passata a salutarti prima di andare in Germania» le spiegò.
«E di grazia, posso sapere perché non mi hai detto niente?»
«Perché volevo farti una sorpresa!»
«E Davide?»
Davide era il ragazzo di Eleonora dal terzo anno di liceo. La loro storia sembrava fatta d'acciaio.
«Mi sta aspettando a Fiumicino».
«All'aeroporto? Ma... quando parti?»
Eleonora diede un'occhiata all'orologio che portava al polso. «Tra due ore. Davide è lì con dei nostri amici che partono per l'Amazzonia».
«Sono felice per te, Ele, davvero. È grandioso» sorrise Paola.
La cugina si buttò sul letto, esausta. «E tu che mi racconti, cuginetta?»
Arrossendo, la ragazza guardò il pavimento. Esitò qualche istante. «Be', oggi ho dato il mio primo bacio».
Eleonora si alzò con un movimento repentino, balzando in piedi.
«Che?»
Paola annuì, ridendo.
«A chi?»
Alzò gli occhi al cielo. «Al cane che non ho. Secondo te a chi? Ad un ragazzo, no?»
«Oh, ma davvero? E come si chiama? Com'è?»
L'altra si prese qualche secondo per rispondere. «Mattia è... bello, intelligente e dolce. Fino a tre giorni fa lo conoscevo come "bello,stronzo e stupido". E inv-»
«Eeeehi, ferma. Mi stai dicendo che l'hai conosciuto tre giorni fa e hai già stretto amicizia con le sue tonsille?»
Paola ridacchiò e si sedette alla scrivania, accendendo il computer.
«Frequentala mia scuola da cinque anni, ha un anno in più di me... l'hanno bocciato l'anno scorso» aggiunse, notando l'espressione interrogativa della cugina. «E diciamo che le voci sul suo conto lo hanno sempre descritto come un puttaniere, antipatico, senza alcun rispetto per le donne...»
«Mi congratulo, Paola. Ti sei scelta proprio un bell'elemento».
«Non lo conosci» disse subito l'altra.
Eleonora alzò un sopracciglio. «Lo conosci da tre giorni. Non anni. Giorni».
«Fidati» insisté Poli. «Con me è... perfetto».
La rossa sospirò, per nulla convinta. «Dicevi che è bello?»
L'altra annuì con forza. «Te lo faccio vedere» disse poi, inserendo la password di Facebook. «Hai idea di dove siano i miei?» chiese, mentre pigiava i tasti.
«Sono a fare la spesa, c'era un post-it sul frigorifero».
«Non l'ho visto».
«Colpa mia, mi serviva qualcosa per buttare la cicca» disse Eleonora con espressione colpevole.
Paola sorrise e digitò "Mattia Bellegrandi" sulla barra di ricerca del social network.
Cliccò sul primo risultato e aprì l'immagine del profilo, che ritraeva un Mattia intento a fumare, appoggiato al davanzale di una finestra, un bicchiere di vodka al suo fianco.
La rossa fece una smorfia. «Non vedo bene la faccia. Però beve e fuma, si va di bene in meglio!»
L'altra la ignorò e passò alla foto successiva.
Il moro era seduto su una sedia e parlava al telefono, mentre sorrideva all'obbiettivo. Era mozzafiato.
Eleonora rimasein silenzio.
«Cazzo» sputò alla fine. «Okay, hai tutta la mia comprensione».
Paola annuì e rise, uscendo dalle foto del profilo. Ma qualcos'altro catturò la sua attenzione: cliccò su una delle altre foto presenti sulla bacheca di Bellegrandi.
C'erano tutti: Mattia, Gabriele, Cristian, Davide e Giorgio, quest'ultimo abbracciato a Francesca. Era una foto di due anni prima. Mattia teneva per la vita una ragazza bionda fasciata da uno striminzito abitino verde menta. Nella foto successiva, di pochi giorni più vecchia, Bellegrandi era sul divanetto di qualche locale. Non sembrava molto sobrio. Sulle sue gambe era distesa una ragazza con la gonna che le copriva a fatica le mutande. La mano del moro era appoggiata su uno dei seni della giovane. Tra i commenti a lato, Paola ne vide uno di Cristian che recitava "Sei il solito... io questa parte me l'ero persa".
Ignorando il nodo allo stomaco, scorse le foto. Uno schiuma party. Mattia avvinghiato ad una ragazza in bikini, sotto alle luci colorate della discoteca. Altra foto. Mattia palesemente ubriaco che infilava la lingua in bocca ad una mora. Mattia per mano con una. Mattia con la mano sul sedere di una. Mattia con tre bicchieri vuoti davanti al viso e un'espressione vacua. Mattia mentre usciva dal bagno di un locale e si riallacciava la cintura dei pantaloni.
Paola si sentì nauseata; chiuse la finestra cliccando sulla x rossa in alto e spense frettolosamente il pc, evitando lo sguardo della cugina.
«Mi dispiace» mormorò quella.
Lei scosse il capo. «Almeno so che le voci che giravano sul suo conto non erano false».
Rimasero in silenzio per qualche istante.
La suoneria del telefono di Paola le fece sobbalzare entrambe.
Un messaggio.
La ragazza afferrò il cellulare.
Visto che non ti sei mai decisa a chiamarmi, ho dovuto chiedere il numero a Sabrina. A dire la verità ho dovuto ricattarla. Volevo dirti che sono stato benissimo con te oggi.
Mattia
Paola deglutì.
Eleonora sbirciò da sopra la sua spalla. «Non rispondergli» le intimò poi,disgustata.
«Certo che gli rispondo» protestò l'altra, ma la rossa l'afferrò per le spalle.
«Ehi, io ti voglio bene. E non sono più una ragazzina in preda agli ormoni invidiosa di tutti e incazzata col mondo intero. Te lo dico spassionatamente: lascia perdere i tipi come questo qui. Sei giovane, ingenua forse. Non voglio che tu soffra. Perché sappiamo entrambe che uno così ti farà soffrire. È sicuro al novantanove per cento».
«Lo sta già facendo» mormorò Paola, lanciando un'occhiata mesta allo schermo nero del computer.
«Appunto. Lascia stare. Non te ne pentirai».
L'altra annuì. Ma dentro si sentiva morire.
Le sembrava troppo bello per essere vero. Era semplicemente ridicolo che un ragazzo bello e popolare come Mattia Bellegrandi scegliesse l'insignificante Paola Marotta. Sicuramente voleva aggiungere un altro nome alla sua lista.
«Andiamo di sotto, aiutami ad apparecchiare» disse tetra.
«Ci vediamo presto».
«Sicura che non vuoi qualcosa da portare via per il viaggio? Cibo, da bere, qualche rivista...? Oppure un libr-»
«Zia davvero, sono più che a posto. E poi sicuramente Davide avrà fatto rifornimento di ogni cosa» sorrise Eleonora riconoscente.
Giorgia sorrise alla nipote e annuì. Poi l'abbracciò.
«È stato bellissimo vederti tesoro. Torna appena puoi».
«Prima di tornare a Milano passo di sicuro».
Anche Stefano l'abbracciò.
Paola l'aspettava sul vialetto di casa.
Quando la cugina la raggiunse la squadrò.
«Sicura che non ti taglierai le vene per il disgraziato?»
Paola sorrise senza entusiasmo. «Puoi partire tranquilla. Se decido di suicidarmi ti avverto prima, giuro».
«Guarda il lato positivo: non avevate ancora iniziato niente di serio».
Perché a Paola sembrava la cosa peggiore?
Si sforzò di annuire. Abbracciò la rossa, per non farle vedere i suoi occhi lucidi.
«Fa' buon viaggio. E divertiti» le sussurrò.
Eleonora ricambiò la stretta. Si staccò dalla cugina, uscendo dal cancello dalla casa. Il tassista prese la valigia e la caricò nel baule del taxi; poi salì al posto di guida.
«Salutami Davide».
L'altra annuì sorridendo e entrò nell'auto.
Paola sventolò la mano in segno di saluto fino a quando la macchina non scomparì oltre l'angolo della strada.
Intanto le lacrime, che aveva trattenuto per tutto quel tempo, minacciavano di scendere.
Quando rientrò in casa, la madre la osservò e commentò intenerita: «La rivedremo presto tesoro, non essere triste».
Paola non riuscì a dire niente, così si limitò ad annuire.
Più tardi, nel suo letto, si sfogò, lasciando che le lacrime le rigassero le guance esattamente come le gocce di pioggia stavano facendo sul vetro della finestra.
«Potevi dirmelo!»
«Di cosa diavolo stai parlando?»
«Del bacio con Bellegrandi! Allora? È stato bello?»
«Come diavolo fai a saperlo?»
«Ho sentito mio fratello che ne parlava con Mattia al telefono».
Poli alzò gli occhi dal contenuto del suo armadietto. «Ne stavano parlando al telefono?»
Sabrina annuì, spazientita. «Sì, Cristian gli ha chiesto "hai baciato Poli?", tutto stupito. Non so cosa gli abbia risposto quell'altro, ma poi mio fratello ha detto qualcosa tipo "addirittura?". Hai fatto la maiala?» le chiese sospettosa.
Paola si strozzò con la sua stessa saliva.
«Eh?»
«Che ne so, Cristian sembrava stupito» si difese l'altra. «Magari ti sei liberata dei tuoi freni inibitori».
«Io no. Tu piuttosto» la inchiodò, trionfante. «Sai, ieri ho notato che ad un certo punto, sia Gabriele che te siete spariti. E quando io e Mattia» la voce le tremò, «ti abbiamo incontrata, eri piuttosto arrabbiata. Che è successo?»
L'altra rimase impassibile. «Eravamo in camera mia, dovevo dargli una cosa,e lui mi ha fatta incazzare. Sia lui che Giorgio» spiegò semplicemente.
Paola sapeva che l'amica stava mentendo spudoratamente, eppure le invidiò la tranquillità che ostentava. Lei non ne sarebbe mai stata capace.
«Buongiorno!» esclamò una voce alle loro spalle.
Quando si voltarono e videro Gabriele, Sabrina lo prese per il bavero della giacca e lo trascinò nell'aula vuota più vicina.
Paola se ne accorse a malapena, perché i suoi occhi erano puntati sul ragazzo che aveva di fronte.
«Ciao» la salutò Mattia.
«Ciao» disse lei, distaccata.
Distaccata! Cavolo,migliorava a vista d'occhio!
«Tutto bene?» chiese lui, cauto.
«Sì grazie. E tu?»
«Bene...» sembrava confuso. «Ehm... non ti è arrivato il messaggio?»
Paola sentì il cuore mancare un battito.
«Sì, ma ieri è venuta a trovarmi mia cugina da Milano e non ho praticamente guardato il telefono».
Era così fiera del suo tono freddo che si sarebbe messa a saltare di gioia.
La campanella trillò violentemente, e tutti nelle vicinanze sciamarono verso le loro classi.
«Devo andare» disse Paola, congedandosi.
Lui rimase in mezzo al corridoio, inebetito.
«Mi farà impazzire, vedrai» borbottò Mattia mentre si sedeva al tavolo della mensa.
«Non parlarmene» sibilò Gabriele, di fronte a lui.
«Te la sei scopata ancora?»
«Settima volta in cinque settimane. E lei continua a dire che sono pessimo a letto».
Mattia rise senza allegria.
«E tu con la Marotta? Nessun altro bacio a parte quello di ieri?»
«No!» esclamò l'altro, frustrato. «Oggi ha fatto fatica a parlarmi insieme. Come se le avessi ucciso il cane. Forse peggio. Non capisco».
«Non è che hai allungato troppo le mani?»
«No, no».
«Non ha mica il ciclo? Sarà per quello» gli ricordò Gabriele.
«Dici?»
«Sì, vedrai. Vorrei poter dire la stessa cosa per Sabrina. Si è incazzata come una iena ieri, e oggi mi ha preso da parte per dirmi che questa storia deve finire. Poi però mi mangia con gli occhi. Bah».
L'altro ridacchiò. «Tu fa' solo in modo che Cristian non lo scopra».
«Si può sapere perché sei così arrabbiata?»
Sabrina sospirò, gettando un pezzo di pane nel vassoio nero.
«Ti sembrerà stupido ma... sono stanca di dire palle a Cristian».
«Si è accorto di qualcosa?»
«Non lo so... ma non so per quanto ancora crederà al fatto che sono vergine».
«Cioè lui non sa che tu hai già...?»
«Be', no. Mi avrebbe di sicuro chiesto "con chi?". Non potevo dirgli che ho perso la verginità con uno dei suoi migliori amici».
Paola per poco non sputò il purè di patate sul tavolo.
«Tu l'hai fatto per la prima volta con Gabriele?»
L'altra annuì. «A giugno. Durante una festa. La cosa peggiore è che eravamo entrambi sobri. Nessuno lo sa. Che ero vergine, intendo. E neanche che eravamo sani».
Poli sorrise. «Ma ne sei innamorata?»
Sabrina la fissò con gli occhi sbarrati per qualche istante; poi cominciò a sussurrare parolacce una dopo l'altra. «Ma cosa cazzo ti salta in mente? Innamorata? Di... Tufi?!»
Paola alzò le spalle. «Chiedevo solo» disse, sulla difensiva.
«Be', non chiederlo mai più» borbottò. «Tu, piuttosto. Con Bellegrandi. Si può sapere perché non hai cercato di convincermi a pranzare insieme a loro?» chiese, indicando con un cenno del capo i due, seduti qualche tavolo più in là. Sembravano molto impegnati in una fitta conversazione.
«Io... credo di essermi pentita».
«Ti prego, dimmi che ho capito male».
Non volendo scatenare un'altra reazione violenta da parte dell'amica, Poli si affrettò a spiegare.
«Ieri ero sul suo profilo di Facebook. E ho guardato un po' di foto».
Sabrina smise di mangiare e la guardò. «So già cosa stai per dirmi. Ma quelle sono foto vecchie. Di almeno due anni».
«Non cambia niente...»
«Sì invece. Mattia è cambiato» disse la mora, risoluta. «Senti, io non farò l'avvocato del diavolo, ma sappi che sono sincera. Mattia non è più quel ragazzo. Non va più con chiunque».
«Però ci andava» ribatté Poli, ferita.
«Sì ma... senti, non spetta a me spiegartelo, anche perché non so così bene la storia. Se vuole, e penso che lo farà, sarà lui a raccontarti tutto».
«Si tratta di qualcosa di brutto?»
«No, nessuna tragedia. Solo... un cambio di prospettiva, o almeno credo si tratti di questo. Ma davvero, non sono la persona più adatta. Forse Cristian. O Davide. Sono quelli che sanno proprio tutto. Ma anche gli altri sono piuttosto informati» sibilò, fissando il bruno.
Paola si sentiva un pochino più tranquilla.
Sapeva di potersi fidare di Sabrina. Tuttavia quelle foto erano stampate nella sua mente; in ogni foto Mattia era con una ragazza diversa. Faceva male.
«Abbiamo ginnastica ora, vero?»
«Già» ringhiò la mora. «Un gran bel modo per vomitare tutto».
Si alzarono dalle sedie nere di plastica, trascinandosi verso la palestra.
Paola poté sentire lo sguardo bollente del moro sulla nuca fino a quando non uscirono dalla mensa.
Ciao ragaaazze!
Volevo ringraziarvi per i bei commenti e tutte le stelline che lasciate a questa storia, ve ne sono super-iper-grata.
Inoltre, volevo dirvi: sono tentata dal pubblicare una nuova storia su Mattia e Paola, che dite la volete!?
Grazie ancora per i commenti!!
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L'amore è qua
Romance«Un bacio sulla guancia» era disgustato. «Di nuovo». «Sta’ zitto Gabri. Sto cercando di seguire». Il bruno non si arrese, e prese il gomito dell’amico, facendolo distrarre nuovamente. «Voglio seguire questa fottuta lezione, Gabriele. Lasciami in pac...