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Andrea ha provato a scrivermi in questi giorni, ma sono stata io a non rispondere. Non voglio essere scortese, ma mi rendo conto che la situazione non può più andare avanti in questo modo.

È diventato ormai abbastanza palese il fatto che, anche se brutto da dire, è solo un bel passatempo. Mi piacere ricevere le sue attenzioni, sarei ipocrita a dire il contrario.

Ma non sento che tra me e lui ci sia quella scintilla di cui tutti parlano.

Mentre corro per arrivare a lavoro, anche questa volta in ritardo, mi scontro con qualcuno nel tragitto.

"Cazzo, scusa." Impreco raccogliendo tutti i fogli e quaderni caduti a terra.

"Figurati, non fa niente." Sento dire questa ragazza, mentre si china insieme a me per raccogliere ciò che le ho fatto cadere.

"Ti offrirei un caffè per farmi perdonare, ma rischio di fare tardi a lavoro." Dico ridacchiando nervosamente. "Comunque io sono Aurora."

"Piacere, Elisa." Mi sorride. "Se vuoi possiamo prenderlo quando hai finito."

La sua domanda mi lascia leggermente interdetta. Fosse la buona volta che faccio amicizia con una ragazza?

Spero non si riveli come Cecilia...

"Lavoro in palestra." La indico con il dito proprio perché si trova dietro l'angolo.

Lei si mette a ridere e non capisco il motivo.

"Carlo è mio zio. Sono contenta che abbia deciso di non affaticarsi, e lasciare il lavoro a qualcuno." Sorride.

"Allora a dopo." La saluto con la mano, e una volta di spalle accenno una risatina. Non poteva capitarmi una coincidenza più strana di questa.

Non solo ho fatto saltare in aria i fogli ad una sconosciuta, ma è anche la nipote del mio capo.

Prendo il telefono e noto di aver fatto ancora più tardi, così mi precipito in palestra.

Mi attende Carlo a braccia conserte vicino la scrivania, ma prima che possa dire qualcosa comincio a parlare io.

"Ho incontrato sua nipote, Elisa." Appena la nomino il suo sguardo si addolcisce.

"Doveste avere più o meno la stessa età... Quante volte le ho detto di venirmi ad aiutare! Non ne vuole proprio sapere, è svogliata." Dice e si gira per andare verso l'ufficio.

Non sapevo fosse così facile evitare di essere sgridata per il ritardo, la nominerò più spesso.

Perdo il mio tempo a lavoro, giocherellando con la matita e scarabocchiando sul foglio. A differenza di altri giorni, è stata una giornata abbastanza lenta, non sono venute molte persone.

Poco prima di chiudere, si presenta di nuovo Elisa davanti la porta. Mi saluta scuotendo la mano.

Allora non lo diceva tanto per cortesia.

Raccolgo le mie cose ed esco.

"Ciao di nuovo."

"Ti ho usata come scusa per giustificare il mio ritardo oggi." Dico ridendo.

"Ma figurati, non c'è problema." Dice con un sorriso. "Zio non ti direbbe mai niente, sembra scontroso ma in realtà è un angelo."

"È un angelo già perché sta tollerando il ritardo che sto facendo in questi giorni."

Cominciamo a camminare, e penso che mi stia indirizzando verso un bar nelle vicinanze.

"Tu sei di qui?" Mi domanda.

"Sono nata a Genova, ma sono stata a Milano per parecchi anni."

"Io sono tornata da poco, ho studiato un anno all'estero."

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